È il 2015, Paolo Bonolis finisce nella bufera per presunte battute sessiste pronunciate durante la serata di Expo. “Ammazza, tutta agghindata così sembri un padiglione...”, indirizzate ad Antonella Clerici nel bel mezzo di un collegamento con il Tg1. È il 2024, quasi dieci anni dopo, mitraglietta-Bonolis, che dell'ironia (anche perfida a volta), ha fatto la sua cifra stilistica, si ritrova mani e piedi nella stessa polemica per aver definito “signora” la direttrice d’orchestra Francesca Perrotta con cui ha diviso il palco in occasione della serata inaugurale di Pesaro 2024 Capitale della cultura.
Una polemica a scoppio ritardato (la serata incriminata risale al 20 gennaio), rinfocolata dal j'accuse della direttrice via social e poi ai microfoni di questo e quel giornale. Non bastasse l'annoso interrogativo se trattasi semplicemente di galanteria d'altri tempi e non mancanza di rispetto, il volto di Ciao Darwin si è lasciato andare anche a un commento politicamente scorretto, scherzando con un'orchestrale e definendola “sexy”. Tanto per intenderci, non sarebbe manco un'offesa (come espressamente spiegato qui). Sì perché sottolineare l'avvenenza di una donna ha poco a che fare con il patriarcato e la prepotenza del maschio brutto e cattivo. “Mi ha dato fastidio, ma non ho avuto la prontezza di rispondere. Era fuori luogo”, l’affondo di Perrotta. Ma Bonolis avrà tempo di esercitarsi a chiamare con il giusto epiteto musiciste e direttrici, se come si dice è in rotta verso Sanremo 2025.
Stufo dei programmi trash e ripetitivi del Biscione (allora ci ascolta?), colui che è forse il miglior conduttore sulla piazza ha infatti annunciato l'addio a Mediaset (il contratto scadrà a giugno). Sarebbe una specie di pausa di riflessione, alla ricerca di nuovi stimoli. “Non voglio condurre format di altri - spiega lui - ma programmi che invento io”. Una sola eccezione, il Festival di Sanremo. “Se dovessi prendere in considerazione l’idea, servirebbe un investimento importante e un’idea che ‘eventizzi’ la kermesse, che porti qualcosa all’Ariston che non siamo usi vedere nel corso dell’anno in tv”. Un ritorno in grande stile, quindi, altro che commiato, e tra le braccia di mamma Rai, dove già tenne il timone di Sanremo nel 2005 e nel 2009. A parlare di quest'ipotesi era stato in un primo momento Dagospia, spiegando che dietro a tale manovra ci sarebbe lo zampino di Sonia Bruganelli. “Chi vuole a tutti i costi Paolino a Sanremo? Il direttore generale meloniano Giampaolo Rossi. E non è finita qui, vi sveliamo il gancio dell'operazione: il dg ha molto stima per l'ex moglie del conduttore. Rossi e Bruganelli sono legati da due amici comuni che avrebbero favorito diversi incontri nei mesi scorsi”. Una possibilità rilanciata anche da Fiorello, che nel corso del suo programma Viva Rai2 aveva già anticipato che per il 2025 il Festival avrebbe avuto un volto non Rai. Sempre che Ama-Deus, ormai patron del Festival, non ci ripensi.