Nel suo ultimo articolo sul Times, Jeremy Clarkson firma un pezzo tagliente e provocatorio (ci risiamo) in cui difende, con il suo tipico sarcasmo, l’arte della truffa. Secondo lui, viviamo in un mondo che avrebbe bisogno di più inganni ben congegnati. Il giornalista ricorda così, tra le righe del Times, “i bei tempi delle truffe televisive”. Ripensa con ironia i tempi in cui la televisione era piena di programmi in cui pensionate raccontavano, tra le lacrime, di essere state raggirate da falsi personaggi. Il pubblico doveva empatizzare, ma lui – e Anne Robinson, con cui aveva progettato un programma mai nato – trovavano tutto estremamente divertente. L’idea era di creare un format per celebrare le truffe più ingegnose, “ridendo apertamente della vecchietta che aveva dato tutti i suoi soldi a un venditore turco sulla spiaggia”. Ma cosa ha fatto scattare questa enorme riflessione sulle truffe? Anche una notizia arrivata da Parigi: pare che in alcuni caffè e ristoranti, bottiglie di vino costose vengano sostituite con vino scadente – e nessuno se ne accorga. “Ovviamente”, scrive Clarkson, perché ogni uomo con la polo infilata nei pantaloni è convinto di saper distinguere un Pétrus da un Beaujolais Nouveau, ma a meno che non sia francese o sommelier, non può. Suo padre, racconta, smascherava la teatralità delle degustazioni immergendo il gomito nel bicchiere e dicendo a voce alta: “Mmmmm. Delizioso”. Poi nell'articolo si passa al mondo dell'antiquariato, arte e altre illusioni. Clarkson ammette di essere il bersaglio perfetto per i venditori di falsi antiquari: quando legge che una poltrona è dell’Ottocento, ci crede. Ma poi si chiede: come faccio a sapere che non è stata fatta ieri a Slough? Lo stesso vale per l’arte: “Guardo certi quadri e non riesco a capire se l’artista avesse talento o se abbia semplicemente vomitato sulla tela dopo una notte brava”. “Mi dicono che Turner fosse un mago con gli oli, ma l’avrei capito da solo, se nessuno ne avesse mai scritto? Ne dubito”. Continua le sue sublimi ed esilaranti critiche artistiche: “Ogni volta che disegno qualcosa finisce che sembra un cane. Anche quando dovrebbe essere una rosa”. Ma grazie a TikTok e a un po’ di marketing, immagina già i critici affascinati dal suo “genere nuovo” e i collezionisti disposti a pagare milioni per un suo quadro venduto in un hotel di Singapore. Poi ammette: “In realtà è un’idea già vista. È così che funziona l’arte, più o meno da quando qualcuno ha dipinto un pesce su una parete di caverna”.

Concludendo, Clarkson si stupisce che le truffe sui curriculum non siano più diffuse. Indignato: “La gente tende a dire la verità. Ma perché? Scrivete che avete preso un primo a Oxford e poi siete diventati marescialli. Nessuno controlla mai. Mai”. Con un ultimo affondo, l'ex conduttore di Top Gear ci va giù pianissimo, specie oggi che il mondo è appeso a un Conclave, passa alla religione: “Prendete esempio dal più grande truffatore di tutti: Gesù. Cammino sull’acqua. Mia madre era vergine e mio padre è Dio. E ora creo un’industria basata su questa roba che dura da 2000 anni. Un grande”.
