Quando si parla di cyber propaganda non si può che parlare di lui: Alex Orlowski. Che ne ha combinata un’altra. Dopo averne annunciato la pubblicazione venerdì tramite il suo profilo Twitter, l’esperto di cyber propaganda ha denunciato attraverso un articolo su Rolling stone chi sono i personaggi pubblici (ma anche normali) italiani che hanno sostenuto Putin, il presidente della Russia. In pratica, utilizzando i metodi di analisi sui social e tecniche di data journalism, Orlowski ha analizzato 663 mila tweet di 551 account che, come spiega lo stesso esperto, “utilizzano chiaramente la Z della propaganda russa”. Orlowski ha annunciato i dati e, appunto, non si tratta soltanto di vip. Nei profili studiati emergono anche persone normali che, tramite post o interactions tramite i social si sono dimostrati filo-putiniani e filo russi. O come li ha definiti lo stesso Orlowski, gli ZZzzeta.
Orlowski è partito da 8 account di base riconosciuti come filo-Putin, e da lì si è seguito il filo di Penelope che fra following, interactions e re-tweet, hanno portato a una vasta estensione di 8mila account. Fra ulteriori selezioni, l’eliminazione degli account non in lingua italiana e i doppioni, si arriva a una selezione finale di 550 account univoci. Spiega Orlowski: “Con questi 550 account univoci è stato possibile ottenere una mappatura iper selezionata e iper filtrata degli account relativi alla propaganda russa che adottano la lettera Z che viene da una base di circa 1 milione di dati relativi al solo Twitter. Da qui abbiamo potuto raccogliere i numeri relativi al loro pubblico: circa 250mila dati”.
Da quanto raccontato su Twitter prima e su Rolling Stone poi, si leggono nomi grossi. Fra i più citati dai sostenitori della Z ci sono Maurizio Belpietro, direttore de La verità e Panorama, Mario Giordano, direttore di Rete 4, Vittorio Sgarbi, critico d’arte e ex Ministro della cultura, e Diego Fusaro, filosofo. Presenti anche l'ex grillino Davide Barillari, il sito web Byoblu - La tv dei cittadini, - ovviamente - l'ambasciata russa in Italia, e anche Gianluigi Paragone, ex candidato sindaco di Milano e leader del partito Italexit. Fra gli account più menzionati ci sono Sabrina F., Diego Fusaro, Bonifacio Castellane, cioè la top three di quelli che più volte sono stati inseriti nel @ e quindi chiamati in causa. Fra le categorie di utenti più scelti ci sono politici (di destra e di sinistra, in base al tipo di interazione: sostegno nel caso dei primi, opposizione per i secondi), giornalisti, opinionisti e anche l’account ufficiale dell’ambasciata russa in Italia. Come si vede dalla ricerca di Orlowski, ci sono poi delle keywords che uniscono tutti questi account, o che almeno che presentano una certa sfera di condivisione. Parole come Draghi, governocriminlae, draghivattenesubito, bastagreenpass, orsini, piazzaleloreto, disobbedienzacivile, mariupol, norimberga2, resistenza, italiafreedomconvoy, noinondimentichiamo.
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Inoltre, lo studio portato avanti dall’esperto di social media si è concentrato, come spiega nello stesso articolo definitivo, l’importanza e il significato della Z. La Z, come è ormai noto, è il simbolo dell’invasione russa in Ucraina - per intenderci, quella che stampano sui carri armati e che la propaganda russa espone a Mosca e che nasce come simbolo di distinzione fra i militari per evitare incidenti di fuoco amico. Una lettera, la Z, che non ha nulla a che fare con l’alfabeto russo, ma che è stata comunque integrata dalla frase Za pobedu in russo (Per la vittoria, in italiano).
Poi tanti utenti che, come spiega Orlowski nella sua conclusione - e ciò vale anche per gli account di queste personalità più in vista nella sfera pubblica - aver pubblicato contenuti o aver sostenuto discorsi pro-Russia non significa anche obbligatoriamente che queste persone sostengono anche l’invasione dell’Ucraina e le violenze annesse. Significa, anzi, sostenere la Russia e la sua cultura. Poi ognuno ci legge ciò che vuole.