Nel giugno scorso, il giudice del Tribunale di Trieste ha ordinato ulteriori indagini, approfondimenti e consulenze sul caso di Liliana Resinovich. Nonostante i dubbi dei parenti sulla teoria del suicidio, difatti, la Pubblica accusa aveva chiesto più volte di archiviare il caso. Ma di fronte alla netta presa di posizione del giudice per le indagini preliminari, il Pm ha conferito l’incarico per lo svolgimento di una nuova autopsia all’anatomopatologa Cristina Cattaneo. E secondo quanto è emerso lo scorso venerdì a Quarto Grado, svolgerà ancora nuovi accertamenti sul cadavere di Liliana. Che verrà riesumato. I dubbi sono ancora troppi e hanno lasciato fin da subito propendere per ipotesi diverse dal suicidio. Perché? Ve lo spiego subito. L’autopsia, secondo la relazione del primo consulente nominato in fase di indagine dal pubblico ministero di Trieste, indicava uno scompenso cardiaco acuto come causa del decesso della Resinovich. Una condizione, quella dello scompenso cardiaco acuto, che è solitamente scatenata da un episodio di insufficienza respiratoria. L’insufficienza respiratoria, però, non era stata in alcun modo evidenziata in consulenza. Eppure, Lilli era stata rinvenuta cadavere proprio con la testa avvolta in sacchi di nylon. Un ritrovamento del cadavere che, dunque, faceva supporre, una morte per asfissia. I segni di quest’ultima, però, secondo quanto evidenziato dal primo medico legale, erano risultati assenti. Un paradosso. Un paradosso che si va a sommare ad un altro dato emerso sempre dal primo esame autoptico. Secondo quanto messo nero su bianco, infatti, Liliana sarebbe morta solamente due, al massimo tre giorni prima del ritrovamento del corpo avvenuto il 5 gennaio 2022. Dunque, dove sarebbe stata Liliana per tutti quei giorni? Chi l’avrebbe protetta o sequestrata? Una fanta-ricostruzione, fidatevi. L’ex dipendente regionale è scomparsa da Trieste il 14 dicembre 2021, senza soldi, documenti, senza cellulari e senza Green Pass. La certificazione verde in quel momento storico era indispensabile anche per salire sui mezzi pubblici. Difficile prendere per veritiero un simile responso medico legale. La città era sotto assedio, tutti cercavano Lilli. Chi potrebbe essere riuscito a sequestrarla e averla segregata per tutto quel tempo? Capite, dunque, perché è giusta la riesumazione del corpo? Perché niente è logico in questa storia di presunto suicidio. Sempre sulla base del primo riscontro autoptico, la mattina in cui Lilli è morta avrebbe consumato la stessa colazione del giorno in cui è scomparsa: caffè e panettone con l’uvetta. Ma non solo. La donna avrebbe anche assunto lo stesso multivitaminico che assumeva ogni mattina e avrebbe avuto addosso gli stessi abiti indossati il 14 dicembre 2021. Una ricostruzione a dir poco grottesca e davvero contraria ai principi di qualsiasi logica. Non solamente scientifica.
Chi può nascondersi, o essere sotto sequestro, e riuscire a mangiare panettone e prendere vitamine? Nessuno. Sicuramente, ed è quello che emergerà come prima certezza dall’attività di riesumazione voluta dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, nominata come nuova consulente della Procura, Liliana Resinovich è morta il giorno stesso in cui è scomparsa. Anche se, a onor del vero, al momento del ritrovamento del corpo il rigor era ancora instaurato e lo stato di putrefazione non si era ancora manifestato. Un elemento, forse l’unico, che effettivamente manterrebbe in piedi l’ipotesi di un decesso di poco anteriore al ritrovamento. Ammesso che gli esami siano stati svolti correttamente. Omicidio o suicidio? Muovendoci ancora nel campo dell’autopsia, questa volta di tipo psicologico, Lilli non avrebbe avuto alcun motivo per togliersi la vita. Dai suoi cellulari sono emerse ricerche su “come separarsi senza avvocato” e su alcuni immobili da prendere in affitto. Nessuna ricerca, invece, relativa alle possibili modalità con le quali togliersi la vita. Così come nessun riferimento né a sacchetti di nylon né alla morte per asfissia. Il suo matrimonio con Sebastiano Visintin era per lei evidentemente finito da tempo. Addirittura, tre giorni dopo la sua scomparsa, avrebbe dovuto lasciarlo definitivamente e fare un week end romantico con l’amico speciale Claudio Sterpin. E proprio a quest’ultimo, esattamente ventiquattro ore prima di scomparire, ha mandato un messaggio inequivocabile: “In relax pensando a te, amore mio”.
Il cadavere di Liliana è stato trovato con una borsa nera vuota, mentre documenti, portafogli e cellulari, come dicevo, sono stati messi in una borsa chiara griffata all'interno della sua casa. Il colore nero non è un caso. Difatti, Liliana era solita portare borse nere in inverno e borse chiare in estate. Qualcuno ha riposto i suoi effetti personali nella borsa sbagliata perché non si era accorta di questa sua abitudine? Senza contare che la sua fede nuziale è stata ritrovata in casa: la Resinovich se l’è tolta prima di andarsene per sempre. Lasciando un ampio ventaglio di domande sul gesto. Anomala è anche la faccenda relativa alla sua denuncia di scomparsa. Difatti, sollecitato dai vicini di casa, alle ore 22 del 14 dicembre, il marito ha fatto denuncia dopo aver dichiarato agli stessi di non sapere dove Liliana potesse essere andata. Ma proprio in quello stesso pomeriggio aveva ignorato le telefonate di Claudio Sterpin al telefono della donna. Un telefono dei due che, come ricordato, aveva lasciato nella propria abitazione. Ricapitolando. Gli unici elementi a supporto della pista suicidaria sono il mancato riscontro di segni di violenza sul corpo e la mancanza di un Dna estraneo sui sacchi che le avvolgevano il corpo. Lilli è stata avvelenata? Dagli esami tossicologici, che hanno testato ben settecento sostanze, non sarebbe emerso niente che avvallasse neppure questa ipotesi. Ora il cadavere verrà riesumato. E finalmente l’esame autoptico è affidato ad una dei guru del settore italiano, la dottoressa Cattaneo appunto. Il cadavere parla. E parlerà. Resto convinta che Liliana non si sia suicidata, ma che troppi siano stati gli errori ed eccessive le trascuratezze commesse sino ad oggi.