Abbiamo trascorso due giorni all’interno della community Telegram di maggior “successo” dedicata alla derisione e alla soppressione del femminismo nella società: “La Bibbia della misoginia”. Campagne di odio contro le donne, fra cui la scrittrice Michela Murgia, e fra i seguaci anche un politico… Ecco cosa abbiamo scoperto
“Ciao sono una donna e sono dotata di funzioni standard che applico a tutte le situazioni. Tutta la mia esistenza ruota intorno all'uso e al consumo di maschi di caste genetiche inferiori, come providers di risorse” comincia così una delle prime lettere della più grande community di Telegram in cui ho trascorso un intero weekend: "La Bibbia della misoginia". È un venerdì sera qualunque di una settimana qualunque. Apro Telegram e scopro un gruppo particolarmente numeroso, con i partecipanti che vantano di essere la comitiva più attiva della piattaforma, che si impegna a sottomettere il ruolo del femminismo nella società. A un certo punto, scorrendo tra i messaggi, mi imbatto in una gif in particolare, dedicata a un argomento altrettanto spinoso: la scomparsa della scrittrice Michela Murgia. La gif mostra una serie di ragazzi in piscina che festeggiano la notizia del decesso della Murgia, ballando allegramente tra loro. Solo lo scorso marzo Michela Murgia aveva rivelato la sua malattia, un carcinoma ai reni al quarto stadio, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono”, aveva dichiarato. Ecco, quella frase fu sconvolgente. Tornando con la mente a quelle dichiarazioni e guardando questa gif ho subito pensato: sì, è vero, Michela Murgia non c'è più. Ma, mentre i membri di questo gruppo si rallegrano per la sua scomparsa, migliaia di donne raccolgono la sua eredità e la indossano come una seconda pelle. Comunque, la gif contro Michela Murgia è solo l'inizio di tutta una serie di messaggi dedicati alla soppressione sociale, economica e fisica del sesso femminile.
Ed ecco che la lunga lettera prosegue: "Credo fermamente nell'eugenetica e nel capitalismo e ne sono la perfetta rappresentazione tridimensionale. Se qualcuno è in difficoltà lo attacco ulteriormente come fanno le iene con gli animali malati. Se invece qualcuno mi mette in difficoltà, scappo o piango automaticamente, fingendo pentimento e cercando di ispirare pietà. Ovviamente non sono capace di provare certe emozioni, ma il maschio sì e, per questo, tende a perdonarmi nonostante le mie malefatte. Tradisco ogni volta che ne ho l'occasione, per massimizzare il mio successo sessuale. Ipergamo sempre. Vivo degli sforzi altrui. Sì, sono una donna". Partiamo dal presupposto che, dietro questo genere di post, non ci sono né Jihad né Califfato. Ci sono gli Incel, ovvero uomini che odiano le donne, mascherati tuttavia da uomini "comuni". Non sono nessuno, o meglio, sono un'idea, intesa come icona creata per assumere le sembianze di un maschio alfa, sessualmente dominante (ma socialmente recessivo). La colpa del loro insuccesso con le donne sarebbe subdolamente legata alle correnti femministe, che insabbiano le "malefatte" delle donne verso gli uomini. Quello che gioca realmente un ruolo fondamentale sono la bellezza estetica e l’ipergamia. Gli Incel spesso sono quelli che "vogliono ma non possono". Vorrebbero avere rapporti sessuali con l’altro sesso, ma non possono perché si considerano sgradevoli fisicamente, e incolpano le donne di scegliere solo partner attraenti o con uno status economico superiore al loro. Immaginiamo di essere trasportati nel mondo cinematografico di Matrix, dove a un certo punto agli Incel tocca scegliere tra la pillola rossa e la pillola blu. Ecco che si lasciano alle spalle l'incantesimo e si affacciano a una realtà assuefatta da una misandria imperante. Cosa fare, allora? Come comportarsi?
Innanzitutto, organizzarsi in gruppi, per poi attaccare il "nemico femmina" dall'alto della loro personalissima apologia dello stupro. Gli Incel sono una società a sé: incarnano il modello di maschio indesiderato, ma desiderabile, sono persone sfacciatamente comuni che mangiano, bevono, dormono e lavorano. Anche se fatichiamo a distinguerli, sono tra noi (un po' come gli alieni) e appartengono al sotto-Telegram, in stile sottosopra di Stranger Things. Tutte le donne potrebbero aver incontrato un Incel, nel corso della loro vita. Potrebbe anche essere stato gentile con loro, tanto da aver pensato: "Che tipo educato". E questa è la trappola più grande nella quale, probabilmente, almeno una volta nella vita, molte donne sono cadute. Abbiamo scambiato l'educazione con la moralità e ci siamo persuasi del dovere di riconoscerla (“non essere ingrata, donna, ogni attenzione mossa nei tuoi confronti è preziosa, irripetibile”). Incuriosita da questo mondo post-apocalittico, in cui alcune sottospecie di maschi rampanti si organizzano in tribù e si tagliano i capezzoli imitando goffamente le Amazzoni, ho provato anche a scorrere tra i following della loro pagina Instagram. A un tratto mi sono ritrovata davanti un utente in particolare: un politico, consigliere comunale di Lucca. Ora, premesso che forse si sarà sbagliato (guarda un po' che strana coincidenza) a seguire una pagina dedicata alla misoginia, ma non sarebbe il caso di fare attenzione a chi si segue o non si segue, dato che stiamo parlando di un personaggio pubblico? Non sarebbe il caso di non dare adito a pagine che inneggiano al gender pay gap e agli stupri attraverso una fortissima violenza verbale? Online, da sempre, le donne subiscono un trattamento peggiore rispetto agli uomini. Parliamo di parole, rivolte a bersagli femminili, che hanno un tasso di linguaggio offensivo superiore di 1,5 volte rispetto a quelli con destinatari uomini. In buona sostanza: i messaggi rivolti alle donne sono più ingiuriosi. E un terzo degli attacchi personali diretti alle donne è esplicitamente sessista. Alla fine, dopo aver letto svariati post che diffondevano una campagna d'odio tra generi e dopo aver documentato tutto, sono uscita da quel gruppo. E meno male. Perché un weekend mi è bastato.