Nel maggio del 1961 John Fitzgerald Kennedy, eletto presidente degli Stati Uniti da pochi mesi, annuncia davanti al Congresso l’ambizioso obiettivo di portare un astronauta americano sulla Luna entro la fine del decennio. Un anno più tardi terrà in Texas un discorso intenso e appassionato: “Abbiamo deciso di andare sulla luna. Abbiamo deciso di andare sulla luna in questo decennio e di impegnarci anche in altre imprese, non perché sono semplici, ma perché sono ardite, perché questo obiettivo ci permetterà di organizzare e di mettere alla prova il meglio delle nostre energie e delle nostre capacità, perché accettiamo di buon grado questa sfida, non abbiamo intenzione di rimandarla e siamo determinati a vincerla, insieme a tutte le altre. Per questo motivo, ritengo che la decisione dello scorso anno di intensificare il nostro impegno nello spazio sia tra quelle più importanti prese durante il mio mandato presidenziale”. Tutto parte da qui, eppure a mano a mano che la scadenza fissata da Kennedy si avvicinava gli americani si resero conto di non essere pronti e che non ce l’avrebbero fatta. Nonostante fossero estremamente motivati dalla volontà di imporre la supremazia statunitense su quella russa, non sono riusciti a raggiungere l’obbiettivo che si erano prefissati. Quindi dovettero trovare una soluzione che potesse reggersi in piedi il più a lungo possibile, tutto pur di non perdere credibilità agli occhi del resto del mondo. Del resto lo sbarco sulla luna fu trasmesso in diretta tv e seguito da un alto numero di spettatori, e convincerli che qualcosa che credono di aver visto con i loro occhi forse è tutta una menzogna è un'impresa veramente ardua. Ed è qui che entra in scena il lavoro svolto da Massimo Mazzucco, regista, fotografo, sceneggiatore e blogger. Nell’intervista che ci ha concesso abbiamo ripercorso insieme a lui le ragioni che lo spingono a dubitare sulla veridicità dell’allunaggio. Ragioni che ha spiegato una per una nel suo film 'American Moon'. Non solo lo sbarco sulla luna, ma anche questioni di attualità, come la crisi di governo e la guerra in Ucraina.
Nel suo film ‘American Moon’ ha riunito tutte le argomentazioni contro la veridicità dell’allunaggio. Ci spiega quali sono i motivi che secondo lei hanno spinto gli americani a dire di essere arrivati sulla luna?
Hanno mentito, anche se ovviamente loro dicono di esserci andati. I motivi per cui, secondo me, hanno falsificato i viaggi lunari è perché sono arrivati al 1967 rendendosi conto che non ce l’avrebbero fatta entro la scadenza fissata da Kennedy, ovvero prima della fine del decennio, a raggiungere la luna. Quindi dal 1961, quando il presidente Kennedy fece la dichiarazione, e fino al 1967 ci hanno provato in tutti i modi. Man mano che andavano avanti i problemi continuavano a moltiplicarsi.
Che genere di problemi?
Razzi che esplodevano, il LEM che non funzionava e cortocircuiti da tutte le parti. A quel punto però gli americani avevano già operativi tutti i simulatori, che permettevano di simulare un viaggio completo andata e ritorno sulla luna senza mai muoversi da casa. Quindi la mia opinione è che abbiano usato i simulatori dandoci delle immagini identiche a quelle che potrebbero essere scattate sulla luna.
Se il presidente Kennedy non fosse stato ucciso le cose sarebbero potute andare diversamente?
Kennedy era d’accordo come lo era Johnson subito dopo. Il programma lunare non ha a che vedere con la presidenza, era una cosa che tutti gli americani volevo riuscire a fare perché era il momento di imporre l’immagine di supremazia americana sul mondo e sulla Russia. Quindi qualunque presidente avrebbe voluto portare avanti questa operazione.
Quali sono le migliori prove secondo cui lo sbarco sulla luna è stata solo una finzione?
Dal mio punto di vista di fotografo con trent'anni d'esperienza, le prove migliori stanno nei difetti delle fotografie. L’occhio di una persona esperta capisce subito che quelle non sono foto scattate con il sole, ma con un forte faro che non riuscirà mai ad imitare la luce solare.
Quindi la sua ricerca è partita dal dubbio fotografico?
Si. Quando vidi per la prima volta tutte le foto della NASA pubblicate online nel 2000, chiamai Oliviero Toscani, il fotografo da cui avevo imparato il mestiere. Gli chiesi cosa pensava di quelle foto, e lui mi rispose: “Se le avessero fatte fare a me le avrei fatte molto meglio”. Il problema è spiegare queste prove a chi non è professionista, per questo ho realizzato un film della durata di più di tre ore, perché è l’unico modo per spiegare bene le cose a tutti.
Come per l’assassinio di Kennedy e l’11 settembre, pensa che si arriverà mai alla verità?
La verità per chi la vuole si sa, l’importante è volerla vedere. Sull’assassinio di Kennedy e l’11 settembre ormai le verità sono evidenti. Sul Corriere della Sera non pubblicheranno mai un articolo di questo genere, come la Rai non trasmetterà mai un servizio sull’argomento. Questo perché i mezzi di comunicazione sono controllati e non si può dire ufficialmente che Kennedy è stato ucciso dalla Cia e dalla mafia. Quindi la verità va cercata.
Ha scritto che la crisi di governo attualmente in corso è una ‘pietosa messinscena’. Come crede si evolverà la situazione?
Andranno avanti ancora in qualche modo, ma non fa alcuna differenza il vero problema è che il Parlamento è completamente esautorato. Se Draghi se ne vada o meno il danno ormai è stato fatto. Il vero problema è ricostruire una vera democrazia parlamentare che in questo momento non abbiamo più.
Ha pubblicato un video in cui ricostruisce ‘l’altra verità dell’Ucraina’, che non è quella che viene proposta continuamente in tv. Ci vuole raccontare la verità storica che ha portato a questo punto?
La verità è che gli americani tramite la NASA hanno provocato la Russia fino ad obbligarla a invadere l’Ucraina. Si tratta di uno schema americano che ha usato l’Ucraina come esca, per obbligare la Russia a invadere e buttarle poi addosso tutte le sanzioni di questo mondo. In questo momento quelli che si stanno lamentando di più sono gli americani che vendono il loro gas all’Europa, e che vedono la Russia spendere ogni giorno milioni di dollari per far la guerra.
Considera il vaccino, e di conseguenza il green pass, come uno strumento per ricattare la popolazione?
Vuole diventarlo. È stato proposto come arma di sicurezza, ma ha l’ambizione di diventare uno strumento di controllo. Non è stato usato il green pass per salvarci dal vaccino, ma è stato usato il vaccino per imporre il green pass e per abituarci a cosa possiamo fare o meno.