Mantello o no è stato il mondiale di Messi, dentro e fuori dal campo. Oltre a dominare sul prato verde, il campione argentino ha primeggiato anche nelle discussioni e nelle polemiche di chi ha voluto fare le pulci ai campionati in Qatar. Dagli ingaggi per l’Arabia Saudita della Pulce ai paragoni con Maradona, Leo Messi è sulla bocca di tutti da settimane e dopo aver alzato la coppa al cielo ha finalmente ottenuto tutti i riconoscimenti che in carriera poteva sperare di ricevere. Tutti più uno, che potrebbe però rivoltarglisi contro.
Il mantello tipico dei Paesi del Golfo, il bisht, gli è stato donato dall’emiro Al-Thani al momento della premiazione, come simbolo di ricchezza e potere. Tutto questo sotto gli occhi del numero uno della Fifa Infantino. Tuttavia la scelta di indossare questo capo sopra la maglia della sua nazionale al momento della consegna della coppa, ha generato malcontento e critiche su vari fronti. Ma il problema è il fatto che il Paese ospitante voglia appropriarsi del gara anche a livello di immagine, o il fatto che il Paese in questo caso sia il Qatar?
Nella Formula 1 di casi simili non ne mancano. Basterebbe pensare alle foto di Verstappen e Ricciardo in Messico, per il Dias de los muertos, con le facce pitturate a tema e le divise del loro team. La ricorrenza è un evento tradizionale e imprescindibile alla quale si sono sottoposti ance i due campioni, senza sollevare nessuna polemica.
Poi ci sono le foto di Hamilton, si direbbe per ogni stagione. Dal cappello da cowboy indossato a Austin per la premier di Formula 1, al colbacco, non appena ci si sposta di longitudine verso il Grand Prix russo Fino ad arrivare ad Abu Dhabi, dove lo abbiamo potuto vedere completamente in abiti del luogo durante il Gulf Air Grand Prix al Circuito Sakhir. E dire che tra la Russia e la capitale degli Emirati Arabi, ci sarebbe potuto essere molto da dire. Gli esempi sono numerosi e in retrospettiva, per i critici di Messi, sembrano tutte occasioni perse. Colpa della distrazione?