Che peso hanno le parole? In questo momento, se si tratta dei versi di una poetessa e attivista come Cristina Torres Caceres moltissimo, soprattutto se a riprenderle sono migliaia di donne in tutta Italia che reagiscono all’ennesimo caso di femminicidio, quello di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato, Filippo Turretta. “Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l'ultima”. Queste frasi sono diventate immediatamente virali e anche molte pagine hanno ripreso la citazione, compresa quella ufficiale della Polizia di Stato. In un post sul loro account Instagram, la Ps ha scritto: “Questi i versi di una toccante poesia del 2011 di Cristina Torres Caceres che ci ricordano, oggi più che mai, l'importanza di essere uniti nel combattere la violenza sulle donne. Ricordate, se #questononèamore non siete sole. Insieme per l'eliminazione della violenza di genere”. Tuttavia la pubblicazione di questo messaggio ha generato più polemiche che elogi. Nella sezione commenti, infatti, moltissime ragazze hanno, con i propri account personali e non in modo anonimo, raccontato delle loro esperienze “sgradevoli” nel momento in cui, di fronte a situazioni di disagio per via di eccessive attenzioni o atteggiamenti inappropriati da parte di un maschio, proprio chi avrebbe dovuto difenderle ha sminuito, secondo loro, e liquidato le chiamate d'emergenza come eccessive.
Una delle donne intervenute scrive: “Ho denunciato dopo mesi di prove e di distruzione della mia vita, qualche giorno dopo sono stata chiamata dal comandante della caserma che mi ha chiesto se non avessi esagerato e se potevo ritirare la denuncia. Siete voi i primi a non crederci”. Mentre un’altra ha raccontato: “Quando sono stata trascinata in un parcheggio di forza e sono venuta a denunciare mi avete apostrofato come 'quella a cui hanno dato un boffetto sul sedere'”. Mi avevano trascinato di peso in un parcheggio. Mi avete chiesto com'ero vestita. Avete tentato di dare la colpa a un centro sociale poco distante per avere una scusa per chiuderlo. Siete il motivo per cui quando sono stata stuprata non sono andata a denunciare”. Quest’ultima non è l’unica ad aver rinunciato, stando al racconto, a contattare le forze dell’ordine. Un’altra utente infatti scrive: “Una volta un tizio mi seguiva per strada nel cuore della notte, vi ho chiamati. ‘Ti sta toccando?’, ‘No’, ‘Non possiamo fare niente’, ‘Potete stare al telefono finché non arrivo a casa?’, ‘Non possiamo tenere le linee occupate’. Sono stata fortunata. Le volte dopo non ho chiamato voi”. Di commenti così ce ne sono, purtroppo, moltissimi: “Quando sono venuta a chiedervi aiuto per stalking mi avete letteralmente risposto che sono un'esagerata e che era tutto nella mia testa. Siete ridicoli all'infinito”; “Da voi mi sono sentita dire: ‘Venga la prossima settimana’, ‘Ma magari si tratta di uno scherzo!’, ‘Aspettiamo un’altra settimana’, ‘Non c’è molto da fare’. Per giorni ho vagato per caserme e questure nella ricerca di un sostegno e di uno strumento. Sono finalmente riuscita a sporgere una querela nei confronti dell’uomo sconosciuto che mi ha stalkerizzata per un mese terrorizzandomi, solo perché sono stata ‘raccomandata’”.
Quello che si chiede, quindi, e che le parole non restino tali o che, eventuale, non ci si appropri delle frasi e dei versi che oggi rappresentano una lotta che molte donne si sentono di combattere in solitudine, senza il sostegno delle istituzioni. “Perché anziché condividere queste frasi inutili non cominciate a formare il vostro personale per poter far fronte a queste situazioni?”; “Siete parte sistemica del problema”; “Vi ringrazio per quella volta che in questura mi diceste che "sotto un tot di giorni di prognosi" non dovevo farvi perdere tempo”; “Mi è stato detto 'ti pedina e insulta perché è piccolo e innamorato, dagli tempo e gli passerà', mi è stato detto 'le sue non sono minacce di morte, non possiamo fare niente', mi è stato detto di tornare a casa”; “Ma se siete i primi a non crederci quando veniamo a denunciare? Se davvero volessimo distruggere tutto sareste i primi a venire a prenderci coi manganelli”. Con questo messaggio si fa anche riferimento alle parole della sorella di Giulia, Elena Cecchettin, che in una lettera al Corriere del Veneto chiede di “bruciare tutto”. Per il 25 novembre sono previste, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne, varie manifestazioni e si chiede anche in questo caso alle forze dell’ordine di prendere una posizione: ci vediamo il 25 nelle piazze allora. Noi saremo quellə che manifestano, voi quelli vestiti da antisommossa”.
In un post più recente la Polizia ha cercato di spiegare in che modo sia dalla parte delle campagne di sensibilizzazioni, ricordato la collaborazione con Calzedonia: “Il tragico fenomeno della violenza sulle donne impone un cambiamento prima di tutto culturale, che tocchi ogni aspetto della nostra società. Per questo motivo, anche quest'anno è stata rinnovata la collaborazione tra #PoliziadiStato e @Calzedonia in vista del #25novembre, giorno in cui ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. In tutti i punti vendita d’Italia, viene distribuita una shopper che promuove la campagna informativa della Polizia di Stato #Questononèamore. L'obiettivo è non far sentire sole le vittime e aiutarle a denunciare gli abusi subiti”. I commenti, tuttavia, sono stati ancora una volta critici: “Poi ci menate con le shopper?”; “Ma poi mi spiegate sta cosa che l'account ufficiale della Polizia di Stato fa le marchette per Calzedonia? Ma è normale sta cosa?”; “Magari c'è da dare ascolto e agire quando una donna denuncia, altro che shopper”.