Oggi è un giorno felice. La guru del riordino Marie Kondo ha ammesso l'indicibile verità che è sempre stata sotto gli occhi di tutti: "È impossibile avere casa ordinata". La rivelazione "choc", divenuta subito virale, è piombata come fulmine a ciel caotico durante un webinair in cui la nostra stava comunque smarchettando il suo nuovo libro: "Marie Kondo’s Kurashi at Home: How to Organize Your Space and Achieve Your Ideal Life", ossia, almeno a giudicare dal titolo, l'ennesimo volume da lei redatto sull'arte di rassettare maniacalmente la propria dimora per ottenere benessere e irradiare sprazzi di luce. La contraddizione in termini è già spassosa così. Ma vogliamo approfondire. Perché Kondo, da sempre alfiera del leggendario motto secondo il quale l'ordine esterno rispecchierebbe quello interiore, ha perfino ammesso di aver perso più volte la brocca proprio per via dello stringente regime anti-caos che imponeva alla sua stessa vita di tutti i giorni. È arrivato il momento di istituire il Pride dei casinari. Se non ora, quando?
Nonostante i best seller milionari sul riordino e pure la seguitissima serie Netflix di cui è protagonista, sul fatto che Marie Kondo fosse una mezza sòla non c'erano grossi dubbi. Per esempio, come è noto, la guru consiglia da sempre di riordinare buttando via gli oggetti non necessari che intasano le nostre dimore. Peccato che, nel 2019, ha aperto uno shop online in cui si è messa a vendere, a cifre astronomiche ça va sans dire, le più inutili diavolerie ingombra-spazio pensabili: su The Shop at KonMari era ed è infatti possibile acquistare chiccherie come un paio di pantofole in pelle (umana?) made in Tokyo da 205 dollari, un mestolo tutto tempestato d'oro alla modica cifra di 96 dollari insieme a un altro centinaio di amenità da lei definite "generi di prima necessità". Ma 'ndo vai se il portautensili in ottone da 275 dollari non ce l'hai?
Fortunatamente, non siamo proprio tutti fessi. E, infatti, l'autore Kevin Nguyen all'epoca del lancio del Kondo shop twittò sarcastico: "Questa ci vede lungo. Liberatevi delle vostre cose inutili per comprare le cose inutili che vi vendo *io*. Incredibile, è la nuova Jeff Bezos". In Italia, si direbbe Wanna Marchi. Almeno, a livello di marketing. Tieniti la pancia, ma sciogli il disordine, marrano! Ok, e poi?
E poi, nonostante i milioni (che si è fatta Kondo), ti ritroverai disperato quanto prima. Se non di più. È lei stessa ad ammetterlo: "Quando applicavo questo rigido regime alla mia vita, finivo spesso le giornate in lacrime, ero esasperata". Curioso che tale infinitesimale dettaglio non abbia trovato spazio in nessuno dei suoi best seller. Manco una misera nota a margine per accennare alle controindicazioni del "sistemone".
Oggi Kondo rivela di vivere in una casa "disordinata" anche perché, "dopo il terzo figlio, è impossibile mantenere certi standard". Adesso, però, non diamo colpe alla pora prole. In linea di principio, chiunque di noi dovrebbe avere abbastanza amor proprio per malsopportare le persone che ci spiegano "come si vive". Ognuno, tocca sempre sottolineare l'ovvio, trova il proprio equilibrio in modo squisitamente soggettivo: non c'è una regola che valga per tutti. Grazie a Mefisto, non siamo macchine programmate per funzionare in un certo modo e solo in quello. Due più due, quando si tratta di esseri umani, non fa per forza quattro ogni sciagurata volta. Questo il primo, marchiano errore che sta alla base di tutto il Kondo-pensiero. Kondo-pensiero che si sarà pur disintegrato, ma che vive e lotta ancora sugli scaffali delle librerie di tutto il mondo. Nonostante la sua manifesta rinuncia all'ordine, la nostra sforna infatti ancora volumi su come sarebbe più opportuno che noi sciagurati vivessimo. E c'è chi se li compra? Ovvio!
Con oltre quattro milioni di follower su Instagram, il fenomeno Kondo è e resterà pressoché inarrestabile pure se Marie dovesse sgozzare un vitello neonato in diretta social. E i suoi "adepti" continuerebbero a trovare giustificazioni, come già stanno facendo ora, pur di non ammettere di aver speso fior di dobloni, magari per anni, al solo scopo di farsi infinocchiare da una risma di belle parole mandorlate. Non funziona ciò che funziona. Funziona ciò che credi funzioni. Al di fuori del campo strettamente pratico, è così che va. Ed è su questo che personaggi come Kondo, a cui aggiungeremmo serenamente una nutritissima schiera di influencer nostrani ed esteri, campano, anzi, proliferano. Pure quando si contraddicono da soli, mandando in vacca l'intera "dottrina" enunciata fin lì. Quando lo fanno, e capita spesso, succede perché sanno di poterselo permettere, oramai. La loro fanbase è abbastanza in(o)culata da credere, come atto di fede, alla qualunque, imperituramente. Il senso critico è del tutto schiacciato, appiattito, dimenticato. Contenti loro.
Mentre scriviamo, intorno pare sia esplosa una bomba. La cenere della sigaretta finisce un po' dove dovrebbe, ma soprattutto sul tavolino disgraziatamente sprovvisto di sottobicchieri. Bicchieri, poi, perché? Da che mondo è mondo, si beve dalla boccia di mezza naturale. Che la frizzante è per bestie di Satana, si sa. E le bottiglie da un litro, sono scomodissime. Mentre i nostri oggetti inutili disseminati per la stanza ci riempino gli occhi di gioia superflua, impossibile non domandarsi se questo senso di libertà, un po' pigra ma soprattutto anarchica, vivace, Kondo l'abbia mai assaporato almeno una volta nella vita. Fatti suoi. Nel frattempo, la certezza di non essere stati presi per il cul*, almeno questa volta, ve lo assicuriamo, è gratis. La pace che dà non sentirsi "allineati con l'universo", infatti, non ha prezzo. "Sabotare, sovvertire", cantavano i 99 Posse nel 2000. E ce n'è ancora un grande, grandissimo bisogno.