La rabbia dei camionisti. Per molti motivi, ma soprattutto per il caro-carburante, considerando che moltissimi in Italia sono “padroncini”, ossia titolari di azienda di autotrasporti. L’abbiamo raccontata su MOW, e ora il direttore Moreno Pisto l’ha raccontata anche in televisione, a Zona Bianca, su Rete 4, dopo aver seguito per due giorni le proteste degli autotrasportatori in tutta Italia, dalla Puglia a Ravenna. Proteste spontanee, nate con il passaparola e non appoggiate né approvate nei modi dalle associazioni di categoria, visti i blocchi del traffico messi in atto e tutte le conseguenze del caso.
Roberto Galanti, segretario generale di Pmia (Piccole e medie imprese autotrasporto), pur dicendosi per il rispetto delle regole e dunque dissociandosi dai metodi, ci aveva detto che gli autotrasportatori arrabbiati “hanno tutte le ragioni possibili, perché con questo costo del gasolio e con gli attuali costi di gestione non ce la si fa ad andare avanti. Condivido le motivazioni della protesta, anche se non condivido il sistema, così come non condivido ovviamente il ricorso alla violenza. Ma se perdura questa situazione non ci sarà proprio materialmente la possibilità di continuare”. E questo vorrebbe dire che la merce potrebbe non arrivare più nei supermercati o in farmacia, considerando che per l’85% in Italia si muove su gomma.
Ed era stato buon profeta il presidente di Confartigianato Trasporti e di Unatras, Amedeo Genedani, che poco meno di venti giorni prima aveva prefigurato il rischio di questi “scioperi”: “Il gasolio – ci aveva detto – a oggi è aumentato del 30% in sei mesi. Poi ci sono l’AdBlue e aumenti a 360 gradi che non possiamo riversare sul committente e dunque sul consumatore finale. Così conviene quasi fermarsi e lo stop non è lontano. A causa delle accise il gasolio costa 40 centesimi in più rispetto alla media europea: se il Governo non ci viene incontro il rischio è che vengano indette manifestazioni che diventano poi incontrollabili come fu per i forconi”.
Dopo giorni di trattative il Governo ha messo sul piatto 80 milioni di euro in misure di sostegno, da ripartire tra Lng (carburante dei camion a gas), AdBlue, spese non documentate e pedaggi autostradali. La promessa ha fatto sì che parte delle manifestazioni venissero meno, ma il malumore rimane, come dimostra il servizio di Moreno Pisto realizzato proprio nelle ore successive alla temporanea conclusione della trattativa. Temporanea perché nel frattempo è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina, nuovo dirompente fattore in tema di crisi energetica e di aumento del prezzo di gas e carburanti.
In apertura di servizio si vede un camionista furioso che insulta tutti e dice: “Siamo rimasti senza soldi, con le pezze al culo”. Subito dopo un altro minaccia, o forse solo sottolinea un dato di fatto legato alla dipendenza della logistica italiana dagli autotrasportatori: “Se non mangeranno i miei figli, non mangeranno i figli di nessuno”. Qui sotto il servizio completo, che termina con una tappa a Torino, dove sono andate in scena proteste contro il green pass ma anche contro il precariato e l’aumento delle bollette. E nell’occasione il nostro direttore in quanto giornalista non è stato necessariamente ben accolto da tutti…