Con il passare dei giorni si concretizza sempre di più l’ipotesi che, dietro al Qatargate, si celi la mano degli Emirati Arabi Uniti, storici nemici giurati di Doha nel Golfo Persico per via di una serie di coincidenze. Una possibilità, questa, avanzata anche dai qatarini. Il presidente Mohamed bin Zayed bin Sultan Al Nahyan avrebbe lasciato libertà d’azione al fratello Tahnoun bin Zayed Mohammed Al Nahyan, consigliere della sicurezza nazionale dello stato arabo. Proprio Tahnoun, a capo dei servizi segreti di Abu Dhabi, avrebbe raccontato tutto al Belgio, dando inizio al putiferio che ha travolto il Parlamento europeo. In tempi recenti Tahnoun bin Mohammed è salito alle cronache per aver tentato un’operazione in Israele. Infatti, gli Emirati Arabi Uniti, tramite la holding Abu Dhabi ADQ Developmental, con a capo proprio il fratello del presidente, hanno tentato di acquistare una quota della prima compagnia assicurativa dello stato ebraico, il gruppo “Phoenix”, che controlla una quota importante dei fondi pensionistici di Gerusalemme. Tahnoun, a cui il fratello avrebbe dato carta bianca, ha tentato di riuscire nell’operazione, provando anche a giocarsi la carta degli accordi di Abramo: intesa siglata tra Israele e Emirati Arabi al fine di normalizzare i rapporti diplomatici. I rapporti, di natura economica tra i due stati, hanno conosciuto una svolta incredibile dal momento della firma degli accordi. Ciò nonostante, alcuni funzionari degli Emirati Arabi, hanno lamentato problemi nella burocrazia, che rende difficile concludere affari. Tahnoun bin Zayed starebbe tentando di chiudere l’operazione, rendendola il primo problema del governo di Benjamin Netanyahu. Il Jerusalem Post: “Si tratta di una questione diplomatica. Quale messaggio invierà Israele agli Emirati Arabi Uniti se gli organi normativi israeliani respingeranno l'accordo, dicendo essenzialmente all'alleato dell'Accordo di Abramo che Israele è interessato ai suoi investimenti, ma non in tutti i settori? A rendere ancora più complicato un simile rifiuto è il fatto che Tahnoun bin Mohammed Al Nahyan, fratello del leader emiratino Mohammed bin Zayed Al Nahyan, è a capo della holding emiratina che vuole acquistare la partecipazione in Phoenix”. Gli israeliani nutrono diversi dubbi sull’operazione, anche se a Tahnoun la questione non sembra importare. Tuttavia, lo stato ebraico vorrebbe approfondire e ampliare i legami con gli Emirati Arabi Uniti in tutte le sue forme, dalla sicurezza all’economia.
Un esponente di spicco del Paese del Golfo, vicino al governo, ha raccontato a Repubblica cosa sa a proposito dell'inchiesta belga sulle mazzette agli europarlamentari, giro di soldi in cui sarebbe coinvolto un cittadino qatarino, e che il governo di Doha sarebbe pronto a punirlo: “Lo faremmo sicuramente. Nel recente passato, non abbiamo esitato ad arrestare il ministro delle Finanze. Non abbiamo alcun problema, siamo molti limpidi. Ma devono darci una sola prova, devono portarla in tribunale. E noi le prove non le vediamo”. Al momento, quindi, non è possibile ipotizzare una collaborazione con la magistratura belga. Invece, per quanto riguarda il possibile taglio delle forniture di gas all'Europa: “Per il gas il nostro mercato è prevalentemente asiatico, con contratti lunghi: 27 anni la Cina, 15 l'India e il Giappone, ad esempio. Non abbiamo intenzione di fermare alcuna fornitura, non l'abbiamo fatto nemmeno con gli Emirati, malgrado il blocco contro di noi nel 2017, perché rispettiamo i nostri contratti. Il problema dell'Europa è che li vuole brevi, di 1 o 2 anni. Ma dovremmo abbandonare qualche cliente asiatico e a queste condizioni non esiste possibilità”. L'inchiesta della magistratura belga sta irritando in molti, per via del danno d'immagine internazionale emersa sui media locali. Il Qatar si sentirebbe vittima dal 2017 di un attacco orchestrato da Abu Dhabi, attraverso un giro di documenti falsi e fake news.