Dodicesima puntata della rubrica curata da Roberto Alessi, giornalista e direttore del settimanale Novella 2000, che analizza per MOW le notizie e le indiscrezioni UP and DOWN che più stanno facendo discutere o che, con ogni probabilità, affolleranno siti e giornali di gossip nei prossimi giorni. Stavolta il pezzo forte sono le rivelazioni sull'effettivo stato di salute di Carlos, il figlio di Fabrizio Corona e Nina Moric per cui la madre si sta battendo da settimane via Instagram. Inoltre, un nuovo rumor sul bad boy nonché contestatissimo Vippone Alex Belli: si dice che sia bisessuale. Sarà vero? Mentre c'è chi dedica un aereo ad Adriano Panatta e Naike Rivelli sta vivendo un nuovo dramma. E poi: a quando una via intitolata a Marta Marzotto? L'accorato appello di Alessi alla città di Milano... a tutto gossip.
UP
Alex Belli: i buoni ragazzi vanno in Paradiso. Quelli cattivi dappertutto...
Lo chiamano “Mister ascolti”, se Davide Silvestri, arrivato secondo a Grande Fratello Vip è stato apprezzato per essere così bravo e per bene, ma più che un paio di intervistine non ha fatto, Alex Belli invece, con le sue chimiche artistiche tra la moglie Delia Duran (che si dice bisessuale), Soleil Sorge (lanciatissima a La Pupa e il Secchione) e Stella Starlite (che si prende il meglio da tutti, compreso Amedeo Goria) fa il pieno di share ovunque vada: da Verissimo a La Pupa e il Secchione. Ora c’è qualcuno che mi giura che è anche bisessuale: mi sembra che esagerino: quello che dice di fare basta e avanza alla grande.
DOWN
Paolo Limiti: era il più capace cui tutti devono, se lo ricorderanno?
Il 27 giugno saranno 5 anni dalla morte di Paolo Limiti. Conduttore, autore, coltissimo, a lui devono tanto, tantissimo, molte persone (da Mina a Ornella Vanoni, da Al Bano a Loretta Goggi) gli devino tanto. Aveva lavorato con Mike Bongiorno, con Gianfranco Funari e Raffaella Carrà. Mara Venier lo adorava per carattere e per la sua estrema cultura. Anch’io sono sempre stato aiutato da lui. Spero che si ricordino di lui nel primo lustro dalla sua scomparsa. Ho rinfrescato la memoria, speriamo serva.
UP
Veronica Gervaso: meglio fare la giornalista che fare Lady Confindustria
La figlia di Roberto Gervaso sta dimostrando di essere una giornalista ottima, come lo era suo padre, che scriveva con Indro Montanelli. Ora la vedo spesso la mattina condurre con piglio professionale, ma non gelido, il Tg5. Sua madre Vittoria è orgogliosa di lei come lo era suo padre. Ogni tanto incrocia mia moglie Betta perché veste Gio’ Guerreri, la sua linea. Un giorno va da lei e dice: «Mi sposo con un tuo tubino». Solo dopo ho scoperto che lo sposino era il presidente della Confindustria Carlo Bonomi. Quando si dice non tirarsela mai.
DOWN
Nina Moric: Tranquilla, Carlos mi sembra stia più che bene
Voglio bene a Nina Moric. Recentemente ha scritto frasi molto forti preoccupata per il figlio Carlos, dicendo che sta male e contro al suo ex marito Fabrizio Corona. Lui ha risposto con un video sul profilo di Carlos: «Tua madre sta facendo la matta sui social”, dice Fabrizio guardando il ragazzo. “...queste cose andrebbero discusse in casa e non nel mezzo pubblico». Non so se Nina «fa la matta», ma è vero che certe cose è meglio discuterle in casa. Un particolare: Nina ho visto Carlos per strada e mi è sembrato che stesse benissimo. Meglio così.
UP
Florinda Bolkan: 35 euro a ospite e ti sposi in un paradiso
Oggi ha 81 anni, da tempo ha smesso di fare l’attrice (ve la ricordate in Metti una sera a cena quando si buttava in un bacio a tre con Lino Capolicchio e Tony Musante?). Massimo Gargia e mi dice: «Florinda Bolkan? Non le vedo più, vive in campagna e con Anna Chigi, la principessa, ha creato da zero un business in cui si mescolano la passione per i cavalli, l’organizzazione di nozze a prezzi pop, la produzione di olio e marmellate». Prezzi pop? Sì: 35 euro a ospite e puoi sempre dire di aver festeggiato aiutato da una vera principessa.
DOWN
Arnold Schwarzenegger: per non far la fame scriveva di essere un muratore italiano
A casa trovo una foto di Arnold Schwarzenegger con Frank Columbo. Erano venuti insieme a Milano e con Arnold e Frank (mio amico) ero andato in palestra: con loro sembrano un bambino di 12 anni. Columbo mi raccontavano ridendo che quando erano arrivati in California per sfarmarsi avevano fatto un volantino con scritto: “Italiani buttano giù pareti". Perché italiani? «Perché allora i tedeschi (anche se Arnold è austriaco) non erano amati in California, mentre di una coppia di muratori italiani nessuno temeva nulla, anzi.
DOWN
Naike Rivelli: Aiutateci a reitrovare la chihuahua Tigrisc
Leggo e ripubblico, sperando che tutto si risolva al meglio. Chi scrive è Naike Rivelli supportata da sua mamma Ornella Muti: “Ieri è scomparsa la nostra piccola Tigrisc, chihuahua dì 20 anni qui tra Lerma e Castelleto D’orba in Piemonte. È malata dì cuore e molto vecchia. Se qualcuno magari l’avesse vista o raccolta da qualche parte per favore contattateci. Deve essere uscita dal cancello e non c’è ne siamo accorti. Sono distrutta. Non so se sta bene e ha bisogno della sua medicina per il suo cuoricino. Vi prego, aiutatemi a trovarla». Naike, speriamo.
UP
Adriano Panatta: ad Ascienzietto hanno dedicato un aereo
Dopo un sondaggio con i social da Ita Airways è stato dedicato un aereo ad Adriano Panatta (Ascenzietto per gli amici d’infanzia per via del padre Ascenzio). Ai followers era stato chiesto il nome di un azzurro da dare a un aereo: ed è saltato fuori il nome di Adriano Panatta (accanto anche a quello di Paolo Maldini cui è stato dedicato un altro aereo). C’è poco da dire: Panatta è rimasto nel cuore degli italiani. Dall’inizio del 2022 sono stati dedicato aerei a Pietro Mennea, a Gino Bartali e a Fausto Coppi. Ma questi sono stati i 4 nomi scelti dall’Azienda.
UP
Vittorio Feltri: Io l’ho visto piangere per un cavallo che stava male
Sono un ammiratore di Vittorio Feltri, un maestro di giornalismo e di umanità che ci onora della sua firma su Novella 2000. Ho avuto il privilegio di cenare qualche volta a casa sua e dopo cena, parlando di animali (un amore che ci accomuna) mi raccontò di quando aveva un cavallo. Poi un giorno si ammalò e lui fino all’ultimo gli era stato accanto, mettendo a fuoco, attraverso gli occhiali, quell’animale così umano, così vicino al suo cuore, dandogli l’ultima carezza in un addio. Ricordo le sue lacrime, uguali alle mie mentre sto scrivendo.
UP
Milano per la Marzotto: una via per Marta
Il primo bacio, ero un ragazzino, gliel’ho dato quarant’anni fa: «Robertino, dammi un bacio qui», mi diceva indicando la guancia un po’ rugosa e abbronzatissima. L’ultimo gliel’ho dato sulla sua bara poco prima che chiudessero l’automobile che la trasportava alla cremazione. Era il 2016.
Oggi Diamante Marzotto, figlia di Marta e di Umberto ha rilasciato un’intervista a Oggi, un settimanale con cui anni fa ho collaborato, oggi diretto da Carlo Verdelli, papà di Nina, compagna di Alessio Boni.
Diamante, parlando di sua madre, mia amica, come avete capito, per una vita, ha detto che quando stava morendo sua mamma «Ci ha voluto tutti vicini fino all’ultimo. È morta a Milano, città per cui ha fatto molto. Ci sono stilisti, pittori, artisti che senza di lei oggi non sarebbero nessuno. Volevamo seppellirla al Famedio del Monumentale ma qualcuno si è messo in mezzo e ha detto no. Ora le sue ceneri le ha mio fratello Matteo. È tempo che Milano ci ripensi».
Il Famedio è sì importante, ma Marta merita di più, merita una via. Via Marta Marzotto. Qualcuno storcerà il naso: una borghese, che meriti ha? Quel qualcuno sarà sicuramente uno snobbino superficiale. Che ha fatto Marta per meritare tanta attenzione? Ha valorizzato artisti e personalità come Alberto Moravia, Dario Bellezza, Sandro Penna, Alberto Arbasino, che ha sfamato fino a farli ingrassare. Ha aiutato stilisti come Enrico Coveri, Rocco Barocco, ha scoperto talenti come Giuliana Cella, Carla Tolomeo, ha aiutato Vittorio Sgarbi a misurarsi con una borghesia ignorante, ma desiderosa di imparare.
A un certo punto è diventata stilista proponendo le sue linee anche alla Standa, quasi per far assaporare a chi poteva di meno il piacere del voluttuoso. A casa sua incontravi registi come Lina Wertmuller con il marito scenografo Enrico Job o Sergio Corbucci con la moglie Nori. Dava da lavorare a scultori come Mario Ceroli, che le aveva realizzato una scultura nella sala da pranzo della sua villa di Cala di Volpe, a Porto Rotondo, località che se oggi è famosa nel mondo molto lo deve a lei.
Basta? Marta ha anche creato uno stile imitatissimo da tutte le signore del gran mondo, il successo dell’eccesso (titolo di un suo libro), ma solo lei riusciva a mischiare, mi spiegava, «Cose preziose a ciaffi, servizi Rosenthal a tazzine e bicchieri comprati nei mercatini dell’usato a due lire» che lei poi trasformava in vere collezioni, oggi quotatissime.
Certo, direte voi, era ricca, ricchissima, ma perché le altre ricchissime sono riamaste nell’ombra? Perché erano prive di creatività, di estro, di passione, di voglia di fare e di rischiare.
La sua fortuna più grande fu quella di innamorarsi del conte Umberto Marzotto. Lui poteva avere centinaia di bellone, ma sentì che lei lo amava follemente, ed era vero. Se ne rese conto, la sposò, e il più contento fu il suocero, che aveva capito che quella ragazzona un po’ ignorante (figlia di un casellante, che aveva fatto la mondina poi la sarta, quindi la modella) era quella giusta.
Lo fu per anni e arrivarono cinque figli. Paola, Vittorio, Diamante, Matteo e Annalisa. Annalisa si ammalò di fibrosi cistica, morì e Marta con Matteo e i figli creò l’associazione per la fibrosi, per aiutare la ricerca nel settore. E i malati come Annalisa.
Incontrò Renato Guttuso che era incinta di Matteo: era in una casa, guardò un quadro, ammirata. Lui le si avvicinò e glielo regalò. Nacque un amore, assoluto, anche se era incinta. Una relazione tormentata che andò avanti fino alla morte di lui, anche con tradimenti (lei si era anche innamorata di Lucio Magri, il politico. Comunista, ma non abbastanza per non fare all’amore con la regina della borghesia).
Poi Guttuso, che le aveva insegnato a far tesoro della sua infanzia passata a correre a piedi nudi nei prati e di cui fino a poco prima si vergognava con le amiche borghesi, si ammalò.
Le vietarono di vedere Guttuso, lei si appostava sotto casa di lui, sposato, per dargli l’ultimo saluto, cercò di abbattere una porta, scoppiò lo scandalo. In certi ambienti si fa ma non si dice e quando si dice è la fine. La mattina che Guttuso morì ero con lei, gli occhi stravolti, sostenuta dalla giornalista Anna Riva. Divorziò da Umberto Marzotto, ma continuò a tenere quel cognome, come un marchio di fabbrica, d’altra parte era più famosa lei di tutta la dinastia Marzotto messa insieme.
«Mia nonna mi ha insegnato il senso della libertà», mi ripeteva Beatrice Borromeo. Proprio per causa sua Marta litigò furiosamente con me. Litigò solo lei. Era al Baretto di Milano, con Nina Stevens, la prima moglie di Flavio Briatore. Mi chiamò per confermarmi la notizia data da Dagospia che Beatrice si sarebbe sposata con Pierre Casiraghi, il figlio di Carolina di Monaco.
Con noi giornalisti a volte è difficile parlare: vedi l’amico, dici, ma dimentichi che poi quello scrive perché è il suo lavoro. Scrissi. Venne fuori un pieno mai visto, tutti arrabbiati, la notizia doveva uscire solo dal comunicato ufficiale di Palazzo Grimaldi. Marta mi chiese di scrivere che mi ero inventato tutto. Troppo. Scrissi anche a Beatrice, ma lei non rispose mai. Mi riferivano che Marta di me diceva di tutto e il peggio di tutto. Poi purtroppo si ammalò: tumore. Non la vidi mai più.
Oggi ogni tanto incontro Matteo Marzotto, il suo figlio più piccolo, molto in gamba. Aveva solo 21 anni quando cercarono di rapire sua madre in Sardegna. L’avevo lasciata la sera prima, la mattina incontrando Monica Vitti all’edicola mi disse: «Hai saputo di Marta? Hanno cercato di rapirla, ma lei non era in casa, è già partita con Coveri per la Tunisia». Nella notte erano entrati nella villa, legarono tutti, compresa sua mamma anziana, ma lei era fuori e un vicino che aveva visto tutto chiamò la polizia.
Matteo arrivò subito, gli chiesi se avesse bisogno di aiuto con gli inquirenti, la stampa, i cronisti. Non ne aveva bisogno: era un manager nato, rimasi impressionato.
Marta era orgogliosa di Matteo, che vive ora nell’appartamento di Milano che lei aveva ristrutturato e arredato come una tenda magrebina. Quando ci vediamo, Matteo mi abbraccia. Mi piace pensare che quell’abbraccio venga anche da Marta, e spero che mi abbia perdonato. Le sono stato amico, ma ero pur sempre un maledetto giornalista. Ciao Marta, Milano ti deve una via e l’avrai. Tuo Roberto