E, così, i politici hanno scoperto TikTok. O, meglio, alcuni politici, visto che Matteo Salvini già da un pezzo usa la piattaforma di intrattenimento che molti scambiano per un social e con risultati pure interessanti. Il pubblico tiktokkiano è pubblico che, come ben sa anche il sottoscritto, è molto difficile e spesso abituato a un livello di contenuto talmente basso e triviale, farcito da tette culi e bestemmie, da far impallidire una qualsiasi puntata di Uomini e Donne o dell’Isola dei Famosi che pure, per chi scrive, rappresentano uno dei punti più bassi raggiunti dall’intelligenza umana (se non che dimostrano in modo inequivocabile che Darwin, con la sua idea che di base siamo scimmie, aveva tutto sommato ragione). Certo, su TikTok ci sono anche personaggi che divulgano contenuti interessanti a un pubblico che a quei contenuti è interessato (come, anche in questo caso, sa bene il sottoscritto), ma la statistica parla chiaro: rispetto agli altri social… non è un social e soprattutto è un mondo a parte e come tale andrebbe trattato.
Gli ultimi personaggi che si sono cimentati nell’impresa sono Carlo Calenda, Enrico Letta e Silvio Berlusconi e tutti e tre meritano come minimo un cenno (Salvini no, con i suoi quasi 550mila followers e il suo stile per così dire casereccio si è perfettamente adeguato al contesto anche se, dati di visualizzazioni alla mano, nessuno dei suoi video è diventato realmente virale e la maggior parte di quel che pubblica si attesta su numeri di visualizzazioni tutto sommato bassi). Calenda, 17 mila followers e visualizzazioni ridicole per quel tipo di piattaforma, scende in campo (mi perdoni Silvio per avergli preso in prestito la metafora) con un video da Boomer che più Boomer non si può, tentando di fare il simpatico per accattivarsi il pubblico, dicendo fra le altre cose che non farà balletti, che è brutto e che non darà consigli di make up (cos’è, un tentativo maldestro di captatio benevolentiae? Di fare il simpatico con i ragazzini che mettono like alla tizia che parla in corsivo?) ma che cercherà di usare la piattaforma in modo intelligente dando consigli di cultura e parlando di politica, dimenticandosi del fatto che già moltissimi seri professionisti lo fanno, da tempo e con successo: su Tik Tok, nell’oceano di contenuti trash usa e getta, si parla anche di altro e un video di presentazione come quello di Calenda indica, come minimo, una spocchia e/o una mancanza di conoscenza del mezzo che non rappresentano certamente un buon inizio. C’è una cosa che si chiama asse diamesico della comunicazione che rappresenta le variazioni che si dovrebbero adottare a livello comunicativo rispetto al mezzo che si utilizza. E c’è una cosa che si chiama overconfidence, ovvero la convinzione di saperne più degli altri. Entrambe le cose, a quanto pare, ignote al nostro Eroe.
Che dire di Enrico Letta? Il suo Pd pubblica su twitter un annuncio che recita “da oggi il Pd è su TikTok. Grazie a Zan Alessandro per lo spiegone su…”. A parte che, al momento (faccio mea culpa per eventuali mie mancanze) non sono ancora riuscito a trovare il Pd Network su TikTok e che il profilo di Alessandro Zan ha 184 followers e una storia (quella citata appunto nel tweet di Pd network) con 696 visualizzazioni (696, vuol dire che il video promosso su twitter non è stato visto nemmeno dalle persone che ne hanno parlato) e a parte la tristezza dell’usare termini da finti giovani (spiegone? Davvero?), l’errore qui è strategico. Primo, annunciare “da oggi il Pd è su Tiktok”, settimane o mesi dopo che gli avversari su quella piattaforma già ci lavorano, implica un difetto di strategia comunicativa e sa tantissimo di rincorsa a quello che fanno gli altri, cosa che a livello di credibilità è davvero dannosa. Inoltre, sa molto di acqua alla gola: “mi mancano i voti, tento anche quella strada” (le virgolette sono mie). Infine, se proprio si sbarca su una piattaforma, sarebbe carino assicurarsi che almeno i primi video siano guardati da almeno un migliaio di persone, o che il profilo si trovi con facilità. Il risultato, anche in questo caso, è pessimo (e stupisce che nessuno queste cose gliele faccia notare).
Infine, apriti cielo, ecco Silvio Berlusconi che, biascicando a causa della veneranda età (non è ageism, biascica proprio) si piazza comunque in poche ore con 350 mila follower e un video introduttivo da oltre 2 milioni e mezzo di views. È quello che comunica meglio (chi odia Berlusconi dirà che è patetico e che non è così, ma è effetto alone: “odio lui, quindi tutto quello che fa è merda”): fa il nonno simpatico, ha un tono di voce e un piglio che almeno non sembra uscito da una catacomba e tenta, almeno, di adeguare il proprio stile al mezzo, avendo capito (pare) chi sono i suoi interlocutori. Peccato che poi caschi sul contenuto, concludendo il video con promesse elettorali espresse in politichese che, in un contesto che premia spesso chi percorre la scala di Darwin in retromarcia, lascerà sicuramente il tempo che trova. Almeno, ci ha provato.