Ecco, lo so, voi immaginate i giornalisti del New York Times (NYT per gli amici) in tweed, button down, clarcks, velluti a coste e tutto l’immaginario Robert Redford/Dustin Hoffman in “Tutti gli uomini del presidente” che con la loro tazzona di caffè in mano si informano sulle vicende italiane leggendo il Corriere della sera, Repubblica (qualcuno recentemente ha detto “scrivere su Repubblica è diverso da essere di Repubblica”), Il Foglio (per il turboatlantismo).
Bene. Con la minchia!
Al New York Times leggono Dagospia. Adesso, non è la prima volta che ne abbiamo sentore, basta una ricerchina per vedere che già dal 2016 ai piani alti del NYT si chiedono “Ma Dagospia che dice?”. L’ultima novità è che non solo leggono Dagospia perché è il sito (o il giornale, oramai differenze io non ne vedo) di retroscena più informato e anticipatore che esista in Italia e anche fuori dai confini. È che al NYT sono pazzi della storia Totti-Blasi-Bocchi, con buona pace di chi “non leggo gossip”.
E infatti il NYT non solo ne legge, ma ne scrive pure. Citando, con la consueta e ineffabile precisione, fonti esatte e anticipazioni e scoop. “The most trusted name in italian gossip”, scrive Jason Horowitz, “il più affidabile sito di gossip, Dagospia” (continuo in italiano) ha fatto partire una guerra in cui vengono presi in ostaggio Rolex e Jimmy Choos (so’ scarpe). E come avrebbe fatto Dago non solo a scatenare questa guerra ma addirittura a “cambiare la venerata immagine di Totti”? Semplice. Pubblicando la foto di Ms. Bocchi dietro a Totti durante una partita di calcio.
Il che, con buona pace di chi scrive articolesse che nessuno legge, è assolutamente la verità. E ci voleva il NYT per spiegare a molti giornali italiani che le fonti si citano.
Adesso, io non ho ancora bene capito cosa significhi la frase attribuita a non so chi di Repubblica. Però so una cosa: “Apparire su Dagospia e essere di Dagospia è differente”.