C'è una porta chiusa dall'esterno. C'è un corpo nudo, ma non del tutto: vestaglia e intimo ancora addosso, dentro una vasca da bagno. C'è del sangue, ma non troppo. E ci sono dei segni, uno al collo, altri in faccia, che sembrano più un tentativo maldestro di farla finita che un vero colpo di grazia. Ma a togliere ogni dubbio sulla morte di Silvana Damato, 69 anni, ex tabaccaia in pensione da qualche anno e con una vita che sembrava tranquilla, ci ha pensato il luminol. Ieri, durante l’ultimo sopralluogo nella sua abitazione a Bruzzano, quartiere nord di Milano, i Ris di Parma hanno trovato tracce di sangue e materiale biologico sparsi in più punti della casa. E a questo punto, la pista dell’omicidio non è solo plausibile: è concreta. Succede tutto l’8 agosto, in un appartamento che non è a soqquadro ma nemmeno perfettamente in ordine. Silvana viene trovata morta nella sua vasca: al volto e al collo segni evidenti di un’aggressione. Ematomi, tumefazioni, una ferita al collo forse inflitta con un oggetto appuntito.

Ma, dettaglio inquietante, nessuna lesione è risultata letale. Come se qualcuno l’avesse aggredita, magari per spaventarla o zittirla, e lei fosse morta dopo. Di paura, forse. O per un’emorragia interna non voluta. Ma allora perché chiuderla dentro e sparire senza lasciare segni? A indagare sul caso è la pm Valentina Mondovì, affiancata dai carabinieri e dai Ris. L’obiettivo: trovare impronte, Dna, qualsiasi traccia utile a identificare chi è entrato in casa e ha lasciato Silvana nella vasca, con accanto il cellulare e nessuna chiave dell’appartamento. Già, perché le chiavi non si trovano: eppure la porta era chiusa. “È un puzzle di cui bisognerà ricomporre i pezzi”, ha detto Walter Felice, l’avvocato della famiglia. “La scena del crimine è sempre determinante, perché parla in modo molto chiaro”. Quel giorno, alle 9:30 del mattino, un vicino la vede passare in bici. “Mi ha chiamato per nome, mi ha salutato sorridendo”, racconta. “Era allegra, come sempre”. Alle 12, una conoscente la vede rientrare a casa. Poi più nulla. Alle 17, gli amici del bar allertano i soccorsi: Silvana non risponde, non è da lei. Quando aprono la porta blindata, la trovano senza vita. Nessuna effrazione, nessuna urla sentita, nessuna fuga segnalata. Ma adesso c’è un cadavere, un’aggressione e un assassino. E non si sa ancora dove guardare.
