Elon Musk si è ripetutamente vantato (o forse lamentato) per il fatto che pagherà in tasse per il 2021 più di quanto chiunque altro abbia mai pagato: circa 11 miliardi di dollari. Ma, di contro, a quanto pare Tesla non pagherà un centesimo (perlomeno non negli Usa, dove ha sede). Il tutto sebbene la società abbia appena fatto registrare il suo anno di gran lunga più redditizio di sempre, con un utile netto di 5,5 miliardi di dollari e un utile “rettificato” di 7,6 miliardi.
“Ma – riferisce Cnn Business – in una nota sepolta a piè di pagina del suo recente deposito finanziario annuale presso la Securities and Exchange Commission, Tesla riferisce che le sue operazioni negli Stati Uniti hanno avuto una perdita di 130 milioni di dollari l'anno scorso al lordo delle imposte. Afferma che tutti i suoi profitti al lordo delle imposte, per un valore di oltre 6 miliardi di dollari, provenivano da operazioni all'estero, anche se il 45% delle sue entrate proveniva da vendite negli Stati Uniti”.
Secondo Martin Sullivan di Tax Analyst la cosa è contraria al buon senso ma non necessariamente al sistema fiscale degli Usa. Sullivan ritiene che la perdita di 130 milioni che figura sulle operazioni di Tesla negli Stati Uniti sia molto probabilmente dovuta a una pratica comune per le società multinazionali statunitensi: strutturare le loro operazioni in modo che le filiali estere siano quelle che risultino in attivo.
Un recente rapporto del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha rilevato che il 61% degli utili internazionali delle multinazionali statunitensi sono registrati in sette piccoli Paesi – Bermuda, Cayman, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Singapore e Svizzera – noti come paradisi fiscali . Una pratica che molti politici e l’amministrazione Biden hanno promesso di reprimere: “Tesla e altre grandi società – le parole della senatrice Elizabeth Warren, ricorrente antagonista di Musk – hanno a lungo utilizzato truffe e scappatoie per evitare il pagamento delle tasse. I democratici stanno lavorando per porre fine ai tagli alle tasse voluti dai repubblicani per le società che trasferiscono profitti e posti di lavoro all’estero”.
Tuttavia, il Congresso finora non è riuscito (o non ha voluto) a prendere provvedimenti al riguardo.
“D’altra parte – sottolinea Cnn – nella documentazione presentata Tesla non spiega esattamente cosa abbia fatto: per esempio, non dice in quale paese o paesi ha realizzato il suo profitto segnalando una perdita negli Stati Uniti. E Tesla si è rifiutata di rispondere alle domande al riguardo”.
Ci sarebbe anche un’altra ipotesi: che Tesla stia perdendo davvero (e da sempre) negli Usa e che stia guadagnando solo in Cina. È la tesi di Gordon Johnson di Glj Research, convinto che gli investitori stiano dando troppo credito alla società di Musk. “Ma – argomenta Cnn Business – altri analisti che hanno esaminato i libri contabili sostengono che i profitti di Tesla, sia in patria che all'estero, sono reali, indipendentemente da ciò che dicono i suoi moduli fiscali statunitensi”.