A parlare è l’ex Ad della holding Benetton Edizione, indagata per la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova. Gianni Mion ha vissuto la storia dall’interno. Chi meglio di lui può conoscere la verità? E sembra che le cose stessero persino peggio di quanto si era immaginato all’inizio. Non solo una cattiva progettazione, ma anche il silenzio e l’omertà di chi aveva la possibilità di fare delle scelte. Mion ne parla apertamente, riferendosi in particolare a una riunione del 2010, otto anni prima del crollo, insieme a Giovanni Castellucci (l’ad di Aspi), Riccardo Mollo (il direttore Generale), Gilbero Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e alcuni dirigenti e tecnici di Spea. “Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose 'ce la autocertifichiamo'. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”. Dopo queste frasi, Riccardo Rigacci, ex direttore del Primo tronco di Autostrade, avrebbe chiesto la sospensione dell’esame di Giani Mion e l’apertura di un’indagine nei suoi confronti.
La rivelazione di Mion non è tuttavia l’unica. L’attuale amministratore delegato di Autostrade, Roberto Tomasi, ha detto a processo: “Il livello di degrado della rete era sostanzialmente peggiore di quanto era emerso da ispezioni di Spea. Nel 2019 si era partiti con la verifica di 33 opere con due società esterne poi si è passati a 66. Ma vedendo la non omogeneità dei punteggi abbiamo esteso i controlli a tutta la rete”. Sono sempre di più le conferme di una verità che molti avrebbero preferito evitare: si sapeva. Dopo le affermazioni di Mion sono intervenuti anche il presidente del comitato vittime del ponte Morandi, Egle Possetti,: “Mi chiedo come si possa stare zitti quando si hanno tra le mani informazioni di gravità come questa e come certe persone possano dormire sonni tranquilli. Se fossi stata al suo posto e avessi saputo lo stato delle infrastrutture non sarei stata zitta e avrei fatto il diavolo a quattro e avrei anche fatto in modo che il problema emergesse. Speriamo che qualcuno paghi”.