Angelo Duro evasore fiscale? Potrebbe sembrare una “battuta”, di quelle poco divertenti che circolano nelle chat tra amici, ma il comico sarebbe realmente accusato di aver evaso l’Irpef per centocinquantamila euro nel 2023. “Un anno d’oro per il comico, sul piano artistico e professionale, con incassi da record e una visibilità ormai consolidata a livello nazionale” si legge nell’articolo, a firma di Giuseppe Scarpa, su La Repubblica. L’accusa, secondo quanto emerso, arriva dalla procura di Roma e sarebbe nata da un controllo amministrativo. Gli accertamenti, ora, sono stati affidati al procuratore aggiunto Stefano Pesci e l’inchiesta, secondo quanto riportato da La Repubblica, sarebbe “formalmente a carico di ignoti, ma i riflettori sono puntati sullo schema fiscale che Duro avrebbe utilizzato per i suoi guadagni”.
Ma cosa si intende per “schemi fiscali”? Secondo quanto riportato, stando alle ipotesi investigative, sarebbe iniziato tutto con l’utilizzo della partita Iva in regime forfettario. Il comico, secondo quanto ipotizzato, invece di passare, superato il limite massimo consentito per il regime forfettario, al regime ordinario, avrebbe optato per la “creazione di una società, attraverso cui continuare a incassare i compensi”. Una scelta che, come spiegato da La Repubblica, avrebbe comportato il passaggio dall’Irpef (per persone fisiche) all’Ires, prevista per le società e “meno gravosa”. Come si sarebbe poi evoluta la vicenda? Secondo gli accertamenti, la società creata dal comico avrebbe avuto il solo scopo di “ridurre il peso fiscale”. Un meccanismo che, secondo quanto riportato su La Repubblica, avrebbe permesso un risparmio d’imposta stimato in centocinquantamila euro. Adesso saranno i magistrati a dover stabilire se dietro questa operazione ci sia stata un’effettiva “intenzione evasiva” o una “gestione fiscale imprudente”.
