Scorrendo i commenti sui social che hanno come autrice Monica Cirinnà non è raro trovare delle risposte dure, al limite dello sberleffo, quando non dell’insulto. Ma stavolta la senatrice del Pd si è superata: rispondendo a un utente Facebook che aveva scritto “avete rotto il cazzo #noddlzan”, la battagliera femminista (o qualche componente del suo staff a cui lei ha dato in mano il proprio account: poco cambia, il nome è il suo) ha scritto “Si è rotto? Ops! Tanto non se ne accorgerà nessuno”. Lo screenshot (rispetto al quale abbiamo oscurato il nome e il volto del malcapitato) è stato pubblicato da Nonleggerlo, che per l’Espresso raccoglie le dichiarazioni più bizzarre dei politici, con la didascalia “Signora senatrice!”
“Sono per la libertà di pensiero e di parola. Discuto di tutto con tutti ma blocco subito i troll e chi insulta”, si legge sul profilo Twitter di Cirinnà. Forse la senatrice, al cui cognome è legata la legge che ha regolamentato le unioni civili ma che soprattutto ha coniato lo slogan “Dio, patria, famiglia: che vita de merda”, farebbe bene a cominciare a guardare in casa propria. Qui non siamo moralisti e siamo per la tutela di ogni forma di espressione anche irriguardosa, ma si fatica a cogliere in un commento del genere lo spirito del ddl Zan, di cui l’esponente del Pd è tra i massimi sostenitori. Tanto più considerando che, nella propria descrizione di sé su Facebook, l’utente preso di mira si è premurato di scrivere “Sono molto suscettibile”.
Il commento è stato salutato da reazioni di approvazione, con una scarica di pollicioni, risate e cuori, ma cosa sarebbe successo se un parlamentare o un uomo qualunque avesse discettato sulla scarsa frequentazione delle parti intime di una donna, di un gay o di una persona trans? Qui si potrebbe parlare di caso di discriminazione di un (presunto) incel, ossia (come scoperto da Massimiliano Parente, tacciato di essere incel da Michela Murgia) sostanzialmente di uno che non scopa perché nessuna gliela dà. I maschi che a causa del proprio aspetto fisico o di altri problemi faticano a trovare partner sessuali sono tutelati dal ddl Zan? Potrebbero esserlo, visto che la proposta parla di tutelare da atti discriminatori per motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”. Serve un emendamento? O non interessano a nessuno?
In passato alla Cirinnà era già stato chiesto conto di sue affermazioni, a cominciare dal famigerato cartello “Dio, patria, famiglia: che vita de merda” che aveva in mano in occasione di un 8 marzo al Circo Massimo. Fra le critiche anche quella di Enrico Mentana, che aveva parlato di “cartello fesso”, anche se lei non aveva fatto marcia indietro: “Non sono per niente pentita. Quello – aveva commentato – è un motto fascista, è la rappresentazione plastica di «Una giornata particolare» di Ettore Scola, con la visione della donna chiusa in casa. Nel contesto di quella manifestazione, e in questi tempi in cui in Parlamento ci sono oscurantisti, mi sembrava perfetto rivendicare un grido di libertà”.
Successivamente in molti l’avevano schernita sempre in relazione al cartello alla notizia che suo fratello era stato arrestato (con l’accusa di riciclaggio) nell’ambito della maxioperazione chiamata proprio “Affari di famiglia” coordinata dalla Dda di Roma.
Altre critiche erano arrivate per un apparente capovolgimento dei valori fondanti dell'esponente dem quando durante la pandemia la Cirinnà aveva scritto “Io resto a casa per amore del Paese, della famiglia”.
Mancava giusto Dio, anche se pure su questo punto la senatrice sembra essersi almeno un po’ ammorbidita: “Leggeremo le osservazioni della Santa Sede con rispetto”, ha scritto Cirinnà dopo l’intervento a gamba tesa del Vaticano sul ddl Zan.
Ora ci starebbe bene un ripensamento anche nei confronti dei poveri incel. Il Parlamento tenga in considerazione anche i loro miseri cazzi. Che siano rotti o meno.