La guerra non può che finire male per Putin. Alleati ne ha perfino lui ma sono pochi (Nemmeno il Kazakistan, sembra) rispetto a tutte le nazioni che stanno contro. In caso di guerra nucleare il concetto di vittoria netta da una parte o da un’altra è piuttosto improprio: morirebbero milioni di persone compreso il popolo russo, con tutte le testate atomiche, all’idrogeno e affini disseminate per il mondo. E in più sarebbe il primo caso di una guerra mondiale combattuta nell'era in cui il servizio militare di leva non è più obbligatorio in molti paesi, è sostanzialmente frammentario e soprattutto non rappresenta a livello identitario nulla per chi ha dai 40 anni in giù. Non so nemmeno se è appropriato parlare di guerra mondiale: si conforma più in un Russia contro tutti.
Ciononostante, Putin la sta combattendo con lo stesso spirito di un generale dell’esercito prussiano. Ad appena un paio di generazioni di distanza da lui, dai millennial in giù, quei nazionalismi e quel patriottismo sono completamente anacronistici, orridi, ridicoli.
Ogni presunta tacca di prestigio raggiunta da una Nazione che si espande con le armi non può attecchire in alcun modo sulle generazioni degli studi universitari di massa, del web, dell’amore per le controculture, delle proteste per il clima, del Black Lives Matter, dell’orgoglio LGBTQ. Tra decenni, indipendentemente da come evolverà il conflitto, avrà solo servito le bramosie egotiche di un vecchio pazzo, non lasciando nulla per nessuno venuto dopo di lui se non distruzione.
Sì insomma, non si riesce a non vedere in questa guerra una componente generazionale: è la guerra della vecchia classe dirigente che ha mitizzato conflitti che non ha mai combattuto e che coglie la sua ultima occasione per morire eroicamente e stupidamente nell’avventura di terrore al quale sognava di partecipare ascoltando le storie dei genitori (quelli sì, passati dentro con tutte le scarpe: quale invidia).
Dopo il disastro ecologico, la creazione della schizofrenia finanziaria, l’incancrenimento del divario tra ricchissimi e poverissimi, questa guerra è l’atto finale di quella che in Europa abbiamo sempre chiamato generazione baby boomer; tecnicamente Putin non vi appartiene, perché in sociologia il termine si riferisce ai cittadini occidentali, ma anagraficamente sì. L’ultimo capriccio della generazione senza più Dio della storia del mondo, l'ultima cicatrice mondiale da lasciarci in eredità prima di abbandonarci con le macerie da ricostruire.