Tra nomi bruciati, candidature tenute sottobanco e continue riunioni più o meno alla luce del sole, domani si arriverà alla quarta votazione – c’è chi dice quella decisiva - per scegliere il nuovo Presidente della Repubblica. Ma quest’oggi, mentre i grandi elettori si recavano in aula, l’Unione Monarchica Italiana ha deciso di lanciare una forte provocazione: Aimone di Savoia-Aosta Presidente. Un nome non certo popolare, ma che per il significato intrinseco che risiede nell’albero genealogico (e nel blasone nobiliare) apre ad un’ampia riflessione sul ruolo del Presidente della Repubblica nel bel mezzo delle polemiche sulle schede “fantasiose”, sul conclave e sul sogno del presidenzialismo. Per questo, abbiamo raggiunto Alessandro Sacchi, Presidente dell’Unione Monarchica, per chiedergli da dove nasce questa “folle folle idea”, avrebbe cantato Patty Pravo, di avere al Quirinale un Savoia.
Sacchi, il prossimo presidente sarà veramente un arbitro terzo?
Facciamo prima un passo indietro. Quando il costituente delineò la figura del capo dello Stato repubblicano attinse a piene mani dallo Statuto Albertino. Il Presidente della Repubblica ha più o meno gli stessi poteri che aveva il re secondo il dettato dello Statuto.
Repubblica e Monarchia non sono in antitesi?
No, ma questo però aveva un gran peccato originale, era flessibile: modificabile con legge ordinaria. Ne fece tesoro il costituente arrivando ad una Costituzione rigida dove però venne fatto un errore concettuale, in democrazia parlamentare, il Presidente della Repubblica è l’arbitro della partita.
E quindi?
Questa terzietà è stata una finzione che ha alimentato tutte le elezioni, ogni presidente eletto ha detto che non sarà uomo di parte. Ma un conto è il proposito, un conto la realizzazione. Una persona che ha militato da una certa parte come può resettare la propria ideologia? Mica è un computer…
Come si può risolvere questa situazione secondo voi?
Non siamo nel mezzo di un guado che si risolverebbe con delle elezioni, siamo in una crisi di sistema e questa si risolve con una nuova costituente. Bisogna azzerare e rimodulare il meccanismo.
E voi che meccanismo proponete?
Noi invitiamo a guardare le più grandi democrazie parlamentari, quelle con al vertice un potere arbitrario: Svezia, Belgio, Olanda, Spagna e ovviamente la Gran Bretagna. Solo le monarchie hanno un meccanismo che funziona. Ma di queste cose se ne parla quando la crisi è evidente, ovvero ogni qual volta va eletto il capo dello Stato.
Le trattative di questi giorni non la convincono?
Non voglio dire di esser disgustato, ma diventa un mercato. È utile? Una cosa così importante diventa come una candidatura per amministratore di condominio. Lo trovo surreale.
Ed ecco la proposta choc di Aimone di Savoia Presidente della Repubblica…
È una provocazione, la soluzione per me sarebbe la monarchia costituzionale parlamentare con Aimone re. Questo lo dico da almeno sei mesi, ma sarebbe anche un bel Presidente della Repubblica: ha il requisito della terzietà.
Su cosa si basa?
È amministratore delegato di due delle cinque multinazionali Pirelli e ci è arrivato per il suo talento. Sarebbe una risorsa da tenere presente, ma serve comunque la ridiscussione della carta costituzionale che preveda una nuova legge elettorale. Questo mercantilismo rende tutto modesto.
Cambiando tema, nelle ultime ore gli eredi di casa Savoia hanno chiesto la visione e la restituzione di numerosi gioielli custoditi in un caveau della Banca d’Italia, lei che ne pensa?
Se questi gioielli fossero stati nella disponibilità di Casa Savoia, il Re Umberto II, un uomo buono, giusto e amante dell’Italia, se li sarebbe portati via. Il fatto che li abbia lasciati a Einaudi mi fa pensare che non fosse roba sua, ma in dotazione alla famiglia reale. Sono un monarchico, ma non credo che le cose siano loro.