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Marco Rizzo: “Io con Alemanno? Vi dico io chi sono i veri fascisti. E Schlein, Pd, Conte e Corriere devono…” E su Landini, sindacati e scioperi…

  • di Roberto Vivaldelli Roberto Vivaldelli

21 novembre 2023

Marco Rizzo: “Io con Alemanno? Vi dico io chi sono i veri fascisti. E Schlein, Pd, Conte e Corriere devono…” E su Landini, sindacati e scioperi…
Abbiamo intervistato Marco Rizzo, storico leader comunista accusato di convergenza con la destra (estrema?) impersonificata da Gianni Alemanno: “Non faccio un partito con Alemanno ma nessuno può darmi lezioni di antifascismo, tantomeno la Schlein o il Pd. Vi dico io dov’è il vero fascismo”. E su Landini, i sindacati e gli scioperi: “Solo un teatrino…”. E a Cazzullo che sul Corriere ha parlato di “rossobruni uniti contro l’occidente” risponde che…

di Roberto Vivaldelli Roberto Vivaldelli

“Non accetto lezioni di antifascismo da nessuno, tantomeno da Schlein e dal Pd”. E su Maurizio Landini: “Questi sindacati servono solo ai sindacalisti e non certo ai lavoratori e agli operai”. L’ex parlamentare comunista Marco Rizzo, 64 anni, è il leader del movimento “antisistema” Democrazia Sovrana e Popolare insieme a Francesco Toscano, giornalista e conduttore della web tv Visione Tv. Reduce dalla manifestazione “per la Pace e per la Palestina Libera” organizzata sabato scorso a Milano insieme a Mani Ovadia, Nicolai Lilin e allo stesso Toscano, di recente ha fatto rumore la sua partecipazione alla tavola rotonda promossa da Gianni Alemanno, il prossimo 26 novembre, nell’ambito dell’evento che di fatto sancisce la nascita del movimento patriottico dell’ex sindaco di Roma.

Rizzo, Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera parla di “rossobruni uniti contro l’occidente” rispondendo a un lettore che commentava la sua presenza alla tavola rotonda organizzata da Gianni Alemanno il 26 novembre nell’ambito del lancio del progetto politico dell’ex sindaco di Roma, il Forum dell’Indipendenza Italiana. Sta per nascere davvero questo partito “rossobruno”?

Il tema è molto semplice. Se una tavola rotonda tra Rizzo e Alemanno scatena una rivisitazione storica del Corriere della Sera, vuol dire che questo sistema è davvero debole. È una tigre di carta, per dirla alla Mao Zedong. Hanno così paura di una discussione? È chiaro che Marco Rizzo non fa un partito con Alemanno perché impegnato nel progetto di Democrazia Sovrana e Popolare con Francesco Toscano. Non abbiamo però timore a confrontarci su temi come la guerra o il conflitto sociale.

Gli altri partiti non parlano di questi temi?

Non ne discutono più da anni. Ma la questione è anche politica: se io partecipo a una tavola rotonda con Gianni Alemanno non devo chiedere il permesso a nessuno, tantomeno ai custodi dell’antifascismo. Chi sarebbero? La Schlein? Che ha portato alla luce delle nuove professioni l’armocromista? I partigiani non esistono più, a chi devo chiedere il permesso? A Fratoianni? A Conte, che con questi qua ci ha fatto un governo? Agli eurodeputati del Pd che hanno votato a favore dell’equiparazione tra nazismo e comunismo al Parlamento europeo? A chi devo chiedere, a quelli che inviano le armi al Battaglione Azov? Devono andare a quel paese. Nessuno è titolato a parlare con me di fascismo. Nessuno.

Marco Rizzo
Marco Rizzo

Lei i “fascisti” veri li hai conosciuti in gioventù. Erano gli anni Settanta.

Sì, il sottoscritto è stato aggredito tre volte dai fascisti quando era ragazzo. Due volte le hanno prese, una terza volta sono dovuto scappare, altrimenti sarei morto.

Cos’è oggi il fascismo?

Il fascismo è un cretino che fa il saluto romano o sono le multinazionali che non pagano le tasse nel nostro Paese? Il fascismo è un giornale nazionale che mette all’indice dieci persone che si sono opposte alla guerra. Questo è il fascismo, oggi. Il fascismo è non far andare a lavorare centinaia di migliaia di persone perché sprovviste di green pass.

Nelle ultime settimane si parla molto di salario minimo e dello sciopero indetto dai sindaci, e in particolare dalla Cgil di Landini. Lei ha fatto notare che ci sono ben 22 di contratti nazionali, con paghe ben inferiori ai 9 euro. Tutti siglati dal sindacato concertativo, Cgil in testa.

Una politica ipocrita. Salvini e Landini - la desinenza è identica - si reggono il gioco l’uno con l’altro. Salvini attacca Landini perché così copre l’incoerenza della sua battaglia: lui durante la campagna elettorale ha detto che avrebbe promosso Quota 41, che avrebbe cancellato la Fornero, che avrebbe dato i soldi agli invalidi. Non è successo nulla, la dottrina di Salvini e Meloni sul lavoro è stata quella di Draghi. Anzi, per alcuni elementi pensionistici è stata peggiorata la legge Fornero.

E Landini?

Annuncia lo sciopero generale e poi lo riduce subito, nel settore dei trasporti, perché si spaventa. In Francia lo avrebbero fatto? Sarebbe il capo dei pompieri. Landini serve a mitigare le lotte.

Non sembra avere una buona opinione sui sindacati concertativi…

Questi sindacati dovrebbero azzerare la concertazione. Per fare questo dovrebbero mandare a casa Landini e tutti i dirigenti simili a lui. Quando c’è uno sciopero generale, e ci sono le motivazioni per farlo, lo si fa il mercoledì, come si faceva durante le grandi battaglie sindacali del secolo scorso, e non il venerdì, per contare su un numero più alto di gente che va a fare il fine settimana fuori. Dovrebbero abbandonare i soldi che ricevono dallo stato con i Caf, e togliere, ad esempio, il Rid perenne di iscrizione al sindacato. Se ti iscrivi al sindacato, ti porti quell’iscrizione fino alla tomba, e non viene mai rinnovata annualmente. Non è corretto. Ogni anno andrebbe effettivamente verificato se gli iscritti sono soddisfatti. Il sindacato concertativo serve solo ai sindacalisti, e non agli operai e ai lavoratori.

Gianni Alemanno
Gianni Alemanno

Ok, concludiamo con una domanda sul vostro soggetto politico, Democrazia Sovrana e Popolare, che non sarà dunque quello di Alemanno.

A gennaio ci sarà il congresso fondativo di Democrazia Sovrana e Popolare che è altra cosa rispetto al movimento di Alemanno. Con Francesco Toscano lanceremo una proposta di cambiamento generale della politica economica, sociale, e sindacale del nostro Paese.

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