Ricevere una multa da autovelox è ormai un rito di passaggio, tipo la prima dichiarazione dei redditi o la prima volta che chiami il call center dell’Inps e resti in attesa per due ore. Ma stavolta c’è di più: quelle multe potrebbero essere illegittime, e non lo diciamo noi, lo dice la Cassazione. O meglio, lo dice e poi si contraddice nel giro di qualche riga, in un triplo salto mortale che manco alle Olimpiadi. Due sentenze, stesso giorno, stesso relatore: una afferma che se l’autovelox non è omologato, la multa è da annullare. E fin qui tutto bene. L’altra però rilancia: attenzione, per annullare la multa non basta dimostrare il difetto tecnico, serve anche una querela di falso contro chi ha firmato il verbale. Tradotto: devi portare in tribunale il vigile. È un’escalation degna di un legal thriller, ma con meno fascino e più codice della strada. Il punto è che in Italia, più della metà degli autovelox fissi — ben il 59,49 per cento secondo Open VeloX — non sono stati omologati come prevede la legge. E non perché si siano dimenticati, ma perché manca proprio il decreto ministeriale che dovrebbe stabilire le regole del gioco. Quindi i dispositivi sono approvati — cioè “funzionano, sulla carta” — ma non omologati —cioè “funzionano davvero, e lo abbiamo testato” — Ma intanto, piovono multe come coriandoli. E i Comuni incassano.

A fare le spese di questo circo legislativo sono sempre loro: i cittadini. Gente comune che magari ha superato di 8 km/h il limite su una statale deserta alle tre del pomeriggio e si ritrova a fare i conti con una burocrazia allucinante. Perché sì, volendo si può fare ricorso. Ma per annullare un verbale oggi devi dimostrare che l’autovelox non è omologato (facile), e pure che il funzionario ha detto il falso (difficile, costoso e pure antipatico). “È un aggravio sproporzionato, il cittadino paga l’inadempienza dello Stato stesso”, ha dichiarato Mauro Renna, professore all'Università Cattolica. E come dargli torto? Anche perché l’Anci, chiamata a censire gli autovelox in uso, ha risposto con dati parziali, incompleti e vaghi. Insomma, l’unica cosa certa è che le regole sono confuse, le sentenze pure, e l’unica sicurezza è che la foto con targa annessa arriverà, puntuale come l’ora legale. A questo punto, ci chiediamo quand'è che ai cittadini salirà ancora una gra voglia di Fleximan, l’uomo (o gruppo?) che armato di flessibile segava i totem degli autovelox come se fossero stuzzicadenti. All’epoca giustamente fu bollato come vandalo, simbolo dell’inciviltà. Ma ciò non significa che molti automobilisti, angosciati dal caos normativo e giudiziario, non torneranno a chiedere di lui. Se la giustizia si fa beffe di se stessa, e lo Stato impone sanzioni usando strumenti che non rispettano le regole che lui stesso ha scritto ma mai applicato, non è che l’unica vera “omologazione” rimasta sia proprio quella del malcontento generale? E chissà se da qualche parte, sotto una felpa scura e un casco da muratore, Fleximan non stia già affilando la lama del flessibile.
