Arrivare a pesare 27 chili, perdendo la percezione del proprio corpo: è quello che è accaduto a Fabiana Negrini, una bellissima ragazza poco più che ventenne, che a soli 15 anni è caduta vittima del vortice dell’anoressia. Ci ha raccontato la sua esperienza, di come sia riuscita a sconfiggere quel mostro invisibile che ha tentato invano di distruggerle la vita, come fa ogni giorno sui social dove è divetata un punto di riferimento per tante ragazze con disturbi alimentari. Ora, rinata come una fenice dalle proprie ceneri, Fabiana sta per realizzare anche un sogno che temeva potesse non concretizzarsi mai: diventare mamma. L'abbiamo intervistata e ci ha spiegato il suo percorso per tornare a vivere.
L'anoressia, per chi ne soffre, a volte rappresenta la via da seguire per sparire, per non esserci più. È una sensazione che hai provato anche tu?
Si, è una sensazione che purtroppo ho provato, e che a volte ti accompagna anche durante il percorso di recupero. Un insieme di voci e pensieri negativi riguardo il tuo corpo che di conseguenza si riversano sul rapporto con il cibo.
Ad oggi sai dire quale sia stato il fattore scatenante che ha innescato la malattia?
Sicuramente ci è voluto tanto tempo per capirlo, e molte cose, magari inconsciamente, le sto apprendendo anche adesso che ne sono fuori. È una continua scoperta verso sé stessi, e sicuramente in questo mi ha aiutato tantissimo il percorso con lo psicologo. Per me il fattore scatenante è stata la situazione familiare che non andava, difatti i miei genitori hanno divorziato ed io ne ho sofferto molto. In quel periodo poi frequentavo un ragazzo con cui sono accaduti degli episodi che mi hanno segnata particolarmente.
Qual è stata la prima persona che si è resa conto del tuo cambiamento?
Mia madre è stata la prima a rendersi conto che qualcosa non andasse, indipendentemente dal peso o da quanto cibo mangiassi, perché a quel tempo ero ancora normopeso. Lo ha capito dal mio atteggiamento verso gli altri, e dalla mia tendenza a isolarmi sempre di più. Ha cercato fin da subito di agire ed aiutarmi.
Rifiutare il cibo è stato per te un modo inconsapevole di esprimere il dolore, attirare l'attenzione o sentirti importante per gli altri?
Sicuramente a livello inconsapevole è una richiesta d’attenzione ma anche di aiuto, che poi si esprime attraverso il corpo. Altre malattie, come magari la depressione non hanno questo aspetto, invece l’anoressia ha un lato sia mentale che fisico.
In varie occasioni hai detto che il secondo ricovero ha rappresentato per te la una rinascita. Cosa hai provato e cosa ricordi di più di quei mesi in ospedale?
È stato sicuramente un momento in cui avevo bisogno di una spintarella da parte di qualcuno, perché da sola non ce l'avrei fatta, in questo è stato molto importante il mio psicologo. Ero molto grave, non solo fisicamente ma anche dal punto di vista mentale, e allora mi sono detta: “Se sono qui un motivo ci sarà”. Da quel momento ho visto il ricovero come una seconda possibilità, iniziando a fidarmi dei medici e a seguire il percorso di ripresa seriamente, e non come feci durante il primo ricovero.
Il dover dipendere dagli altri, anche nei gesti della vita quotidiana, ti è pesato?
Si, anche perché sono sempre stata una persona piuttosto indipendente, e dover sempre chiedere, soprattutto in ospedale dove sono stata per sei mesi, mi è pesato molto. In particolar modo all’inizio, perché avevo difficoltà nel muovermi. Ho dovuto ricominciare tutto da capo, anche a camminare e a mangiare.
Qual è il sintomo della malattia che si era radicato di più in te, e che hai faticato maggiormente a superare?
Un sintomo che ho impiegato di più a superare è stato quello dell'iperattività. Ne ho sofferto veramente tantissimo, non solo durante la malattia ma anche quando ho iniziato a stare meglio. Una volta tornata a casa è stato difficile da controllare, perché per me era un qualcosa d’istantaneo e naturale, magari mangiavo e subito dopo mi alzavo perché sentivo il bisogno di muovermi. Ci è voluto del tempo ma alla fine sono riuscita a vedere lo sport come strumento per il benessere fisico, e non solo un modo per bruciare calorie.
Avvicinarti al mondo dello sport cosa ha significato?
Quando i medici mi hanno dato l'okay per poter iniziare a fare sport, ho capito che andando in palestra regolarmente non avevo più bisogno di dovermi muovere in continuazione. Di conseguenza se una sera volevo stare sdraiata sul divano ho iniziato a farlo, invece di obbligarmi a stare sempre in piedi. Scoperta questa passione per la palestra sono riuscita a farne il mio lavoro.
Hai mai avuto paura di avere una ricaduta?
Ne ho avuto paura all’inizio del percorso di recupero, nonostante io volessi combattere con tutte le mie forze e non tornare indietro. Oggi è un pensiero che non mi fa più paura, perché per tutto quello che sto costruendo è un qualcosa che non potrà mai accadere nuovamente. So con certezza che non ci ricadrò più.
Che percezione hai ora del cibo?
Ho un'alimentazione sana, mangio in modo molto intuitivo ed equilibrato senza problemi. Sono serena.
Com'è cambiata la tua vita da quando Christian, il tuo fidanzato, è entrato a farne parte?
Sicuramente in meglio, anche perché dal punto di vista dell'alimentazione mi ha aiutato tantissimo. Ci siamo conosciuti in un momento in cui stavo già meglio, ma continuavo ad essere seguita dalla nutrizionista e dallo psicologo. Rispetto ad altre persone mi ha trattato sempre come una persona normale, e non come una malata, nonostante sapesse del mio passato. Con lui ho riscoperto il piacere del cibo.
In un post sul tuo profilo Instagram hai scritto: “Al mio corpo rinato due volte che genera nuova vita”. Ti va di raccontare il momento in cui ha scoperto di essere incinta?
Ho fatto il test di gravidanza il 27 febbraio, avevo un ritardo di quattro giorni. Ovviamente io e Christian era già da un po' che fantasticavamo sull’idea di avere un bambino e costruire una famiglia insieme. Da parte mia però c’è sempre stato questo bruttissimo pensiero che, dopo lo shock che il mio corpo ha subito con la malattia non potessi restare incinta, nonostante il ritorno del ciclo dopo quattro anni di amenorrea. Invece è arrivato subito. Ho registrato il momento in cui ho fatto il test, perché se fosse stato positivo sarebbe stato un momento bello da ricordare e condividere. L’ho postato su Instagram dove ci sono tante persone mi seguono per quello che ho passato, e che magari lo stanno attraversando anche loro, così ho pensato che potesse essere motivo di conforto. Da lì poi non ho impiegato molto per realizzare la cosa, anche se dentro di me sentivo già da prima che c’era qualcosa che stesse cambiando. È iniziato un nuovo capitolo della mia vita.
Come stai vivendo i cambiamenti fisici del tuo corpo dovuti alla gravidanza?
Sto per entrare nel quinto mese e la pancia mi sta spuntando tutta adesso. Non mi sono mai vista meglio di così, anche a livello di cibo la sto vivendo davvero serenamente.
Pensi mai alla ragazza che ti sei lasciata alle spalle? Se potessi parlarle ora, cosa le diresti?
Le direi di continuare, perché, anche se è difficile, ne vale sempre la pena. Purtroppo io pensavo questo, che non valesse la pena. Invece c’è sempre qualcosa di bello, oltre la malattia c’è tutto un mondo. Non credevo che sarei riuscita a realizzare tutto quello che ho ora, avere un bambino per me significa tantissimo. Pensavo che senza la malattia io non fossi niente. Era come un'amica-nemica, una voce nella testa che mi teneva compagnia dicendomi cosa dovevo fare per farmi del male e distruggermi. Io l’associo sempre alla droga, o comunque a qualsiasi dipendenza.
Hai mai pensato di scrivere tu stessa un libro per raccontare la tua storia?
Si, ci ho pensato e provato, ma finora mi sono sempre bloccata. Sono più brava nel parlare e nell’esprimermi verbalmente che nello scrivere. Però mai dire mai.
Pensi che a volte le influencer diano un cattivo esempio?
Non particolarmente. Paragonarsi, o voler essere come le ragazze magre che si mostrano sui social è solo un’aggiunta a un disturbo che è già esistente. Per me non potrà mai essere questa la causa scatenante dell’anoressia o di altri disturbi alimentari.
Esporti sui social ti ha reso un punto di riferimento per tante ragazze che ancora soffrono di disturbi alimentari. Che consiglio ti senti di dare loro per vincere la malattia?
Direi loro di affidarsi ai dottori, perché da soli non si può vincere questa battaglia. È necessario essere controllati sia dal punto di vista della nutrizione che da quello psicologico. Ho notato su di me che quando ho iniziato ad allontanare i pensieri negativi e malsani la mente stava meglio, ed anche il corpo ha risposto. Ho iniziato a vedermi per quello che ero realmente. Essere circondati d’amore poi fa tanto. Avere una famiglia che ti capisce e che ti sta vicino aiuta veramente molto.