Contro la siccità anche in Italia prendono piede i primi provvedimenti, in attesa che il governo Meloni nomini un commissario ad hoc per la crisi idrica, a cui si affiancherà una cabina di regìa per coordinare gli interventi. A muoversi in ordine sparso sono per ora le Regioni e gli enti locali, dando il via a piani di razionamento dell’acqua, specialmente potabile. La prima è stata la Provincia autonoma di Trento, che ha lanciato ai Comuni l’appello a vietare l’acqua potabile per lavare le automobili e innaffiare piante e giardini di casa. Dalla Provincia di Trento, infatti, hanno fatto sapere chiaro e tondo che esiste un uso “prioritario” al di fuori del quale c’è solo “spreco”.
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In Veneto, invece, il presidente della Regione, Luca Zaia, chiede una strategia nazionale, suggerendo di trasformare le cave in bacini e rendendo più efficiente l’uso dell’acqua in agricoltura, in cui viene sprecato “l’80% della risorsa idrica”. In Italia, nella filiera distributiva viene perso il 42,2%. Zaia propone anche di ricorrere alla dissalazione delle acque marine, perché i costi sarebbero “affrontabili”. La bolletta idrica, intanto, sale. Nel 2022 è cresciuta in media del 5,5%, arrivando a 487 euro annuali a famiglia. L’Italia è, fra i Paesi dell’Ue, quello che consuma più acqua: 236 litri al giorno per persona, a fronte di una media europea di 120 litri.