L’Unione Europa, sempre più concentrata sulla situazione in Ucraina, ha optato per un embargo dei prodotti raffinati dalla Russia. La decisione entrerà in vigore a partire dal 5 febbraio, e anche se l’Italia dovrebbe essere pronta a eventuali situazioni di scarsità, la mancanza prevista di oltre un milione di barili al giorno in tutta Europa, potrebbe far sì che per i consumatori le soprese dovute a questa guerra non siano ancora finite. Già siamo a più di 2 euro al self-service, ma i prezzi potrebbero schizzare. La prima causa potrebbe essere la decisione da parte del governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni, di non rinnovare il taglio delle accise, deciso dal governo Draghi e scaduto il 31 dicembre. Per Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, ha definito la decisione «a dir poco irresponsabile».
I dati del Ministero dell’Ambiente, stando a quando affermato da Dona, il prezzo del diesel sarebbe di 2,007 euro al litro, mentre la benzina arriverebbe al 2,051/litro, mentre al servito si va rispettivamente tra l’1,8659 e 1,883 e tra 1,904 e 1,926. L’aumento rispetto al 31 dicembre, secondo Dona, sarebbe di «quasi 23 centesimi in più, con un rincaro del 13,8%, pari a una stangata di 11 euro e 36 per un pieno da 50 litri, 273 euro su base annua considerando 2 pieni di carburante al mese a famiglia, mentre il gasolio sale del 12%, oltre 20 centesimi al litro, pari a 10 euro e 22 centesimi a rifornimento». Il mercato dovrebbe essersi già adattato, dopo l’embargo di giugno scorso, stando a quanto dichiarato da Kadri Simson, la commissaria europea per l’energia. Inoltre i prezzi potrebbero essere contenuti con un ulteriore calmiere dei Paesi del G7.
In più, l’UE potrebbe essere sostenuta dai nuovi partner arabi, dal Kuwait all’Arabia Saudita e all’Oman. A dirlo è Hedi Grati, la responsabile della ricerca su combustibili e raffinazione di S&P global commodity insight: «L’ampliamento della capacità di raffinazione di Kuwait, Arabia Saudita e Oman, che potrebbe alleviare qualsiasi ulteriore impennata dei prezzi da parte della Russia». Intanto, per provare a gestire le paura dell’aumento, il governo Meloni ha reintrodotto la cosiddetta “accisa mobile”, uno strumento introdotti tra 2007 e 2008 dal governo Prodi II e che potrebbe tutelare i consumatori, abbassando l’accisa con l’aumentare del prezzo.