Il mondo ha bisogno di gente come Elon Musk, ma ogni tanto pure di un tizo che gli dica: anche meno.
Il visionario imprenditore sta diventando una sorta di personaggio da puntata di South Park. Va bene la capacità di immaginare il futuro e di dare alla gente quello di cui nemmeno sa di aver bisogno, ma a volte il troppo stroppia. L’ultima startup di Musk si chiama Neuralink e prevede una tecnologia che attraverso piccoli fori nel cranio è in grado di ristabilire connessioni neuronali a persone che hanno patologie come il Parkinson. Questo l’uso medico rivoluzionario.
Ma come ogni scoperta che si rispetti, ci sono il lato scientifico e quello pop. Quello pop è che secondo Musk, con questi piccoli fori sarà possibile ascoltare musica direttamente dal cervello, grazie all’installazione di un chip.
Ci sono movimenti storici che non si possono arginare. Qualche anno fa Steve Jobs presentava l’iPhone e oggi tutto il mondo è stato rimodellato su quell’oggetto. Sono cambiamenti epocali, le cose vanno così e basta. Musk sicuramente non si fa le menate che ci facciamo noi è troppo impegnato a immaginare il futuro e a crearlo, però ecco possiamo parlarne.
È veramente importante ascoltare musica direttamente dal cervello? Che poi cosa vuol dire? Il passaggio dalle orecchie è così faticoso ormai?
L’altro giorno leggevo un romanzo molto complesso, pieno di personaggi. Era una lettura fatta in momenti di straforo, abbandonata poi ripresa a seconda delle esigenze. Non ci capivo niente, c’era troppa trama, non gli stavo dietro.
Arrivato a pagina duecento ho resettato e ricominciato dall’inizio il libro. Adesso la lettura scorre chiara e quello che prima non capivo mi torna.
Possiamo spremere un libro o un disco direttamente nella testa, ma ogni tanto non è male usarlo quel cervello, fargli fare il suo lavoro. Siamo sempre più settati per i contenuti brevi e il multitasking, ma ha senso?
Già immagino la tecnologia del chip per la musica nel cervello. Sali sul tram e vedi tipi stralunati sempre più isolati in loro stessi che oscillano il capo e canticchiano. Hanno il chip nel cervello. Dalla musica si passerà alle pubblicità. Una volta ci preoccupavamo dei messaggi subliminali, questo è niente a confronto. Però diventeremo come Neo in Matrix che impara il Kung Fu con un programma di addestramento, sarà come farsi delle pere di nozioni direttamente in corteccia. Quando passeremo a un chip nel basso ventre per simulare il sesso?
Il messaggio di ascoltare la musica col cervello mi pare più connesso col concetto attuale di tempo. Puoi startene isolato, fare altro, non doverti sforzare e avere un contenuto già nella tua testa, quasi senza doverlo elaborare. Diventerà la prassi di come si ascolta la musica.
È buffo perché la musica nasce suonata, ma ormai quasi più nessuno di noi ha un impianto hi-fi in casa. Abbiamo casse, diffusori, ma non abbiamo un bell’impianto con i bassi e gli alti che fa tremare i vetri. I grandi produttori si sbattono per creare il sound, per dare un volume e una frequenza a degli strumenti e noi ascoltiamo suoni sempre più appiattiti, sempre più digitali.
Il mondo sta cambiando e va bene così, opporsi al cambiamento è da vecchi burberi brontoloni, ma non è che ogni cambiamento sia in meglio. Se dovessi scegliere tra farmi dei buchi nel cranio e comprarmi uno stereo, beh non avrei molti dubbi. Non è che devi sempre stare sul carro del progresso, ogni tanto è il mondo che si deve adeguare a te.