La copertina dell’Economist è abbastanza eloquente: “Merde!” La Francia si trova ad affrontare la fine di una crisi, quella dell’era Macron, e se ne aprirà subito un’altra. La sfiducia al governo di minoranza di Michele Barnier era prevista da tempo e ora il ministro meno longevo della Quinta Repubblica dovrà lasciare il posto alla nuova nomina di Macron, che ha detto di volere un successore entro ventiquattro ore. La sfiducia è stata votata grazie alla tregua in aula tra estrema sinistra e Rassemblement National, ma Marine Le Pen non ha risparmiato critiche a Jean-Luc Mélenchon e compagni, definendoli anzi “cheguevaristi da Carnevale”. Eppure, Marine Le Pen potrebbe somigliare a loro più di quanto non si creda. Non tanto per atteggiamenti di politica internazionale anti-atlantisti e, come scrive oggi La Stampa, rossobruni; ma anche per motivi di economia interna (questo nonostante all’ultima tornata elettorale, secondo Le Monde, il programma dell’Rn era molto simile a quello del centro repubblicano di Macron, di orientamento liberal). Si pensi al settore auto. Con le dimissioni dell’ad di Stellantis Carlos Tavares, la multinazionale leader nel settore automotive potrebbe diventare sempre più francese. E Le Pen è, nonostante alcune vicende giudiziarie in corso, tra le possibili scommesse elettorali alle prossime presidenziali. In altre parole, in Francia prima o poi marine Le Pen potrebbe davvero governare. Come si comporterebbe, allora, nei confronti dell’azienda degli Elkann?
Nel 2022 Le Pen aveva commentato lo stipendio proprio di Tavares, il fu amministratore delegato Stellantis, ai tempi di circa 66 milioni di euro (con bonus eccetera), accodandosi alle critiche di Macron che definì il compenso scandaloso: “Certo che è scioccante, lo è ancora di più quando sono gli imprenditori a mettere in difficoltà la loro azienda”. Il riferimento era alla crisi della grande ammucchiata automobilistica (Peugeot-Citroën-Fiat…), che oggi non si è attenuata e a cui fa da contorcano non più lo stipendio di Tavares ma la sua liquidazione da 100 milioni. Qual è, allora, la soluzione? Ai tempi Le Pen rispose così: “Credo che uno dei modi per attenuare queste remunerazioni sproporzionate alla vita economica, sia forse proprio quello di coinvolgere i dipendenti come azionisti”. Si tratta di una proposta di stampo socialista perfettamente coerente con altre battaglie della leader. Basti pensare alle politiche economiche sostenute nel tempo da Rn. La proposta è perfettamente in linea con l’orientamento ideologico di Le Pen, non dissimile da quello di Matteo Salvini in Italia (nonostante alcuni tentativi falliti di virare verso il campo liberale). In effetti, nel dna della nuova destra, di cui Le Pen fa parte, c’è un’attenzione particolare a misure di protezionismo economico e sovranismo anche estreme, come appunto l’acquisto da parte dello Stato di quote delle aziende dei settori strategici, così da poter gestire parte delle risorse e, contestualmente, impedire delocalizzazioni considerate sfavorevoli. Anche i punti programma 2024 di Rn riguardo all’automotive puntavano a incentivare l’autosufficienza francese nel settore, aumento investimenti (ma non sull’elettrico) e riducendo la pressione fiscale.