Non è una novità, ma ora è arrivata anche in Italia. In principio fu una soluzione ideata dall’aeroporto internazionale di Dallas-Fort Worth, negli Stati Uniti, per permette di recuperare decine di migliaia litri di olio esausto dai ristoranti dell’aerostazione e nello stesso tempo di trasformarlo in carburante sostenibile per gli aerei. Dare una nuova vita all’olio delle fritture è un progetto che rientrava negli intenti della Dallas-Fort Worth per raggiungere il 100% di emissioni nette zero entro il 2030. La conversione, spiegarono funzionari dell’aeroporto, avveniva in modo efficiente, in collaborazione con la società Neste. Ma come? Molto semplice: l’olio usato dalle friggitrici dei McDonald’s e dei ristoranti delle aerostazioni viene raccolto e portato in un serbatoi di stoccaggio che l’azienda poi trasforma nel cosiddetto SAF, acronimo di “sustainable aviation fuel” (carburante per aviazione sostenibile) grazie a un processo di raffinazione. Non basta però soltanto questo tipo di carburante. E così viene aggiunto quello standard per renderlo più adatto al volo. Un metodo che alla fine consente di risparmiare l’80% di emissioni nell’ambiente.
Una tecnica simile ora viene utilizzata anche in Veneto da cinque distributori con pombe di benzina Hvolution di Eni. Si tratta del diesel green che deriva proprio da olio esausto, il medesimo delle friggitrici. Questo prodotto proviene da diversi Consorzi e multiutility d’Italia (come Veritas o Hera) che prima stoccano e poi distribuiscono alla bioraffineria di Porto Marghera. Non è un carburante adatto a tutte le auto, in particolare fino all’Euro 4, per cui prima di utilizzarlo è necessario verificarne la compatibilità con il mezzo. Il prezzo del biocarburante è un po’ più costoso, dieci centesimi maggiorato rispetto al diesel, ma è sicuramente molto più pulito.