Gentile Andrea Giambruno,
ho letto con pacato e sobrio interesse l’intervista che Lei, stimato giornalista e compagno dello stimato Premier Giorgia Meloni, ha rilasciato al Corriere della Sera, su come riuscisse a mettere insieme il lavoro di giornalista, di padre e anche un pochettino di “first gentleman” che anche quello un pochettino un lavoro lo è. Che dire: sono rimasto sobriamente e pacatamente sorpreso dalla pacatezza e dalla sobrietà con la quale Ella affronta questo difficile momento. Sapere da subito, sparato proprio in apertura di pezzo, ché almeno uno lo dovete preparare prima di dargli queste notizie, che Ella abbia dovuto vivere in un “girone dantesco” perché il suo signor Premier doveva viaggiare per lavoro ha reso molto tristi sia me, sia i frequentatori coltivatori diretti del bar. C’è uno che quando ha saputo che il signor Premier non riesce a tornare a casa prima delle 23 ha detto: “Meno male che mia moglie raccoglie i pomodori nelle serre e massimo massimo al tramonto è già a casa per farci fare i compiti a quella bestia di mio figlio”. A questo si aggiunge anche la spola che Ella è costretto a fare tra Roma e Milano e dunque non posso evitare di testimoniarle tutta la mia vicinanza. La ringrazio anche immensamente per la scelta di non stare a casa a percepire il reddito di cittadinanza, perché se poi glielo davano a Lei era la volta buona che glielo toglievano anche ai morti di fame veri (che esistono, glielo giuro, li ho visti).
In ogni caso, però, volevo, col suo permesso esprimerLe una piccola preoccupazione che ci sta tormentando, a me e ai miei amici del bar e ci stiamo torturando il cervello da stamattina per venirne a capo. Ora, io capisco che essere la figlia del Premier è faticoso quasi quanto esserne il compagno. Che anche la bambina, voglio dire, anche se è bambina che si mangia i cioccolatini davanti al Papa, deve anche lei mantenere un contegno da leader, suppongo, e quando il Signor Premier l’ha portata con sé in viaggio io sono stato tra quelli d’accordo sia col gesto, sia col non doversi intromettere su come educare una figlia. E però, La prego, mi consenta e per quanto può mi scusi, questo fatto che Vostra figlia Ginevra, a sei anni, ha capito la cosa delle accise dei carburanti, come Lei ha dichiarato, ci ha terrorizzato. Al bar è da una vita che non capiamo perché dobbiamo pagare le accise e Ginevra sì?