Il Parlamento europeo ha preso una decisione storica: dal 2035 non verranno più vendute auto alimentate a diesel e benzina. Lo scopo è quello di incrementare la diffusione di auto elettriche. Un cambiamento epocale che però apre le porte a diverse perplessità. Il progressivo aumento in circolazione di veicoli con motori termici provocherà un alzamento del loro costo, rispetto a quello attuale. Difficilmente, nel giro di poco tempo, le auto sia elettriche che non costeranno meno di 20 mila euro. Come negli anni sessanta, all’inizio del boom economico, la macchina potrebbe tornare ad essere un bene considerato di lusso e non accessibile a tutti.
Guido Costantini, direttore di Al Volante, perplesso circa il futuro che attende il settore ha dichiarato a Libero che: “Il progresso tecnologico va perseguito. Siamo di fronte ad altro. Intanto c’è da capire se la direzione presa dalla Ue disattenda il principio di neutralità tecnologica. Se si punta solo sulle auto elettriche, vengono tagliate fuori soluzioni alternative e percorribili come i carburanti sintetici: sempre di combustibile che brucia si tratta, ma i livelli di inquinamento sono molto più bassi dei tradizionali”.
L’impatto sull’ambiente andrebbe considerato valutando tutto l’iter che riguarda la vita di un veicolo, e non solo la circolazione post costruzione: “L’auto elettrica non emette Co2, tuttavia per produrla, dalla scocca, alla piattaforma, agli interni fino alla batteria, vengono attivati processi complessi che emettono la fatidica Co2 e altre sostanze inquinanti. Alcuni studi considerano che, nonostante tutto, con un’auto elettrica anche questo ciclo completo sia inferiore in termini di Co2: resta il tema di fondo che l’auto pulita non esiste. Qui si apre un altro capitolo: quello dell’energia elettrica che ricaricherà le batterie di un’auto per farla muovere. Se questa energia è prodotta da centrali a carbone, per quanto all’avanguardia, o non da fonti rinnovabili, si torna punto e a capo. In ottica Co2, la produzione più pulita sarebbe quella del nucleare, ma qui si spalanca un ulteriore scenario controverso, che coinvolge anche lo smaltimento delle scorie: insomma, costi ambientali”.
L’auto elettrica, una volta acquistata, per poter circolare dovrà essere alimentata ad energia in uno dei punti di ricarica pubblici. Tuttavia, questi, al momento sono numericamente inferiori rispetto a quelli di cui si avrà bisogno in futuro: “Bisogna perciò fare i conti con la realtà. Non solo queste auto rischiamo di alimentarle con energia che non è del tutto pulita, ma non abbiamo neanche una rete adeguata di stazioni di ricarica pubblica. Senza contare quello che dovranno fare i privati nelle loro abitazioni. E poi, saremo legati mani e piedi ai cinesi. Sono loro che dominano il settore non solo dell’estrazione dei metalli rari e delle materie prime che servono a realizzare le batterie, ma ne sono anche i leader della prima lavorazione. Quando si parla di gigafactory, alla fine parliamo di assemblaggio, ma il grosso viene fatto a monte: cioè a Pechino e dintorni”.