“Non è cancel culture ma...” is the new “non sono omofobo ma...”, “non sono razzista ma...”. L’Inquisizione al confronto era il Cabaret Voltaire. Insomma, su Facebook, Instagram e Twitter è in corso la campagna #boicottaunsessista, con centinaia di nazifemministe che scrivono al mio editore, La Nave di Teseo, chiedendo di prendere le distanze da me e non pubblicare più i miei libri. Tutte contro uno, esprimono solidarietà, ma per cosa? Vediamo.
A lanciare la fatwa è stata il mullah Michela Murgia, quella Murgia secondo cui ogni figlio maschio è come se fosse figlio di un mafioso, quella Murgia che vuole cambiare la patria in matria, quella Murgia che non si può dire la Murgia, quella Murgia che di fronte a una mia critica alle book influencer sessiste che leggono solo libri di donne (si veda la signora Carolina Capria, profilo Instagram Lhascrittounafemmina, un nome un programma) mi dà dell’incel (pensavo fosse una marca di cellulari, poi ho scoperto che è un single a cui nessuna la dà).
Il mullah Murgia ha lanciato un appello perché chiunque (amici, editori, conoscenti, chiunque, pure il mio barista penso) si dissociasse da me e adesso si chiede la mia testa editoriale (proposta partita da un autore da Strega, tale Jonathan Bazzi, o Fazzi, o Cazzi, non ricordo). Che carino, questo linciaggio di branco parte da chi fa lezioncine antifasciste, in genere in televisione e nei salotti culturali mainstream che contano, posti che io non frequento. Cosa ho scritto per suscitare il branco di scimmie impazzite sguinzagliato dalla signora? Questo terribile tweet incriminato: “Sostituire per legge la parola patriarcale cazzo con la parola murgia: mi hai rotto la murgia, fatti la murgia tua, che murgia vuoi, che murgia dici, non hai capito una murgia, mi stai sulla murgia, succhiami la murgia, testa di murgia”.
Testa di murgia, niente al confronto di quello che può pensare un maschio nel sentirsi dire che è mafioso perché maschio, o misogino o incel, o vedersi insultare la figlia, come è capitato a me. Il branco contro uno, solidarietà alla Murgia, ma solidarietà per cosa? Sarebbe stato anni fa come esprimere solidarietà agli islamisti anziché a Salman Rushdie, lasciandolo solo contro loro. È la violenza di un vittimismo che raduna una folla contro un carnefice che non c’è.
Tra l’altro, gente che non conosce niente, non ha letto niente, figuriamoci me, ha letto solo la Murgia e risponde ai suoi comandi come galline ammaestrate, gente che, insulti a parte, mi scrive: vuoi solo farti pubblicità! Certo, ho passato la vita a scrivere opere fondamentali e mi viene detto che voglio farmi pubblicità quando attacco autori con opere insignificanti che passano la vita a farsi pubblicità, ma fatemi il piacere.
In ogni caso dove c’è un branco, io sarò sempre dall’altra parte, non ho mai avuto bisogno di squadristi, mi basto e avanzo, anche perché ho un’opera, capisco convenga a queste casalinghe frustrate dedite ai corsi di arte e letteratura boicottare un presunto misogino per non doversi confrontare con lo scrittore, si sono boicottate il cervello da sole alla nascita. Senza considerare che sono più femmina io della Murgia, di sicuro ho avuto più donne e anche più uomini di lei, l’identità sociale delle donne confligge con quella dell’identità di genere, voglio dire: io sto facendo womansplaining, bellezze. Comunque sia, care mie: boicottatemi stocazzo.