È scontro in Parlamento tra maggioranza e Pd circa la vicenda delle presunte informazioni riservate fatte arrivare da alcuni parlamentari a Luca Casarini, attivista della Ong, Mediterranea Saving Humans. A sollevare il caso è stato il quotidiano La Verità di Maurizio Belpietro che tira in ballo esponenti del Partito democratico. Il capogruppo di Fdi, Tommaso Foti, ha annunciato in aula alla Camera la presentazione di un’interrogazione parlamentare, parlando di fatti che, per come sono rappresentanti, “sono di una gravità estrema”. Secondo La Verità, infatti, spiega sempre Foti, “risulterebbe che da un'informativa della Guardia di finanza vi sarebbe stato chi ha fornito a Casarini e a Giuseppe Caccia, che oggi sono oggetto di interesse da parte dell'autorità giudiziaria, niente meno che un rapporto del comando delle Capitanerie di porto che risulterebbe essere un rapporto non divulgabile a terzi, ma che dovrebbe rimanere nell'ambito di quella che è lo stretto perimetro della attività istituzionale di ministri e sottosegretari”. A fare eco a Foti anche il senatore della Lega, Claudio Borghi: “Nessuna ambiguità: se ci sono onorevoli coinvolti in questa vicenda è necessario chiarire".
L’accusa del quotidiano di Belpietro
Il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro da oltre una settimana sta aprendo sul presunto “caso-Casarini”. I giornalisti Giacomo Amadori e Fabio Amendolara scrivono infatti che gli “esponenti del Pd erano “praticamente gli informatori sotto copertura della banda di Luca Casarini e Giuseppe Caccia” (alla sbarra a Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) con cui “condividevano un intenso flusso di informazioni sulla posizione dei barconi e sul loro recupero”. I rapporti tra la politica e l’equipaggio della Mare Jonio, affermano, “emergono dalle chat acquisite dagli inquirenti” sulla base degli atti dell'inchiesta della Procura di Ragusa che indaga su Luca Casarini e altre cinque persone per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione. Come riportato da La Repubblica lo scorso 6 dicembre, un difetto di notifica ha nel frattempo fatto slittare al 14 febbraio l’inizio dell’udienza preliminare per lo stesso Luca Casarini e le altre cinque persone: toccherà al giudice decidere se gli elementi messi insieme dal pm di Ragusa Santo Fornasier siano sufficienti per mandarli a processo.
La replica di Casarini
La replica del diretto interessato, Luca Casarini, non è tardata ad arrivare. “Leggo con divertito stupore le dichiarazioni di esponenti della maggioranza di governo su informazioni riservate che avrei ottenuto da parlamentari che le chiedevano a vertici militari. Questi signori deputati della maggioranza sono tra quelli che si sono bevuti le bufale di un noto giornale scandalistico, che è già da me citato in tribunale per il dossieraggio illegale, e per altri più gravi reati". Afferma l’esponente di Mediterranea Saving Humans, riferendosi alle presunte informazioni riservate fornite all'attivista della Ong da parte di esponenti del partito democratico. "Voglio rassicurare i malcapitati vittime delle bufale: casomai sono io - prosegue Casarini - che ho fornito informazioni preziose alla Guardia Costiera, tramite i parlamentari, su casi di persone in pericolo in mezzo al mare. Un'attività questa, peraltro prevista dalla Convenzione di Amburgo in tema di cooperazione tra istituzioni e società civile, per scongiurare tragedie come quella di Cutro, per portare un esempio recente”. Dal Pd, arriva invece la replica di Matteo Orfini, tirato in ballo proprio dalla Verità e dalla maggioranza di governo: "Vedo che vari esponenti del partito di Giorgia Meloni chiedono compulsivamente conto, in agenzia, dei rapporti del Pd con Casarini. Dato che in questo caso suppongo si riferiscano a me, vorrei cortesemente segnalare loro che sono stato due giorni fa in televisione (ospite di Porro e alla presenza di Sallusti) a parlare proprio di questo. E che i miei rapporti con Mediterranea sono pubblici e noti”.
La Cei: “Accuse diffamatorie”
Nella vicenda legata ai fondi destinati alla Ong, La Verità e Panorama hanno tirato in ballo anche la Cei, la Conferenza Episcopale Italiana presieduta dal cardinale Matteo Maria Zuppi, e i presunti finanziamenti concessi proprio a Mediterranea. Rapporti che sarebbero svelati dalle intercettazioni compiute dalla Guardia di finanza per conto della Procura di Ragusa, nell'indagine per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a carico di Mediterranea, e diffuse in anteprima proprio dal quotidiano da Belpietro. La Cei si difende e parla di “accuse diffamatorie nei confronti di persone e istituzioni ecclesiastiche”, che partono “da alcune chat usate in modo strumentale e improprio”. Una “pratica che, contro chiunque venga utilizzata, merita sdegno e disappunto”. Ma fino a che la vicenda non sarà chiarita sul piano giudiziario - con gli eventuali rinvii a giudizio o con l’archiviazione delle accuse - il caso è destinato a tenere banco anche sul piano politico. L’udienza preliminare del 14 febbraio rappresenterà dunque una tappa fondamentale.