Come si legge su Il Sole 24 Ore, l’auto è un feticcio tutto italiano, e la mobilità privata una consuetudine radicata nella profondità della nostra tradizione, a partire dal boom economico. Oggi, tuttavia, la macchina popola le nostre città e le manda in tilt, andando a minare le fondamenta dell’agognato riconoscimento di “smart city”. Cosa rende una città smart se non la sua libertà di movimento? Il giornalista Dario Mancini, scrive che per comprendere al meglio dove siamo arrivati in questo momento, è stato condotto, nel biennio 2021-2022, e uno studio sul fenomeno del pendolarismo, delineando l’identikit dei pendolari italiani. La pandemia ha fatto sì che l’auto un prolungamento sicuro della nostra casa e, nonostante l’aumento del costo del carburante, la possibilità di affidarsi al trasporto pubblico o all’utilizzo di mezzi come bicicletta e monopattino, l’auto resta sempre il mezzo preferito dagli italiani. Infatti, l’auto è scelta dal 60% degli italiani, mentre solo il 24% utilizza i mezzi pubblici. La maggior parte spende circa 10 euro al giorno per percorrere il tragitto casa-lavoro. Qual è il problema del traffico secondo gli italiani? In base alle risposte che Il Sole 24 ore ha raccolto dall’app di navigazione, il 43% è d’accordo che la principale difficoltà sta nell’elevato numero di auto, che ogni giorno percorrono le strade del Bel Paese. Diversamente c’è chi sostiene che la problematica è dovuta dalla mancanza di infrastrutture stradali adeguate (26%), mentre il 18% vede nella mobilità poco regolamentata la principale causa del problema. Si evince che le prospettive di una mobilità intelligente, e lo sviluppo delle smart city, si scontrano con l’utilizzo privato e privilegiato dell’auto, e con delle infrastrutture inadeguate e poco regolamentate.
Il PNRR (Piano Nazionale di Riprese e Resilienza), in questo contesto, è strettamente coinvolto nel futuro delle smart city, con degli investimenti destinati all’intera mobilità smart e che riguarderanno: piani urbanistici per risollevare territori ai margini e connettere meglio gli hinterland alla città metropolitana, aumentando la qualità di vita dei loro abitanti. Ciò che ha messo a disposizione l’app per poter supportare questo processo di innovazione è il programma gratuito Waze for Cities, attivo dal 2014 e che, ad oggi, conta più di 1.000 partner globali. Il Programma si basa sullo scambio gratuito, collaborativo e bidirezionale di dati a sostegno di municipalità e aziende di trasporto a livello internazionale. È attiva la partnership con il Comune di Milano con il progetto “Mobilità 3.0”, che ha lo scopo di migliorare l’uso della rete viaria cittadina da parte di milanesi e city users. Per raggiungere il traguardo della smart city, e strizzando l’occhio anche alla mobilità elettrica, sulla mappa di Waze si trovano le colonnine di ricarica. Il progresso è tuttavia frenato dagli ingenti costi del mantenimento di una smart city a carico della comunità: a causa dei recenti avvenimenti geopolitici, e la conseguente crisi energetica che ne è scaturita, resta ancora sconosciuto l’impatto economico che subirà il settore delle auto a ricarica elettrica.