“Abbasso la Francia, viva Vladimir Putin". Desta grande preoccupazione in occidente il colpo di stato in Niger - il terzo Paese più povero del mondo secondo gli ultimi dati delle Nazioni Unite - che ha portato, nella giornata di mercoledì 26 luglio, alla destituzione del presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum, presidente del Partito Nigerino per la Democrazia e il Socialismo, e all’instaurazione di una giunta militare guidata dal generale Abdourahamane Tchiani, già capo delle Guardie presidenziali e nuovo uomo forte del Niger. Migliaia di persone sono scese in strada, domenica scorsa, per festeggiare il colpo di stato, marciando per le strade della capitale, Niamey, sventolando bandiere russe, inneggiando al presidente russo Vladimir Putin e intonando slogan contro la Francia. Migliaia di persone hanno manifestato davanti all'ambasciata francese. Alcune hanno tentato di entrare nell'edificio, mentre altre hanno strappato la targa con la scritta “Ambasciata francese in Niger” prima di calpestarla sull'asfalto e sostituirla con bandiere russe e nigerine.
L’ultimatum dell’Ecowas
Colpo di stato, quest’ultimo, che è stato condannato dalla comunità internazionale e dell’Unione europea, oltre che dall’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale, che hanno concesso alla giunta sette giorni per reintegrare il presidente Mohamed Bazoum. I golpisti hanno respinto l’appello: “Vogliamo ricordare ancora una volta all'Ecowas e a qualsiasi altro avventuriero la nostra ferma determinazione a difendere la nostra patria”. Per allentare le tensioni e provare a tentare di trovare una mediazione, in queste ore il capo della giunta militare del Ciad Mahamat Idriss Déby ha incontrato a Niamey i militari golpisti e il presidente deposto Mohamed Bazoum. Il presidente ciadiano ha affermato sui social che ci sono state "profonde discussioni” che si sono svolte in “un approccio fraterno”, ma non è chiaro, al momento, se quest’iniziativa possa avere qualche tipo di impatto. La giunta militare ha accusato la Francia di voler intervenire militarmente nella sua ex colonia, spiegando che Parigi “sta cercando molteplici strade per condurre un attacco aereo sul Niger”. Indipendente da Parigi dalla Francia dal 1960, la storia della Repubblica del Niger è costellata da colpi di stato e instabilità politica. Mohamed Bazoum è stato eletto presidente nell’aprile 2021, dopo essere succeduto a Mahamadou Issoufou, che fu descritto da The Economist come “uno strenuo alleato dell’Occidente”. Una vicinanza all’occidente che ora può essere messa in discussione dalla giunta militare, che sembra guardare molto più oriente, in particolare a Mosca, nel contesto di un ordine internazionale sempre più multipolare.
I motivi del colpo di stato
Come scrive Npr, gli insorti hanno dichiarato di aver rovesciato Bazoum, eletto due anni fa nel primo trasferimento di potere pacifico e democratico del Niger dopo l'indipendenza dalla Francia, poiché non era in grado di proteggere la nazione dalla crescente violenza jihadista. Il colonnello Maj Amadou Abdramane, che ha parlato a nome della giunta militare, ha citato il "deterioramento della situazione della sicurezza" e la grave situazione socio-economica. Sebbene anche il Niger abbia fatto i conti con la violenza islamista, la situazione nel Paese sembrava essere relativamente più stabile e sicura rispetto ai Paesi vicini: potrebbe trattarsi, dunque, di pretesto che fotografa uno scontro di potere all’interno dell’élite nigerina. "Tutti si chiedono perché questo colpo di Stato? Perché nessuno se lo aspettava. Non potevamo aspettarci un colpo di Stato in Niger perché non c'è una situazione sociale, politica o di sicurezza che giustifichi la presa del potere da parte dei militari”, ha dichiarato all'Associated Press il professor Amad Hassane Boubacar, docente all'Università di Niamey. L’ipotesi è che Bazoum volesse sostituire il capo della guardia presidenziale, il generale 62enne Abdourahmane Tchiani, e questo potrebbe aver provocato il golpe portato a termine dai militari.
Perché il Niger è importante (soprattutto per Parigi)
Parigi osserva con grande apprensione ciò che sta avvenendo in Niger, Paese chiave nella lotta contro l’estremismo di matrice Islamista e il suo unico alleato rimasto nella regione del Sahel. La Francia ha 1.500 soldati nel Paese che conducono operazioni congiunte con i nigerini, mentre gli Stati Uniti e altri paesi europei hanno contribuito all'addestramento delle truppe della nazione. Dopo che i manifestanti hanno vandalizzato l'ambasciata francese a Niamey, domenica il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che “non tollererà alcun attacco contro la Francia e i suoi interessi” in Niger e Parigi si vendicherà "immediatamente e senza compromessi". Parigi inoltre “sostiene anche tutte le iniziative regionali volte a ripristinare l'ordine costituzionale e il ritorno del presidente eletto Mohamed Bazoum”. "La Francia ha perso il suo più stretto alleato nella regione, l'unico ad essere stato eletto democraticamente, nel 2020", afferma Emmanuel Dupuy, capo del think tank IPSE. La Francia estrae uranio nel nord del Niger, essenziale per il funzionamento della sua vasta rete di centrali nucleari. Il deputato Sylvain Maillard, presidente del Groupe Renaissance, ha affermato che Parigi sta seguendo molto da vicino la situazione in Niger, non solo sul fronte dei diritti umani, ma anche per il suo impatto sugli interessi economici della Francia. Secondo Dupuy, al momento “gli interessi economici non sono in pericolo. La Francia continuerà a estrarre uranio dalle miniere intorno ad Agadez, e l'esercito nigerino continuerà a garantire e proteggere i convogli di uranio”. Rimane il dato politico: dal Mali a ovest al Sudan a est, un'intera fascia dell'Africa è ora gestita dai militari. Per quanto fragile, il Niger era una delle poche democrazie rimaste nella regione del Sahel: ora si teme che la nuova leadership del Niger possa allontanarsi dagli alleati occidentali - Francia e Stati Uniti in primis - e avvicinarsi alla Russia, come accaduto in Burkina Faso e Mali a seguito dei recenti colpi di stato militari. Ciò nonostante, al momento Mosca ha preso ufficialmente le distanze dal golpe, chiedendo il rilascio di Bazoum e una risoluzione pacifica della crisi. Questo a livello di dichiarazioni ufficiali, perché ciò non toglie che il colpo di stato possa aprire le porte alla Wagner, già presente e operativa nel vicino Mali.
Golpisti addestrati dagli Usa
Per quanto concerne gli Stati Uniti, la posizione di Washington è chiara: il segretario di Stato Antony Blinken ha chiesto "l'immediato ripristino dell'ordine democratico in Niger sottolineando che le relazioni commerciali il Paese africano sono legate al rilascio del presidente Mohamed Bazoum. C’è però un elemento che rischia di imbarazzare non poco la Casa Bianca: il fatto che gli Usa abbiano addestrato alcuni militari che hanno portato a termine il golpe. Come spiega The Intercept, Moussa Salaou Barmou, il capo delle forze per le operazioni speciali del Niger e uno dei leader del colpo di stato, è stato addestrato dall'esercito a stelle e strisce. "Abbiamo avuto una relazione molto lunga con gli Stati Uniti", ha detto Barmou nel 2021. "Essere in grado di lavorare insieme in questa veste è molto positivo per il Niger". Proprio il mese scorso, Barmou ha incontrato il tenente generale Jonathan Braga, il capo del comando delle operazioni speciali dell'esercito americano, presso la base aerea 201, una base di droni nella città nigeriana di Agadez, importante avamposto statunitense nell’Africa occidentale. Barmou si è formato a Fort Benning, in Georgia, e alla National Defense University di Washington: mercoledì scorso si è unito ai militari che hanno rovesciato Mohamed Bazoum.