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Il “filtro gay friendly” per
cercare casa? La trovata di Idealista
è discriminatoria, perché riduce
di otto volte la possibilità di trovarla

  • di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

3 giugno 2022

Il “filtro gay friendly” per cercare casa? La trovata di Idealista è discriminatoria, perché riduce di otto volte la possibilità di trovarla
“La libertà parte da casa” recita lo slogan della piattaforma immobiliare Idealista.it, che avrebbe voluto fornire uno strumento utile alle persone Lgbtq+ nella ricerca di una stanza in cui andare a vivere. Ma nella realtà diventa uno strumento discriminatorio, visto che riduce moltissimo la loro possibilità di scelta. E purtroppo ricorda un passato che avremmo voluto dimenticare

di Fulvio Abbate Fulvio Abbate

Se un gay cerca casa… In principio, volendo storicamente ragionare di discriminazioni, come dire, immobiliari, si ebbe modo di scorgere un cartello nella civilissima Torino, saranno stati i primi anni Sessanta. Un biglietto che per nulla falsamente, anzi, spudoratamente precisava con cortese grafia malferma che l’offerta d’affitto non prevedeva disponibilità alcuna a ospitare “i meridionali”. Addirittura altri signori, con maggiore solerzia, pare abbiano aggiunto “e ai cani”, affinché l’intento anti-empietà sociale fosse ancor più evidente: l'obiettivo contemplava di tenere fuori gli “incivili”. Tutto vero, e lo si è detto che accadeva nella rispettabile capitale di un regno già sabaudo nei giorni in cui la Fiat cercava manodopera per le sue “Seicento”; il tempo delle valigie di cartone legate con corda e spago; stigma allora sociale e quasi razziale. Quanto invece ai non meno solerti e puntigliosi nazisti, questi, immaginando la suddivisione categoriale degli internati nei propri lager, cosa altrettanto nota, accanto alla stella gialla imposta e subito cucita sugli indumenti degli ebrei, concepirono il triangolo rosa per gli omosessuali, denominati “Rosaroter” secondo la lingua segnaletica del campo di Mauthausen, e ancora, per rendere più evidente la loro attitudine da “ragionieri dello sterminio”, un triangolo marrone per gli “zingari”, e nero infine per i cosiddetti “asociali”.

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Il "filtro gay friendly" come ha segnalato la pagina Instagram Aestetica Sovietica

Questa premessa è un atto dovuto per fare un po’ di storia, meglio, offrire al lettore un piccolo prontuario di semiologia necessario a fare chiarezza circa la discriminazione voluta e, in prospettiva, come vedremo nel nostro recente caso, involontaria; frutto avvelenato di una perversa catalogazione da agenzia immobiliare post-moderna, falsa accoglienza camuffata da un brand all’apparenza virtuoso. Il caso del filtro ordito in buona fede (?) da Idealista in questo senso appare davvero esemplare, sembra rivolgersi ai potenziali affittuari, quasi dicendo loro, certamente accogliendone i timori: signori proprietari, timorati di Dio e delle amate vostre suppellettili che custodite in casa tra le piantane Ikea, sappiate d’essere liberi di decidere se ospitare o meno delle “zebre”, laddove questa immagine da bestiario è bene sia letta come metaforica: omosessuali e lesbiche percepiti e subito indicati come una categoria ulteriore, forse anche “subumana”, potenzialmente  “indesiderabile”, quasi a dividere l’umano genere sotto lo stigma dell’immoralità, quasi a dire, di più, rassicurare il già menzionato proprietario di immobile: amici, sappiate ancora che qualora non voleste accogliere nei vostri pregiati vani i potenziali profanatori del “buon costume”, sentitevi tranquilli di lasciarli fuori dall’uscio, siate sereni nel declinare la firma d’ogni possibile contratto. Insomma, “froci” e “lelle” cerchino altrove; così come le “zebre” appunto. Una narrazione, in breve, che sembra confermare l’idea moralistica e fantasmatica del mondo LGBTQ+ consegnato a una dimensione orgiastica irricevibile, infernale, demoniaca, empia; sicuro e garantito condominio di Sodoma.

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Il "filtro gay friendly" come ha segnalato la pagina Instagram Aestetica Sovietica

Viene in mente restando in tema un gustoso e insieme grottesco racconto di Alberto Arbasino contenuto nel romanzo “Fratelli d’Italia”: parlando delle “marchette” che battevano davanti al Museo dell’arma del genio in lungotevere della Vittoria a Roma, questi vengono descritti come personcine esemplari, ossia che te li puoi portare in casa senza che tocchino il tuo accappatoio o si mettano a ballare il Cha-Cha-Cha in ciabatte uscendo dalla doccia fino a lordare il pavimento di Badedas.

Paradossalmente, il filtro immaginato da Idealista, che mostra la pretesa assurda di consegnare a quel mondo ogni genere di conforto, diventa simmetrico alla già citata immagine del triangolo rosa.

E chissà se, sempre Idealista, quel contrassegno, quel “filtro gay friendly”, concepito proprio da una delle principali piattaforme di annunci online, accanto a quello “bagno privato”, “fumatori”, “aria condizionata”, “ascensori” e “bambini ammessi”, non sia stato ispirato, suggerito anche dalla storia delle due amiche lesbiche che anni addietro, in una località marina siciliana, si ritrovarono la casa interamente messa a soqquadro, devastata, dai vicini mafiosi moralmente irreprensibili che trovavano la presenza di due ragazze lesbiche assolutamente inaccettabile per la “loro” idea di pubblica decenza. A proposito: leggo che una volta flaggata la casella, gli annunci si riducono a dismisura. Senza il “filtro omosessualità”, le stanze libere disponibili a Milano sono 2228; con il filtro le possibilità calano a 279. A Roma si passa da 3.688 a 92 annunci.

Parafrasando Primo Levi, se questo è un affittuario…

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