Roberto, il mio fraterno amico Roberto D'Agostino, è il re del gossip? Non diciamo stupidaggini. Offensivo e riduttivo. È un giornalista di razza. Di quelli di una volta. Colto, divertente, fino alle lacrime, ironico, intelligente - andò a finire sulle pagine della defunta La Domenica del Corriere nella rubrica "I dieci più bravi" perchè conseguì tutti 10 - popolare, assai preparato - pochi sanno di musica come lui, e sanno far ballare come lui - gli anni del Titan Club di via della Meloria lo insegnano, quando scendeva nel locale accompagnato dalla prima moglie Tina e il sottoscritto, con spolverino grigio leggero, occhiali neri e una valigia di dischi da dove lui avrebbe scelto quelli della serata, i presenti capivano subito che dopo poco, come si dice ne Il gladiatore, "si scatenava l'inferno" ballando, pogando e scatenandosi - visto che, come me, è nato col rythm'n'blues, soul, funky e rock'nd'roll.
Episodi? Una vita. Tante vite. La volta che, con me, trascinò la bella e paciosa sorella Carla - stessi occhi di ghiaccio - a Fiumicino a prendere il cantante Geno Washington, gli innumerevoli concerti vissuti insieme - a Parma, a vedere Human League e Iggy Pop dal tanto ballare quasi gli venne una sincope - e le scarrozzate in macchina per Roma sulla sua 500 blu, la stessa con la quale guidavamo migliaia di tifosi scalmanati prima della finale mondiale Italia - Brasile - sul cofano grande poster di Gigi Riva - le trasmissioni radiofoniche, l'amico - Renato Fiacchini, in arte Zero - che voleva cantare a tutti i costi - se c'è riuscito ditelo voi - e la tv, i libri, quello gonfiabile per Mondadori...
Non è facile riassumere 60 anni di amicizia profonda - io lo considero il fratello che non ho avuto - ma, si, vi lascio con un'immagine da Totò e Peppino, io e lui al concerto dello Spencer Davis Group al Piper Club. Lui di San Lorenzo, io del Trionfale decidiamo di sbaragliare i pariolini. Lui si mette una pesante pelliccia della madre, santa madre, e io lo seguo con un pelliccia bianca e nera che era stata di Elizabeth Taylor mentre girava "Cleopatra" e che poi aveva regalato a mia cugina Jane che poi l'aveva donata a mia madre, santa madre. Poi, spinto da Roberto, avevo indossato stivali, acquistati in Inghilterra poche settimane prima. “Così famo cena. Nun te preocupa', 'ntanto te reggo io, e il sottoscritto zompettava reggendosi a lui”. Bei tempi. Indimenticabili. Un giorno in 50 arriviamo a piazzale Flaminio quando un signore ci fa cenno di fermarci. La sua Simca ha una gomma a terra. Roberto non se lo fa dire due volte. Il signore era Enzo Siciliano, critico e scrittore finissimo nonchè, in seguito, presidente Rai, e in macchina si sperticarono di ringraziamenti Alberto Moravia e Pierpaolo Pasolini, scrittore e poeta, e Laura Betti. Che dire? Auguri Robè per i tuoi 75, attorniato dalla dolce Anna e dal figlio, l'ingegner Rocco - non come Siffredi - e dall'Italia tutta di Dagospia, il sito che ha seppellito il “giornalismo italiano”. Auguri da “tuo fratello Paolo”. Sì, er barbone.