S’è parlato di tutto. Flavio Briatore ha concesso una lunga intervista al Corriere Della Sera per raccontarsi. Tra Benetton, amori finiti e infiniti (Elisabetta Gregoraci? “L’amore più grande, ma non saremo più una coppia”), lo spirito imprenditoriale sin da piccolo, il rapporto speciale con suo figlio Nathan Falco, la vita di paese (“Vivevo a Montalto di Mondovì e avevo l’impressione di essere stato un po’ sfortunato a nascere lì”), l’indipendenza come valore nella vita (il regalo più grande fatto ai suoi genitori). Tra queste e altre riflessioni sulla sua straordinaria carriera, Flavio Briatore su una cosa non ha dubbi. Qual è stato il vero artefice della sua ascesa? Il manager piemontese ha riservato parole piene di riconoscenza per Luciano Benetton, fondatore dello storico gruppo trevigiano: “A Luciano Benetton. Lo considero un po’ la mia famiglia”, ha dichiarato, sottolineando il legame personale oltre che professionale che lo ha unito all’imprenditore veneto. “Senza di lui non dico che sarei rimasto nel paesello, ma di sicuro avrei fatto altro”, ha proseguito Briatore, ricordando come fu proprio Benetton ad offrirgli le prime grandi opportunità nel mondo del lavoro. Un trampolino che lo avrebbe poi portato ai (tanti) successi della sua vita. Dalla guida del team di Formula 1 Benetton – alla conquista di sette titoli mondiali. E molto altro ancora. L’inizio della carriera internazionale di Briatore coincide infatti con l’ingresso nel gruppo: “Per 15 anni ho vissuto stabilmente a New York, lavorando per Benetton”, ha raccontato, evidenziando l’esperienza americana come il primo passo verso una dimensione globale. Un pensiero affettuoso Briatore lo rivolge durante le sue riflessioni anche a Stefano Domenicali, “manager straordinario”, l'esperto che gli avrebbe permesso di tornare in Formula Uno. “Da lui ho sempre da imparare e spero di restituire qualcosa anche io”.

Nel corso dell’intervista, Briatore ha anche fatto riferimento al proprio passato giudiziario, rivendicando il risarcimento ai truffati e la riabilitazione ottenuta: “Se fosse stata una cosa grave, le pare che Benetton avrebbe investito su di me?”, ha ribattuto, usando il sostegno di Luciano Benetton come attestato di fiducia e legittimità. Dalle t-shirt al podio più alto del motorsport mondiale, il racconto degli anni passati e vissuti al fianco di Schumacher (“Se chiudo gli occhi lo rivedo sorridente dopo una vittoria, e preferisco ricordarlo così piuttosto che disteso su un letto”)e quei sette mondiali vinti (“Dopo la vittoria del primo rimasi sei minuti da solo nel motorhome mentre fuori i giornalisti aspettavano, tutti urlavano, e io mi ripetevo: caz*o, hai vinto il Mondiale di Formula 1...”) , Briatore non dimentica le sue origini e chi gli ha aperto la porta principale. Ma neanche la passione per le verdure (adora i minestroni) e la paura, come tutti, del tempo che passa.
