Da vari giorni tiene banco la polemica sull’articolo di Fiorenza Sarzanini e Monica Guerzoni sul Corriere della Sera con l’elenco dei “filoputiniani” italiani. Per molti una lista di proscrizione, con tanto di foto segnaletiche. Da chi viene quel report? Ne ha parlato la stessa Sarzanini, vicedirettore del Corsera, ospite da Giovanni Floris a “Otto e mezzo”, su La7.
“Anzitutto – ha detto la Sarzanini – non svelo la mia fonte e se ho fatto un articolo di sicuro mi fido della mia fonte. L’ho pubblicato perché credevo che quell’articolo fosse una notizia e vorrei sfatare. Da un paio di mesi, per ammissione di Urso che è il presidente del Copasir, è stata avviata un’indagine sulla disinformazione e sulla propaganda che viene fatta sul conflitto. Questa indagine di cui tutti i giornali hanno parlato ha previsto l’audizione dei capi dei servizi segreti, del presidente dell’Agcom [e aggiungerà dopo, l’amministratore delegato della Rai]. Qui non c’è in gioco né la libertà di opinione né la possibilità di censurare le opinioni. E il Copasir dovrebbe vigilare sul fatto che i servizi segreti abbiano vigilato su questa disinformazione e propaganda, che non è che l’ha inventata il Corriere della Sera. Se ne parla non solo in questa guerra, se ne parla sempre”.
Il report è stato inviato al Copasir? “L’ha detto Urso, si è limitato a dire che l’ha ricevuto il giorno dopo. Io penso che quella fosse semplicemente una notizia, e sfido tutti i miei colleghi che mi hanno dato lezioni di giornalismo a dirmi che quella non era una notizia e che andava buttata”.
Chi l’ha compilato? Da dove viene? “È una relazione mandata al Copasir dall’intelligence”.
Parla di spie infiltrate? “No, è una mistificazione. Quel report parla semplicemente dell’uso che si fa sui social, nelle televisioni, anche sui giornali ma soprattutto sui gruppi Telegram che vengono poi ripresi da una serie di organi di informazioni minori (ma minori non per importanza, nel senso della portata). In quel report si parla di notizie false utilizzate a fini di propaganda e disinformazione, per orientare l’opinione pubblica nel caso specifico riguardo l’invio delle armi e il governo”.
I nomi che si fanno sono quelli che creano notizie finte o quelli che le utilizzano e li propagano? “Ci sono una serie di notizie finte che queste persone hanno propagato, utilizzato. Il problema che io mi porrei, se fossi in queste persone, è capire se ho dato un’informazione che è stata strumentalizzata. Se io sono una delle persone in quella lista io ho un’opinione che poi la Russia utilizza sui suoi canali, nessuno può negare che ci siano. Il professor XY dà una notizia, che viene utilizzata a fini di propaganda. Io mi porrei il problema se fosse utilizzata a fini di propaganda…”
Il fondatore del Fatto quotidiano, Antonio Padellaro, ha avuto da obiettare: “Ma servivano i servizi per fare una lista del genere, con alcuni personaggi stravaganti e altri che straparlano? Basta guardare i social, la potevo fare anch’io…”
La replica della Sarzanini: “Noi abbiamo dato conto. I servizi hanno fatto bene, hanno fatto male? Sarà il Copasir a valutare”
Padellaro: “Avete fatto una paginata con 9-10 fotografie. Sono le foto segnaletiche. E tra cui personaggi, sconosciuti ai più e secondo me ininfluenti, l’unico conosciuto era l’ex presidente della commissione esteri (personaggio che appartiene più al colore) e il famigerato professor Alessandro Orsini, perché avrebbe ripreso le frasi di un altro di questi. Senza sindacare il lavoro fatto dai colleghi, ma un grande giornale può anche mettere un corsivetto per prendere le distanze?” Per Padellaro il problema “non è raccontare. È la valutazione di ciò che si racconta. Il nostro mestiere non è prendere la roba che arriva tra l’altro non si sa bene da chi, siamo alla solita commedia in italiana. Mi sto riferendo al balletto indecoroso tra Copasir e sottosegretario Gabrielli”
“Chiediamoci – ha concesso Sarzanini – se è il Copasir che deve fare questa cosa”.
C’è stato anche l’intervento del professor Massimo Cacciari: “Ma vi sembra poco grave che il Governo faccia fare indagini su chi non è d’accordo con lui?”
Per la Sarzanini non si parla di giornalisti e non è in discussione la libertà di opinione, ma l’uso a fini di propaganda.
Per Lucio Caracciolo, fondatore e direttore della rivista di geopolitica Limes, non spetta al Governo né al Copasir stabilire cosa è vero e cosa no: “Ci si occupa di questioni e persone ininfluenti anziché della guerra e del fatto che la Russia ci considera un Paese ostile, cioè nemico”, ha ammonito.
Alla fine puntuale è arrivata la sfuriata di Cacciari: “Ma figuriamoci se mi metto a discutere di cos’è la Russia con Sallusti”, ha prorotto, alla richiesta di commentare la frase “Il Cremlino è un palazzo di merda” detta dal direttore di Libero a “Non è l’arena”.
La conclusione della Sarzanini: “Spero, ma non mi illudo, di aver fatto un po’ di chiarezza e che finisca questa rissa. Se finisse la rissa tra i giornali penso che ne guadagneremmo tutti”.