L'estate comincia con un disastro politico e morale per la leader della sinistra italiana Elly Schlein: lei dice che il Pd è vivo, che perde perché viene da anni di mal funzionamento, che bisogna attendere e ricostruire bene per tornare ai grandi fasti. Probabilmente, non si rende conto di cosa dice e come agisce. In un periodo storico in cui c’è fame di notizie e le testate giornalistiche fanno a gara a trovare l’ago nel pagliaio, per la leader del Partito Democratico non è un momento facile. Il “suo” partito ha perso pure in Molise, dove ha ottenuto un risultato disastroso; Elly si è presentata al Gay Pride di Milano di bianco vestita, in stile suorina, forse per evitare polemiche e abbassare i toni, ma l’armocromista è sempre dietro l’angolo e lo sfottò di giornali e blog nazionali e internazionali non si è fatto attendere. Purtroppo per gli elettori di sinistra, anche ultimamente, la Schlein ha dimostrato nel modus vivendi e operandi che è lontana anni luce dai suoi elettori; tra dichiarazione senza senso e strani balli al Pride, le situazioni imbarazzanti si sono moltiplicate e il centrodestra continua la sua corsa verso un gradimento senza freni. È inutile nascondersi dietro un dito: Elly non fa simpatia neppure al suo elettorato di riferimento (che poi, qual è?) e si è scelta come collaboratori gli stessi che lo sono stati con i precedenti segretari del partito; agli occhi dei più, non è certo un’evoluzione credibile.
Di segnali positivi dall’economia, oggettivamente ne arrivano. È bastato l’annuncio della cancellazione del reddito di cittadinanza a far ripartire il Paese e mettere sotto scacco fannulloni, venditori di fumo ed elargitori di promesse e benessere. I dati sull’occupazione parlano chiaro: mai così impiegati dal 2004. Le imprese sono tornare ad assumere e investire, grazie anche alla ritornata fiducia verso un governo finalmente politico e non dettato da inciuci alla mercè di esigenze di “responsabilità” o dell’Europa. Avere un’opposizione praticamente nulla, buoni rapporti con l’Europa, riscoprire un sentimento italiano praticamente perso, tutelare i nostri interessi piuttosto che quelli dell’Ue in materia economica e alimentare, sono state situazioni di vento in poppa per il governo Meloni. Come per tutti i governi, basterebbe una legge fatta male o lo scandalo riguardante uno degli esponenti del governo (vedi caso Santanchè), per farlo crollare in poche ore, ma c’è un “ma”. La Meloni, nonostante abbia poco più di quarant’anni, di esecutivi ne ha visti passare parecchi e sa cosa far filtrare e cosa no, come tenere a bada i media e come comunicare certe scelte.
Per rimanere in politica, perché la Rai dipende solo da questa, c’è un personaggio che la scorsa settimana ha chiuso una stagione da record: Amadeus. Padre di famiglia impeccabile, marito (per lo meno davanti alla telecamera) affettuosissimo, mai un gossip o del ciarpame mediatico che lo riguardi, nell’ultimo anno è diventato l’uomo di Viale Mazzini per eccellenza. Soliti Ignoti – Il ritorno nell’access prime time di Rai1 è stato leader di fascia con il 23% di share medio e battendo il 98% delle volte Striscia la Notizia su Canale5, il Festival di Sanremo condotto per la quarta volta è stato un successo d’ascolti e di polemiche senza eguali, l’ultimo programma sempre in access prime time Affari Tuoi ha veleggiato su ottimi ascolti battendo sempre la concorrenza del Biscione, mentre l’evento speciale Italia loves Romagna è stato il programma più visto della prima serata di Rai1 lo scorso 24 giugno. Tutto questo a dimostrazione che Amadeus è un conduttore familiare, che rassicura, trasmette protezione e per il pubblico over di Rai1 è una garanzia. In più, non è certo così allineato a sinistra e in questo momento è un asso nella manica determinante.