“Meno male che c’era lo spazio per un motore, un serbatoio e ritrasformarla in una macchina”. La battuta è del meccanico di fiducia di chi firma questo articolo e il riferimento è alla nuova 500 appena lanciata da Fiat, udite udite, “con motore termico”. La sostanza? Se in Fiat non avessero trovato il modo di infilare un motore termico nella loro futuristica “500 solo elettrica”, rendendola ibrida, ci si sarebbe trovati davanti a un flop che la Duna scansati. L’ecofollia di una mobilità 100% elettrica, finalmente, è riconosciuta anche da quelli che hanno fatto di tutto per alimentarla, provando a imporre mezzi a cui il mercato non è pronto, che la gente non vuole, che costano l’ira di Dio e che presentano criticità ancora troppo significative per chi intende l’auto come un bene di prima necessità piuttosto che come un oggetto tecnologico da sfoggiare in qualche ecosalotto.
“Gli automobilisti – ha detto John Elkann proprio alla presentazione della nuova 500 – non sono disposti a farsi dire quale auto devono acquistare”. Insomma: pensare di imporre luna mobilità elettrica di massa significa voler andare nella direzione opposta al buon senso. L’hanno capito in tanti e, ora, l’ha capito pure Fiat, provando a rilanciarsi sul mercato con un’auto che avrà anche costi più contenuti rispetto al modello solo elettrico. “Abbiamo fatto di tutto, così come i nostri colleghi in Europa, per essere pronti al futuro – ha proseguito Elkann – Ma se noi siamo pronti, il mercato certamente non lo è. E per mercato intendo le persone, i clienti. La maggior parte di loro ha inviato un messaggio chiaro: vogliono avere la libertà di scegliere l’automobile migliore per loro. Oggi Fiat risponde alla loro richiesta ampliando la scelta e oggi, oltre alla Fiat 500 elettrica, offriamo la possibilità di una Fiat 500 ibrida: pratica, ecologica, sicura, confortevole, versatile e, soprattutto, accessibile”.
Non significa, sia inteso, che non c’è sensibilità verso l’ambiente, ma che il massimo proponibile, ad oggi, è ancora l’ibrido. E chi non lo ammette è schiavo di posizioni ideologiche che negano una realtà fatica pure per arrivare a fine mese, che usa l’auto principalmente per lavorare e che ai capricci modaioli ha dovuto smettere di pensarci da un pezzo. Figuriamoci a certe cifre. Alla Commissione Europea, che invece insiste con la sua dead line fissata al 2035, lo stesso Elkann ha ammesso di aver sottoposto un “pacchetto di proposte positive, concrete, prontamente realizzabili e di buon senso, che, insieme, possono iniziare a risollevare l'industria automobilistica europea da quello che rischia di essere un declino irreversibile”.
I numeri, d’altra parte, parlano chiaro e è anche innegabile che sono fortemente dopati. Non solo in Italia, ma anche in quei paesi del nord Europa in cui ci avevano fatto credere che la mobilità elettrica fosse la quotidianità e che invece, ora che gli incentivi si sono ridotti, stanno tornando inesorabilmente al termico. O al massimo, appunto, all’ibrido. Stessa cosa sta accadendo in Germania, dove l’associazione dei commercianti tedeschi (ZDK) ha dimostrato che un’auto su quattro immatricolate da ottobre è “selfregistrata” da concessionarie o case auto, non da un acquirente reale. Un segnale che molte vendite risultano pilotate e non derivano da una domanda reale.‑
L’elettrico, che piaccia o no, regge più su spinte esterne — norme, incentivi, target ambientali — che su una domanda autonoma e stabile. Una volta che gli incentivi si riducono o spariscono, la domanda scompare, soprattutto perchè l’infrastruttura di ricarica è scarsa ovunque e la convenienza economica è pressochè inesistente se si considerano i costi (reali) iniziali. Le auto a combustione restano protagoniste, l’ibrido continua a crescere e le EV devono dimostrare ancora tutto oltre la sola fantasia verde e i facili sconti fiscali. E in Italia, patria non dell’automobile, ma della cultura del motore, il fenomeno è pure più evidente: nonostante nuovi incentivi e sussidi, la quota di elettriche nel totale del mercato resta bassissima rispetto alla già bassa media europea: le auto elettriche sono andate a sbattere con la realtà delle tasche, delle infrastrutture e delle – sacrosante - scelte personali.