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Il body shaming su Renato Brunetta
è il punto più "basso"
della politica italiana?

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

25 luglio 2022

Il body shaming su Renato Brunetta è il punto più "basso" della politica italiana?
Marta Fascina – compagna di Silvio Berlusconi - dà del “nano” a Brunetta, mentre Lucia Annunziata parla di “razze superiori con gli occhi azzurri”. Un capitolo – fra i peggiori di sempre - della crisi di governo, tra linguaggio, inibizione e immaturità politica

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Lucia, Lucia. Ci sei ricascata Lucia. A febbraio La Annunziata aveva detto che gli ucraini erano “centinaia di camerieri e badanti”. Bene, poi hai chiesto scusa (anche se non ti sei salvata dalla bufera social). Ora parli di “razze superiori”. Non si fa. Antefatto. La spaccatura nel centrodestra non è del tutto pacifica. Tra gli storici berlusconiani che hanno scelto di non abbandonare la barca di Draghi, ci sono Gelmini e Brunetta. Proprio quest’ultimo è stato preso in giro da Berlusconi e la sua compagna, la trentaduenne Marta Fascina. Cosa mai avranno detto? È facile intuirlo, su. Ovviamente gli han dato del nano. A Brunetta, sì, del nano. Originali, non c’è che dire. Mica potevano inventarsi che fosse uno stupido e certo non potevano attaccarlo sui contenuti (che fino a ieri erano gli stessi). Così ricorrono a un po’ di body shaming, quanto basta per confermare il cretinismo di certa politica, incantata da una falsa estetica, l’estetica del corpo (e mai dell’intelligenza, sic!).

Brunetta ne parla a «Mezz’ora in più», il programma condotto da Lucia Annunziata. In altre occasioni aveva già trattato il tema bullismo. Per esempio a «Le invasioni barbariche», come intermezzo al simpatico – si fa per dire – siparietto tra lui e Daria Bignardi (lei intervista lui senza aver letto il libro che stavano presentando, un vizietto di chi vorrebbe fare troppo senza essere Oscar Wilde o Truman Capote, che leggevano a velocità astronomiche svariati libri in un giorno). Non è tanto il “nano” il problema, dice; bensì la negazione di un’intera storia condivisa anche grazie all’affetto che sembrava reciproco. Un tradimento percepito che non ha a che fare con i motivi della scelta, ma con il rancore quasi.

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Renato Brunetta e Lucia Annunziata

Non mi sembra il caso di parlare di contrappasso, perché, per quanto Brunetta ne abbia fatte tante, qui è vittima e basta. Il problema è l’infantilismo politico di non politici di professione che hanno trovato una fonte di sostentamento e parlano tanto per parlare? In parte sì, ma non del tutto. È un problema di affiliazioni e voltagabbana, qualcosa che sa poco di politica e molto di familismo, di tribù? Ovviamente sì, ma, mi dispiace, non del tutto. Non si tratta di fermarsi all’alternativa normalizzare v. bullizzare i nani. Si tratta di smetterla di pensare all’altezza (al peso, al colore e così via) della gente. Neanche di morale, ma di senso della misura (carina questa, no? Misura, nanismo … ok la smetto). Fin dove si può spingere la critica pubblica? Il problema è lo stesso che a sinistra viene costantemente sbandierato. Se tu sei un razzista a casa tua, pazienza, ma se basi un programma elettorale o le tue dichiarazioni pubbliche sulla discriminazione per via dell’etnia o della pelle, allora sei uno stronzo. Gli ex-compagni di Brunetta (Fascina e Berlusconi in testa) sono stati stronzi.

Il body shaming sul ministro della Pubblica amministrazione è uno dei punti più bassi a cui la politica istituzionale sia arrivata. Non è il punto più basso in assoluto, perché ben accompagnato. I vaffa… grillini, le madonne salviniane, sono tutti lì sul fondo della democrazia italiana. Ma, attenzione, il fondo costituisce anche le fondamenta di ciò che viene, e da lì ogni volta ripartiamo, con vaffa… alla seconda, non una ma tre icone cristologiche nei comizi, e ai nani, oltre a dar loro dei bassi, diremo pure: brutti, grassi e puzzoni. Che politici, i bambini senza gusto seduti in Parlamento.

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Renato Brunetta, ministro della Pubblica amministrazione

Veniamo alle affermazioni di Annunziata. Con senso del pudore Brunetta parla dei continui attacchi subiti per via della sua altezza. Non sono alto, non sono bello, non sono biondo, un discorso del genere. Ma interviene la conduttrice con un complimento: “Ma ha gli occhi azzurri …”, Brunetta ringrazia. “… delle razze superiori”. Delle razze superiori. Lo riscrivo per evitare che si pensi che vi sia un errore di battitura. Delle razze superiori. Quindi gli ucraini sono badanti e camerieri, chi ha gli occhi azzurri possiede una carattere fenotipico proprio delle razze superiori. Ogni cinque mesi una, Annunziata. Cosa dobbiamo aspettarci a Natale, di vederti con un maglione con le orecchie di una renna, sotto l’albero, a cantare Eia! Eia! Eia! Alalà... al posto di Jingle Bells?

Il minimo comun denominatore di queste affermazioni sembra essere un mal celato senso di superiorità. Non necessariamente è una caratteristica esclusiva del fascismo (e noi, ad Annunziata nostra, non daremmo mai della camicia nera). Non bisogna spostarsi così tanto a destra rispetto al suo ambiente politico di riferimento. Basta tenersi lì, in quell’area di sinistra fatta di studiati che esprimono già dall’espressione insofferenza o noia. La manca degli snob. Gente che la sa sempre più lunga ed è al di sopra dei limiti civili imposti alla società. Non sta bene parlare di razza, Lucia, anche se si tratta di una battuta. Non perché non si possano fare battute, eh, ci mancherebbe. Ma perché 1) le razze non esistono e 2) la cosa più simile a una razza che il nostro senso comune abbia sotto gli occhi (le etnie, il colore della pelle, la provenienza, un insieme di questi elementi?) non suggerisce nessuna gerarchia. Perché un bifolco può sempre uscirsene con una boutade del genere, ma non una persona colta e di sinistra come te, una persona che è istruita e ha letto abbastanza da poter stare attenta a ciò che la lingua vorrebbe articolare, prima che la voce esca. Lucia, le persone del tuo calibro sono dotate della capacità di poter accogliere il consiglio più antico del mondo e metterlo in pratica: prima di parlare conta fino a dieci. Ce la puoi fare.

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