Può davvero Pier Giorgio Frassati essere considerato, come si è chiesto il National Catholic Register, una sorta di “santo patrono della moda”? La domanda può sembrare curiosa, ma nasce dal fatto che al recente Giubileo della Gioventù a Roma il giovane beato è stato ricordato non solo per la sua fede e la sua carità, ma anche per la sua eleganza. Il fascino di Frassati, morto prematuramente a 24 anni dopo una vita spesa per i poveri, è spesso accostato a quello di San Francesco: un’esistenza donata fino in fondo, senza misura. Eppure, come nota il Register, la sua testimonianza passa anche attraverso ciò che indossava. “La canonizzazione del Beato Pier Giorgio Frassati non renderà semplicemente omaggio a un giovane affascinante, arguto e tenero. Celebrerà una vita in cui la ricchezza era indossata con leggerezza, lo stile rifletteva la devozione a Dio e ai poveri, e la radiosità scaturiva dall'amore per Dio”.

Al Giubileo un giovane pellegrino lo ha definito “un tipo elegante”. Ma la sua eleganza non era vezzo, era una forma di testimonianza. Nato nel 1901 nell’alta borghesia torinese, Frassati viveva tra università, amicizie e montagna, senza mai dimenticare i poveri. Come ha osservato Clint Branam del Catholic Men’s Shop, “le cravatte semplici e gli abiti su misura di Frassati erano appropriati per la sua posizione sociale e soddisfacevano gli standard richiesti all’università, in montagna o al servizio dei poveri. Nell’Europa cattolica qualità e bellezza erano intrecciate e trattate come beni morali: materiali pregiati, linee pulite e una buona vestibilità onoravano il corpo come un tempio”.

Anche Veronica Marrinan, fondatrice di Litany Nyc, ha notato come le sue foto restituiscano un distacco singolare dalla ricchezza di origine. Guardando il corpo incorrotto a Roma, ha detto: “Si potrebbe pensare: ‘Oh, a quei tempi tutti si vestivano così’, e alcuni lo facevano, ma non tutti. A quel tempo l’abbigliamento non era ancora prodotto su larga scala. Renderne conto mi ha fatto apprezzare ancora di più le foto in cui indossa un semplice abbigliamento da trekking o quelle in cui si diverte con la giacca sbottonata. Sono momenti che mostrano davvero la sua personalità e la sua missione, nonostante le circostanze in cui è nato”. Persino i suoi abiti più noti portavano un simbolismo. Mary Harper, autrice del volume What the Saints Wore, ha ricordato la camicia a righe blu immortalata in una celebre fotografia: “Storicamente i marinai indossavano strisce blu per essere visibili in acqua. Alcune fonti dicono che gli italiani le indossassero anche come segno di devozione a Maria, Stella Maris. Quindi, mentre per lui era una camicia comune, sottolineava discretamente la sua devozione mariana.”

Per Frassati l’abbigliamento era anche un’occasione di generosità. Preferiva donare vestiti nuovi ai poveri piuttosto che sostituire i propri abiti consumati, come ricorda un aneddoto della sorella Luciana: il cappotto logoro rattoppato più volte pur di non comprarne uno nuovo. Dietro lo stile si celava la virtù della modestia. La scrittrice Eliza Monts ha osservato: “Si vestiva in un modo che si confondeva con la classe sociale della sua famiglia, ma sappiamo del suo distacco dai vestiti perché, da bambino, diede subito le sue scarpe a un ragazzo che non ne aveva. Pier Giorgio ci mostra come riflettere umiltà e modestia anche in quanto persona con ricchezza materiale, trovando la libertà nella sua totale dipendenza da Dio.” Questa coerenza era frutto di una consapevolezza profonda. Christine Wohar di FrassatiUsa ha ricordato le parole di un gesuita che lo conobbe da ragazzo: “Pier Giorgio aveva un modo di fare elegante. Era cortese, raffinato, dignitoso e molto modesto. Il suo linguaggio era molto pulito, dimostrando una sincera pietà.” Non era vanità, ma apostolato: “Noi cattolici dobbiamo sforzarci di avere tutta la nostra vita guidata dalla legge morale cristiana”, diceva ai coetanei.

Il suo splendore non stava quindi nei vestiti in sé, ma nella luce che la trama del tessuto lasciava trasparire. Una luce più profonda, tutta sua e più profonda. Come ha concluso Emily Malloy di Theology of Home, “ciò che lo rendeva più sorprendente non erano tanto le cose mondane che catturano la nostra attenzione, ma l’amore che irradiava dal suo essere”. Frassati ci mostra che anche l’eleganza, quando è vissuta come testimonianza e non come ostentazione, può diventare via di santità. Forse davvero un “santo patrono della moda”: non perché vestiva bene, ma perché sapeva indossare la bellezza come segno della carità.
