Sono bastati due giorni affinché tutto cambiasse. O meglio: che la storia fra le accuse del Riformista diretto da Piero Sansonetti a Sigfrido Ranucci di Report cambiasse il suo percorso apparente e svoltasse verso quello che l’epilogo più imprevedibile. Cioè che Il Riformista a quanto pare ha concentrato la sua pubblica accusa contro Ranucci utilizzando un video che su YouTube è datato al 2014. First reaction, shock.
Il weekend era iniziato con Sansonetti che sul sito del Riformista aveva (teoricamente) calato l’asso sull’affaire Ranucci condividendo il video che avrebbe dovuto inchiodare il giornalista Rai. Si vedevano dei personaggi parlare con Ranucci in un ristorante e il direttore di Report, con disinvoltura, spiegava a dei (finti) collaboratori freelance come mandare dei materiali su un certo politico. Nel video, a un certo punto, compariva anche la frase “Chi paga? La Rai”. Così Sansonetti e il giornalista che ha portato avanti l’inchiesta, Aldo Torchiaro, si saranno sfregati le mani pensando di aver fregato il “cattivo” di questa vicenda, ma Twitter ha detto il contrario.
Alcuni utenti hanno sottolineato come il video pubblicato da Sansonetti sul suo giornale fosse un video già esistente pubblicato su Youtube nel 2014 e che sembrerebbe si trattasse anche della stessa storia a cui faceva riferimento Ranucci nella sua iniziale difesa. Il conduttore di Report infatti aveva scritto sul suo profilo: “Bufala del @ilriformista che presenta come scoop un audio già passato in giudicato. L'audio era stato presentato dal sindaco Tosi ai magistrati. Tosi è stato condannato per diffamazione nei miei confronti a circa 2 anni. La stessa denuncia la prenderà Torchiaro e il suo direttore”
Poi su Facebook ha ribadito: “Si tratta delle stesse registrazioni effettuate dagli emissari di Flavio Tosi. L'allora sindaco di Verona, aveva saputo che stavo realizzando un'inchiesta sulla sua amministrazione e sull'infiltrazione della 'ndrangheta, e sulla presenza di un video hard che lo imbarazzava. Tosi aveva ordinato ai suoi di registrarmi nel tentativo di bloccare l'inchiesta. Depositò i nastri in Procura e mi denunciò per dossieraggio e acquisto di materiale con fondi neri della Rai. Accuse per le quali fui archiviato. Mentre Tosi fu imputato dal Gip per calunnia nei miei confronti e per diffamazione. In primo grado Tosi fu condannato solo per diffamazione”.
Torchiaro invece, ha scritto altro. Secondo il giornalista del Riformista, la denuncia a cui faceva riferimento Ranucci sarebbe in realtà legata a una precedente condanna in primo grado all’ex sindaco di Verona, Flavio Tosi, per calunnia nei confronti di Ranucci quando il politico avrebbe esclamato in conferenza stampa “Siete delle merde!”. La seconda denuncia, quella del giornalista Rai secondo cui il video sarebbe stato manipolato, avrebbe aperto invece un percorso per una sentenza di secondo grado in cui i magistrati avrebbero affermato che non ci sarebbe stata alcuna modifica del filmato.
Per la cronaca: chiunque può verificare la simmetria dei due video. A parte qualche languida differenza grafica - quello de Il Riformista è più curato e “remastered” - i due filmati sul sito del quotidiano e quello su YouTube sono uguali. Stessa camicia, stesse battute - e pure stesse forchettate.
Il Riformista ha proposto questa sorta di inchiesta basandosi su un tipo di retorica oltranzista. Dopo la risposta di Ranucci e l’evidenza che i due video sono gli stessi, il giornale ha continuato a proporre la sua versione, battendo la stessa strada non curandosi - come fanno praticamente moltissime testate - di rispondere alle accuse di chi dice che non hanno tracciato le fonti. Per di più, Torchiaro sul suo articolo parlava di hating da parte di Ranucci e Report contro di lui, di una certa chat sul gruppo privato “Amici di Andrea Scanzi news” in cui gira un thread con l'hashtag #labandaditorchiaro.
Per cui parrebbe abbastanza evidente che Sansonetti e il Riformista, come scritto da molti utenti social con i loro tweet, non abbiano verificato sufficientemente le fonti. Sansonetti e il giornalista autore di questa pseudoinchiesta, Aldo Torchiaro, sono stati accusati dal web di aver fatto un pessimo lavoro e sono seguite una lunga serie di perculate sul giornalismo d’inchiesta, sul metodo utilizzato da Il Riformista, e pure sull’utilizzo di YouTube.
Sul ruolo di Ranucci ci sono comunque delle cose che paiono ancora poco chiare. Possibile che, in quell’incontro segretamente rubato, lui fosse a conoscenza dell’inganno - i freelance erano stati mandati in realtà da Tosi per far nascere una polemica su Report - e abbia proseguito per, a sua volta, far cadere Tosi in una sua trappola? O che invece il video di sette anni fa fosse stato sotterrato e adesso che è stato ripristinato si è aperta una ferita?
Perché, in ogni caso, anche se il video è vecchio, è comunque un video che dimostra certi fatti. Ed è questo il punto. Ranucci, che di fatto è stimato dal suo pubblico e insieme con Report è stato identificato come difensore di una certa idea di giornalismo, ha dalla sua parte l’opinione pubblica, appoggiata da commenti come quelli di Milena Gabanelli e, in queste ore, anche dell'UsigRai, il sindacato di giornalisti della Rai - fun fact: Ranucci condivide su Facebook il messaggio di solidarietà di Daniele Macheda, segretario nazionale dell’ente, scrivendo “In riferimento alla vicenda de Il Riformista”, e la testata commenta sotto che quel commento è precedente alla pubblicazione del video da parte del giornale. Insomma, nessuno parrebbe avere i panni del tutto puliti in casa propria. Solo che, fra la figura di Sansonetti e del suo giornale che sono scivolati proprio su uno degli argomenti clou del giornalismo di oggi, i social, e Ranucci che pare molto, troppo potente per subire gli effetti di una (eventuale) repentina cancel culture, la vicenda continua a essere troppo sfumata perché ci possa essere ora un vincitore (perché, trattandosi di una polemicuccia, questo è quello che vogliamo emerga).
Finora, due cose abbiamo capito: la conferma che Report sta antipatico a molti contribuenti, e che i social, per Il Riformista, sono un terreno di difficile comprensione. Non ci resta che scrivere: to be continued…