Non solo auto (elettriche, con Tesla). Non solo razzi (spaziali, con SpaceX). Elon Musk ha anche a che fare con le interfacce neuronali impiantabili, con Neuralink. Manco a dirlo, anche per questo suo progetto l’uomo più ricco del mondo è finito al centro delle polemiche.
Dopo che l’azienda fondata nel 2016 ha dichiarato di essere pronta ad avviare dei test clinici sugli esseri umani, è emersa la notizia della morte di 15 delle 23 scimmie a cui erano state impiantati i chip cerebrali Neuralink.
“La notizia – riferisce il Corriere – è stata diffusa dal Physicians Committee for Responsible Medicine, un gruppo animalista che ha studiato oltre 700 pagine di documenti, registri veterinari e rapporti di necroscopia, attraverso una richiesta dei documenti recapitata all'università della California Davis, che aveva preso in carico i test. «Praticamente ogni singola scimmia con impiantato il chip di Neuralink ha manifestato sintomi piuttosto debilitanti», ha dichiarato Jeremy Beckham, il direttore del Pcrm. I chip Neuralink sono stati impiantati praticando dei fori sul cranio delle scimmie. Secondo quanto emerso nel report, un primate ha sviluppato un'infezione cutanea sanguinosa e ha dovuto essere soppresso. Un altro è stato trovato senza dita delle mani e dei piedi, «forse a causa di automutilazione o per qualche altro trauma non specificato», e ha dovuto essere abbattuto. Un terzo, poco dopo l'intervento chirurgico, ha iniziato a vomitare e dopo alcuni giorni ha manifestato segni di stanchezza; l’autopsia ha poi rivelato che sull'animale era in corso un'emorragia cerebrale»”.
In seguito a questi episodi, il Pcrm ha presentato una denuncia al Dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti, accusando l’Università della California Davis e Neuralink di nove violazioni dell'Animal Welfare Act (benessere animale): “Molte scimmie, se non tutte – la tesi – hanno sperimentato una sofferenza estrema a seguito dell’installazione degli impianti sperimentali altamente invasivi, che hanno prodotto infezioni negli animali, compromettendo significativamente la loro salute, così come l’integrità della ricerca”.
Neuralink ha risposto che i primi test sono stati eseguiti su cadaveri e animali “ritenuti dal personale veterinario sufficientemente sani per un evento anestetico ma che avrebbero potuto non avere una qualità di vita adeguata a causa di una condizione preesistente”. Nella dichiarazione si legge che “gli animali di Neuralink sono rispettati e onorati dal nostro team. Senza un contesto adeguato, le informazioni dalle cartelle cliniche e dai dati degli studi possono essere fuorvianti. È importante notare che queste accuse provengono da persone che si oppongono a qualsiasi uso di animali nella ricerca”. L'azienda non ha negato la morte delle scimmie, ma si è detta “assolutamente impegnata a lavorare con gli animali nel modo più umano ed etico possibile”.