È il re del gossip, ma non solo in rosa. Non c’è infatti indiscrezione che, prima di essere pubblicata da chiunque, non sia prima passata dalla scrivania (o dal cellulare) del fondatore di Dagospia. E anche nella partita del Quirinale, che si protrae da giorni, è sempre lui tra i più ben informati sulle trattative in corso da parte dei partiti. All'inviato di Piazzapulita, che l’ha raggiunto nella sua sfarzosa dimora-redazione, ha svelato chi avrebbe le maggiori possibilità di diventare il nuovo capo dello Stato italiano già venerdì 28 gennaio. “Mattarella bis, Giuliano Amato ma, soprattutto, Sabino Cassese”. Questa la rosa di nomi che Roberto D’Agostino ha snocciolato nella trasmissione di La7 condotta da Corrado Formigli. Ma non è tutto. Perché Dago ha poi commentato, uno per uno, tutti gli altri nomi usciti finora con la sua consueta schiettezza. “È la rivincita della politica sulla Draghicrazia”. Così ha definito i nomi in campo, sottolineando quello del costituzionalista Cassese che sarebbe in pole position. “Salvini, andando alla porta del professor Cassese ha fatto una proposta. Quello vuol dire fare politica. Cosa che, sinceramente, non ha capito Mario Draghi” ha spiegato. Aggiungendo: “Draghi è talmente pieno di sé che starebbe mesi senza mangiare. Perché a un certo punto ha iniziato a crederci. La sua ambizione di diventare capo dello Stato era nella misura in cui aveva il consenso dei partiti. Quei leader che lui aveva trattato con la puzza sotto il naso e arroganza. Ma a quel punto i partiti – ha continuato D’Agostino – gli hanno detto: adesso arrivi qua e so’ cazzi”. Anche perché, ha puntualizzato in modo colorito: “A Roma la maschera del Marchese del Grillo quanto può durare? Perché un giorno avrai bisogno di me. Nella vita conta più il carattere del talento. E questa è la prova”. E ricorda un famoso caso del recente passato: “Mi ricordo Monti. Tutti a farsi le pippe con il loden, e lui si era montato la testa fondando anche un partito e poi che fine ha fatto?”.
I retroscena, però, non finiscono qui. Perché il fondatore di Dagospia ha poi illustrato uno scenario che apparentemente può sembrare di fantapolitica, ma che nella realtà non sarebbe poi così irreale. “Il cioccolatino per Draghi cos’è? Che uno ha 86 anni, Cassese. E l’altro 83, Amato. Quanto possono durare?” facendo chiaro riferimento alla loro avanzata età. Fatti i dovuti scongiuri, D’Agostino ha proseguito: “Facciamo le corna, però mi riferisco al fatto che loro stanno lì un paio di anni a proteggere questo governo e poi… si dimettono, qual è il problema?”. Per questo sarebbe ormai definitivamente tramontata l’ipotesi di Pier Ferdinando Casini: “Ha 67 anni, quello te lo devi sorbire per sette anni”. E poi stronca uno per uno gli altri nomi in lizza: “La Casellati? È un altro caso di fuffa. Se va a Bruxelles che ci va a fare? A comprare i foulard in quale boutique? Ma ce lo vedi un avvocato matrimonialista?”. Marta Cartabia? lo sollecita l’inviato di Piazzapulita: “Ma no, Marta Cartabia era casomai per un ruolo di premier. Perché ha due fili, uno ce l’ha in mano Cassese e uno Amato”. Elisabetta Belloni? “Qui stiamo veramente nel mondo delle barzellette, perché non si è mai visto, nemmeno in Russia, un capo dei servizi (attualmente a capo dell'intelligence) che va a fare il capo dello Stato”. Visto che, ha proseguito: “L’importante è che i partiti in alleanza nel governo siano uniti su un nome per il prossimo presidente della Repubblica. Poi la Meloni può votarlo o meno”. E ha concluso lapidario, rispondendo alla domanda del giornalista su un candidato unico del centrodestra: “Forse non te l’ha detto nessuno, ma il centrodestra non esiste più”.