Dopo una settimana l’uomo ha rotto il silenzio, dicendo soltanto “mi rivedrete presto”. Qualcosa di grosso però dev’essere successo. Altrimenti non si spiega come Fox News abbia potuto decidere di cancellare “The Tucker Carlson tonight”, il suo programma di punta dal 2016. E licenziare all’improvviso l’omonimo conduttore, senza nemmeno un episodio di congedo. Che Carlson, durante i suoi quotidiani 60 minuti in onda, abbia diffuso complottismi, fomentato odio e spaccato l’opinione pubblica degli Stati Uniti non sarebbe di per sé un fattore: è così che il suo show ha conquistato i vertici dell’etere, fino a diventare il notiziario tv più visto del primetime. Cosa può avere spinto allora un incallito tycoon come Rupert Murdoch a rinunciare a milioni di dollari (800, secondo Cbs) e di spettatori (3,5 a serata)?
Di sicuro balzano all’occhio le tempistiche. Il 18 aprile scorso Fox ha patteggiato 787,5 milioni di dollari in favore di Dominion Voting Systems, la società accusata dalla rete di Murdoch di aver truccato le elezioni del 2020 e che per questo le aveva fatto causa: si tratta del più alto emolumento per diffamazione della storia americana, tra quelli pubblicamente resi noti. Poi, il 24 aprile, Fox congeda Carlson. È possibile che sacrificare sull’altare il problematico anchorman facesse parte degli accordi più o meno impliciti con Dominion. Ma anche il contrario: e cioè che sia stata Fox stessa a non veder l’ora di risolvere la diatriba giudiziaria per liberarsi del suo campione di ascolti. È questa la tesi sostenuta dal Washington Post.
Perché nel frattempo Carlson era diventato fuori controllo, anche per un’emittente sensazionalista e conservatrice come Fox News. In ordine sparso, nell’ultimo biennio: si è fatto beffe di Covid e vaccini, ha sminuito all’inverosimile l’assalto al Campidoglio, è fissato con la teoria della “Grande sostituzione” – secondo cui le élite politiche non farebbero altro che favorire le minoranze etniche a discapito dei bianchi americani –, chiama Zelensky “pappone ucraino”. E assicurano i colleghi – tra sessismo e razzismo Carlson ha avuto pure svariati problemi sul luogo di lavoro – “dietro le quinte è ancora peggio”. Fin qui niente di così diverso dal repertorio di Donald Trump, con cui infatti ha ottimi rapporti. Allo stesso tempo però, il conduttore è sempre stato indipendente nei suoi sermoni: se c’era da dar contro ai repubblicani, lui non si tirava indietro nemmeno lì. L’importante è scandalizzare, inorridire, fomentare il radicalismo. Ora invece Fox vira verso la prudenza, su pressione di vari esponenti del Gop che in vista del ritorno alle urne aspirano a riottenere presentabilità. E ancora non è chiaro se a correre per il partito sarà Trump o il governatore della Florida Ron DeSantis, accomunati dalle ideologie e meno dall’immagine.
Ma le ragioni definitive dell’allontanamento, sempre secondo il quotidiano della capitale, ruoterebbero attorno alle crescenti tensioni fra Carlson e patron Murdoch. Questioni personali, dicono le fonti vicine al magnate 92enne. Smentendo le voci su a una possibile cessione di Fox: se i Murdoch fossero in procinto di vendere, avrebbero blindato il loro asset più redditizio. E cioè Carlson. Che finora ha scelto di non fare chiarezza sull’accaduto. “In quali media americani si può ancora dire la verità?”, ha incalzato i suoi 6,7 milioni di follower in un video su Twitter: “Non ce ne sono più molti, ma qualcuno è rimasto”. D’altronde, la suspence non fa che aumentare gli ascolti. È la strategia di Tucker, quando in un modo o nell’altro tornerà in onda.