Cos’è peggio: dare una notizia falsa ma lasciando passare un messaggio condivisibile, oppure denunciare la falsità alla base per evitare che questa inquini l’output positivo? È la domanda che viene da farsi seguendo il caso di Giovanna Pedretti, proprietaria della pizzeria Le Vignole di Sant’Angelo Lodigiano trovata morta nel fiume Lambro. Da qualche giorno il nome di Pedretti era finito al centro di un caso messo in luce da Selvaggia Lucarelli e dal suo compagno Lorenzo Biagiarelli. I due hanno cominciato a sostenere che la recensione apparsa sul profilo di TripAdvisor della pizzeria contenente espressioni omofobe e offensive verso le persone disabili sarebbe stata falsa e sarebbe stata creata appositamente da Pedretti. La proprietaria aveva risposto con un bel messaggio che aveva incontrato il favore di molti, tra cui anche la ministra per le disabilità Alessandra Locatelli. Lucarelli e Biagiarelli avevano evidenziato invece alcune ambiguità nella recensione, finita poi al centro di un servizio di Jari Pilati per il Tg3. In attesa di capire qual è la causa della morte di Giovanna Pedretti, ripercorriamo le tappe di questa vicenda.
La recensione e la risposta
“Mi hanno messo a mangiare di fianco a dei gay, non mi sono accorto subito perché sono stati composti, e un ragazzo in carrozzina che mangiava con difficoltà, mi spiaceva ma non mi sono sentito a mio agio”, erano state le parole di un utente su TriAdvisor, che ha anche aggiunto: “Peccato perché la pizza era eccellente e il dolce ottimo, ma non andrò più”. Giovanna Pedretti aveva poi risposto: “Ci tenevo a farle presente che il nostro locale e aperto a tutti e i requisiti che chiediamo ai nostri ospiti sono l'educazione e il rispetto verso ognuno. Le sue parole di disprezzo verso ospiti che, non mi sembra vi abbiano importunato, mi sembra una cattiveria gratuita e alquanto sgradevole”. La proprietaria proseguiva sottolineando che gli sguardi nei confronti del ragazzo in carrozzina “non erano passati inosservati”. Pedretti poi definì delle “bassezze umane” gli atteggiamenti del cliente, concludendo il messaggio con una richiesta: “Le chiedo, gentilmente, di non tornare da noi, a meno che non ritrovi in sé i requisiti umani che nel suo atteggiamento sono mancati”. La titolare della pizzeria di Sant’Angelo Lodigiano era stata notata persino dalla ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, che si era complimentata con la cinquantanovenne.
“L’indagine” di Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli
Selvaggia Lucarelli è stata tra le prime a notare, insieme al compagno Lorenzo Biagiarelli, alcuni aspetti poco chiari della recensione: “I giornali e le tv ne fanno un’eroina. Brava, risposta esemplare, andiamo tutti a mangiare da lei. Lei rilascia interviste perché c’è bisogno di più umanità in questo mondo. Già. Peccato che come fa notare @lorenzobiagiare quella recensione non può essere vera”, è il primo tweet di Lucarelli, che rimanda alla più approfondita analisi del compagno. Quest’ultimo su “X” analizza sia la forma che contenuto della recensione in maniera piuttosto approfondita: rileva che il font di recensione e riposta sono diversi, così come cambiano l’interlinea e la spaziatura. Poi la differenza con il formato standard Google e la ripetizione degli stessi errori ortografici, soprattutto “la minuscola dopo tutti i punti”. Dal punto di vista grafico, quindi, non sembrano esserci dubbi: la recensione sarebbe finta. Infine, chiude Biagiarelli, la recensione è “pericolosamente simile a un'altra, scovata da Valentina Dirindin su Dissapore, che a suo tempo destò le stesse reazioni. Insomma, siamo sicuri che questo screenshot sia autentico?”.
Il servizio del Tg3
Dopo i post della coppia Lucarelli-Biagiarelli, anche il Tg3 si interessò al caso. L’inviato Jari Pilati, infatti, andò a intervistare direttamente Giovanna Pedretti. Nel servizio la donna appariva incerta nelle risposte. “Il messaggio era bellissimo, il problema è che il presupposto era falso”, dice Pilati. “Questo mi dispiace, non so che cosa dirti”, le parole della donna. Il caso, ormai, era esploso. “Non vorrei essere caduta in un tranello, in una trappola”, dice ancora Pedretti.
La morte e le polemiche
Il 14 gennaio i carabinieri hanno ritrovato il cadavere di Giovanna Pedretti nel fiume Lambro. Immediatamente, sia Lucarelli che il compagno sono stati accusati di aver spinto la donna a compiere il suicidio. In realtà, le cause della morte devono ancora essere accertate. Ma i commenti non attendono mai la fine delle indagini. Matteo Salvini è uno dei primi a schierarsi: “Notizia sconvolgente. Una commossa preghiera per Giovanna e un pensiero affettuoso ai suoi cari. Davvero una (presunta) recensione falsa meritava una polemica nazionale così avvelenata, su social e tg?”. Selvaggia Lucarelli, invece, si affida a una storia su Instagram per la difesa, che comincia con un contrattacco rivolto alla stampa italiana, colpevole di andare dietro a notizie senza verificarle e si chiude così: “Qualcuno si prende la briga di fare debunking. Qualcuno dice che la notizia che è in home su tutti i giornali è falsa. Normale amministrazione ormai. Purtroppo. La signora viene trovata morta”. Un sillogismo un po’ macabro che non ha fatto che alimentare le polemiche. Sul profilo “X” di Lucarelli, infatti, leggiamo molti commenti negativi: “Questo dovrebbe essere il momento dell'“eterno riposo” in rispetto di chi non c'è più. Ma tu proprio non riesci a trattenerti”, “Ma neanche di fronte alla morte? Ma neanche una parola di pietà?” o “la finta giornalista Selvaggia Lucarelli deve raccattare click/like quindi, altro che silenzio…”.
Ripetiamo: ancora non è chiara la dinamica della morte di Giovanna Pedretti. Non si può, quindi, stabilire un nesso tra l’indagine di Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli e il ritrovamento del corpo. Oggi, comunque, Lucarelli ha proseguito nella sua battaglia, paragonando la sua azione di debunking a quella fatta già l’anno scorso, quando venne smontata la storia della finta bidella pendolare poi travolta da una shitstorm: “Nessuno si pone mai il problema a monte e cioè che scrivere cose non vere può essere pericoloso, poi accade una tragedia (in cui nessuno ovviamente pensa che contino anche il contesto, la vita, i pregressi) ed è colpa di chi ristabilisce la verità”. Insomma, resta il dubbio che avevamo espresso in apertura: la ricerca della verità vale sempre, indipendentemente dalla gravità della menzogna, oppure va applicato un principio di proporzionalità nelle indagini giornalistiche? Il messaggio di Giovanna Pedretti era positivo, dicono alcuni. Ha usato un argomento sensibile per marketing, dicono gli altri. Resta il fatto che adesso la donna è stata trovata tra le acque di un fiume. Indipendentemente dalle ragioni della morte, non possiamo fare a meno di pensare che questa storia fin dall’inizio avesse in sé qualcosa di sbagliato.