Il 31 luglio, cioè oggi, Roberto Saviano rilancia su Twitter alcuni estratti di un articolo del New York Times uscito online il 27, in cui l’autore, David Broder, sferra un attacco frontale all’Italia di Giorgia Meloni. Secondo il giornalista della testata liberal statunitense (patentesi: liberal, in Usa, significa di sinistra nell’accezione di liberale progressista, fra Calenda e la Schlein, per capirci), il governo italiano di centrodestra starebbe minando i diritti di migranti e famiglie omogenitoriali, lottizzando la Rai e tentando di riscrivere la Costituzione (con il presidenzialismo). A preoccupare di più il giornale della Grande Mela è il tema dell’immigrazione, con il ministro Lollobrigida, cognato della premier, che ha parlato di “sostituzione etnica”, e buon ultimo l’accordo con la Tunisia, che seguirebbe la stessa teoria in cambio di soldi. La categoria giornalistica, per Broder, è sotto pressione per la carica di querele intimidatorie, e la tv di Stato sembra ormai “tele-Meloni”. Saviano introduce il tutto sottoscrivendo la paura del NYT per la “svolta autoritaria” in atto da parte dell’esecutivo di “estrema destra” della Meloni (la quale ha risposto ieri su un’altra piattaforma editoriale Usa, Fox News, che invece è di destra, lamentandosi di essere descritta oltreoceano come un “mostro”, cosa che non sarebbe visto il clima positivo dell’incontro con il presidente Joe Biden).
Niente di nuovo sotto il sole, tutto come da copione. Saviano, firma del Corriere della Sera dopo esserlo stato di Repubblica, è da sempre un contestatore feroce della destra. Attualmente, è a processo per diffamazione per aver dato anni fa della “bastarda” alla futura Presidente del Consiglio nel talk di Piazza Pulita di Corrado Formigli, nonché per aver definito il leader leghista Matteo Salvini “ministro della malavita” (una citazione colta, che già da sola rende l’elevata idea che lo scrittore campano ha di sé e del suo ruolo nel dibattito pubblico: è la stessa espressione, infatti, indirizzata più di cento anni fa dal raffinato intellettuale Gaetano Salvemini a Giovanni Giolitti, dominus della politica italiana nel primo Novecento). L’altro giorno, inoltre, si è visto cancellare un programma, Insider, già registrato, che avrebbe dovuto andare in onda in Rai nella prossima stagione. Molto, molto meno prevedibile è, di contro, il coro stramaggioritario di reazioni degli utenti, nei commenti del tweet. Pare che Saviano abbia ben pochi fan tra i propri follower. A scorrere l’elenco, di opinioni a sostegno della sua se ne contano quanto le dita di una mano. Per il resto, è un diluvio di bocciature. A parte un buon numero di insulti irriferibili e offese assortite (“stupidaggini, fregnacce, stronz…te, cazzate comuniste”), di consueti appelli a usare più produttivamente il tempo (“vai a lavorare”), e di giudizi liquidatori (“articolo delirante”), parecchi si concentrano sull’etichetta affibbiata al governo meloniano (“di estrema c’è solo la tua ossessione, fatti curare”) e ancora di più sul fatto che Saviano, minacciato dalla camorra dai tempi del romanzo che gli diede notorietà, Gomorra, abbia la scorta (“una LAUTA scorta pagata da noialtri”). A cominciare da Guido Crosetto, ministro della Difesa, scomodatosi per “ricordarlo” con apposita frase di commento, che certo non avrà mancato di lusingare il giornalista avversario.
La critica principale, però, si sofferma sulla sostanziale identità di linea politica fra il giornale americano e il quotidiano nostrano La Repubblica (che però, come sopra detto, non ospita più la penna savianesca). “Già dalla foto utilizzata, stessa di Repubblica di tempo fa, e condannata ovunque perché scelta con un infimo e ben preciso obiettivo, si capisce che l’articolo è fazioso e non va preso in alcuna considerazione”, scrive per esempio Axe. “Ma lei insiste in queste cadute di stile rovinose, a conferma della sua malafede e odio personale verso Meloni”. Altri se la prendono nello specifico con il NYT per “l’enorme fake del #Russiagate”.Lazzarus63, dal canto suo, promette di fare “una ricerca” per verificare “se Broder abbia scritto qualcosa in merito ai diritti costituzionali violati in pandemia, alle discriminazioni, alle imposizioni, ai ricatti, alle estorsioni, ai giornalisti proni a 90° che concordavano le domande...”. Charly GR, invece, ironizza sull’“autorevolezza” dell’organo di stampa “più a sinistra” d’America, aggiungendo: "Dalle parti di Central Park. (20mila al mq) fanno la fiesta e se la godono”. Amaris in fundo, per il polemista in difetto di tifoseria a favore, la sequela di accuse rivolte direttamente a lui: “secondo le tue previsioni avrebbero già dovuto esserci le camicie nere in giro per strada”, è la più pacata. Più ficcanti le osservazioni di chi, come Alen, fa presente che “la Meloni sta facendo l’esatto contrario di ciò che ha promesso in campagna elettorale”, ovvero che è “prona ai voleri di UE e USA”. O di Tony il Facinoroso, secondo cui la vera svolta è “ipercapitalista”, mentre parlare di “svolta autoritaria” è una “stronz… pazzesca”. Alla fine, a battere le mani a Saviano è una manciata di casi isolati: “BRAVO ROBERTO!”, esclama Donita. “Purtroppo è così. L’Italia in mano ai manganellari fascisti”, sentenzia Alvino Amodeo con licenza poetica. Poco altro. I più miti fra i critici, comunque, hanno lasciato emoticon di risate. Che la si pensi o no come il Saviano a corto di claque, in ogni caso non è che ci sia molto da ridere.