Giustizia e verità per Liliana Resinovich. Nella giornata di oggi 26 gennaio 2024, poco più di due anni dopo il rinvenimento del corpo, verrà assegnato l’incarico per la riesumazione della salma dell’ex dipendente regionale. I consulenti nominati, la dottoressa Cristina Catteneo, ed i dottori Stefano Tambuzzi, Biagio Eugenio Leone e Stefano Vanini, sono stati convocati in Procura a Trieste insieme ai familiari di Lilli ed hai loro avvocati. L’ora della svolta potrebbe essere vicina. Quando e come è morta Liliana Resinovich? Si è trattato dell’estremo gesto autolesionistico o dietro c’è una mano assassina? Liliana è morta il 14 dicembre 2021, è stata una fuggiasca per settimane o qualcuno la teneva segregata ed è deceduta tra il 2 ed il 3 gennaio 2022? Per definizione, la scelta di riesumare una salma non è mai agevole né scontata. Questo perché i costi sono elevati e spesso non commisurati all’effettiva possibilità di ottenere risposte certe a causa dell’inevitabile deterioramento del corpo con il decorso del tempo. Pertanto, che cosa si potrà stabilire? Difficile al momento saperlo. Vi spiego perché procedendo a ritroso. L’inverno del 2021 a Trieste è stato particolarmente mite. In questo senso, le temperature dei giorni in cui Liliana è scomparsa si aggiravano in un range compreso tra una minima di 12 gradi ed una massima di 15 gradi. In effetti, questo è un elemento che in astratto potrebbe avvalorare l’ipotesi che Liliana sia morta non più tardi di due, al massimo tre giorni dal rinvenimento del cadavere. Un’ipotesi che però si fa fatica a sostenere per tutta una serie di motivazioni. Ammettendo la validità di questa ricostruzione, Liliana si sarebbe nascosta – o qualcuno lo avrebbe fatto – dal 14 dicembre fino ai primi giorni di gennaio. Quando Trieste era sotto assedio: dagli investigatori ai giornalisti tutti cercavano l’ex dipendente regionale. Chi si sarebbe esposto a un rischio di quel tipo? E soprattutto Liliana si sarebbe suicidata in quel boschetto mentre tutti la stavano cercando? Ipotesi a dir poco inverosimile. Considerando anche che il contenuto gastrico è risultato sovrapponibile a quanto assunto il giorno in cui è scomparsa. Quel giorno, infatti, Lilli aveva fatto colazione a base di un panettone con l’uvetta, aveva assunto un multivitamico e un caffè. Quindi, questo significherebbe che, da nascosta o segregata, avrebbe avuto anche modo di ripetere le sue abitudini quotidiane. Capite, quindi, che qualche falla nella prima autopsia c’è stata? È dunque evidente che tutte le informazioni circostanziali lascino propendere per la morte il giorno stesso della scomparsa.
In questo contesto, si inseriscono poi tutti i dubbi medico-legali su come un cordino lasso possa provocare una morte per soffocamento. Una morte che, inoltre, sembrerebbe neppure aver lasciato segni evidenti. Su questo fronte anche l’autopsia psicologica esclude che Liliana Resinovich possa essersi tolta la vita. Dalle ricerche sui suoi dispositivi elettronici, difatti, emerge tutt’altro. Cercava sul web come separarsi senza avvocato e degli appartamenti in centro città. Dunque, appare chiaro, che Liliana si trovasse sicuramente ad un bivio esistenziale. Ad un bivio, però, rispetto al quale aveva già anche deciso quale direzione prendere: lontana dal marito Sebastiano. Ma veniamo alla riesumazione. Quando il cadavere di Liliana è stato rinvenuto il rigor mortis era ancora instaurato. In molti, anche sui social, mi avete chiesto che si intende quando si parla di questo. Per rigor mortis, si intende l’irrigidimento del corpo che inizia tre ore dopo la morte e termina all’incirca quando sono decorse dodici ore. In casi eccezionali, però, può protrarsi per un tempo più lungo. Ma certamente non corrispondente a venti giorni. Quando il corpo di Liliana è stato rinvenuto il rigor mortis risultava ancora instaurato. Questo ha spinto il giudice a richiedere in sede di riesumazione un’analisi più approfondita volta a stabilire se, in ipotesi di congelamento, il rigor mortis possa innescarsi normalmente come accade dal momento in cui una persona muore. In questo senso, verrà esplicata la misurazione di un particolare enzima che è solitamente presente nei tessuti in casi simili. Il congelamento di un cadavere, infatti, lascia di tracce evidenti su questi ultimi, ma in particolare sugli occhi. Segni che, però, la prima consulenza medico legale non ha riscontrato.
Le difficoltà a cui va incontro la riesumazione del cadavere sono legate proprio ai due principali nodi da sciogliere. La causa della morte e il periodo temporale in cui collocarla. Innanzitutto, la speranza è che le condizioni del corpo non siano eccessivamente proibitive. Difatti, parliamo di un decesso avvenuto due anni fa ed è risaputo che le salme si deteriorano. Tuttavia, si tratta di un dato, quello dell’epoca della morte, che difficilmente potrà essere nuovamente stabilito per le dinamiche tanatologiche e l’instaurazione del rigor mortis. Tutto quindi si rimette alla possibilità di rintracciare nuovi elementi che aggiungano nuovi dettagli inerenti alla causa di morte. Oltre, come detto, ad elementi che facciano propendere per un congelamento. In particolare, sarà dirimente anche la valutazione delle ecchimosi presenti sul volto. C’è di più. Gli errori in sede di sopralluogo e di isolamento della scena del crimine possono compromettere i risultati di un’indagine specialmente se la partita è scientifica. Nel momento in cui è stato tagliato il cordino che teneva legati i sacchi al collo di Lili è andato perso un dato importantissimo: il cromosoma Y di un Dna maschile. Lo aveva già detto. Questo perché i fluidi corporei del cadavere di Lilli hanno verosimilmente contribuito a cancellare il profilo genetico sul cordino che si è rivelato parziale e quindi non comparabile. Un cordino oltretutto repertato insieme al cadavere della Resinovich con conseguente mancato rispetto della catena di custodia. Il delitto perfetto non esiste perché gli assassini commettono una media di venti errori. Diverso, però, è il ragionamento se in corso d’opera sbaglia anche chi dovrebbe traghettare verso l’accertamento della verità. La dottoressa Cristina Cattaneo, di cui ho profonda stima, ha chiesto ed ottenuto la riesumazione del corpo. A questo punto c’è solo da sperare che la sua nomina non sia arrivata troppo tardi per rendere davvero giustizia a Liliana Resinovich.